Search
Uncategorized
Mar 11, 2024

L’articolo di Limes sui nuovi vertici dell’Organizzazione mondiale del commercio. Roberto Carvalho de Azevêdo, brasiliano, 55 anni, è il nuovo direttore generale dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) per i prossimi 4 anni. Succederà al francese Pascal Lamy, il cui mandato finisce il primo settembre. Al termine di una corsa elettorale durata alcuni mesi, Azevêdo ha conquistato il consenso della maggioranza dei 157 membri dell’organizzazione, superando nell’ultima consultazione il candidato messicano Herminio Blanco Mendoza [il meccanismo di scelta è descritto qui].  

Anche se non è stata particolarmente aspra e se il suo esito non cambierà i destini dell’umanità (leggi sotto), l’elezione del nuovo direttore generale del Wto è stata una battaglia diplomatica. Come ogni battaglia, lascia sul campo vincitori e vinti. Tra i vincitori spicca naturalmente il Brasile: dopo José Graziano da Silva (statunitense di nascita ma brasiliano di nazionalità) a capo della Fao, il gigante latinoamericano piazza un altro dei suoi uomini al vertice di una delle principali organizzazioni internazionali. La vittoria di Azevêdo è in parte frutto della politica estera portata avanti da Dilma Rousseff e dal suo predecessore alla presidenza del Brasile: nei suoi due mandati, Lula ha rilanciato il suo paese sullo scenario internazionale, andando oltre l’America Latina per rinsaldare (o forgiare ex novo) legami con Stati dell’Asia e dell’Africa. Dilma, pur essendo meno interessata a fare politica estera, ha proseguito su questa strada, assicurando ad Azevêdo il sostegno dei paesi africani nel corso di un recente summit intercontinentale. La vittoria del candidato brasiliano è la vittoria dei paesi in via di sviluppo, Brics compresi – per quanto sia bizzarro includere la Cina, seconda economia mondiale in questa categoria; ma insomma, Pechino ci tiene. Azevêdo è stato rappresentante permanente del Brasile al Wto dal 2008 e in questi anni ha attaccato il protezionismo agricolo di Stati Uniti ed Europa, ha appoggiato quello industriale adottato da Dilma a favore del settore secondario brasiliano e ha vagamente condannato la guerra delle monete. In questi anni il Brasile ha vinto due importanti dispute contro gli Usa – sui sussidi eccessivi di Washington al cotone e sulle tasse anti-dumping applicate dagli Stati Uniti sui succhi d’arancia brasiliani – e una contro l’Ue, responsabile di sussidiare eccessivamente il suo zucchero. viaVincitori e vinti della battaglia del Wto – rivista italiana di geopolitica – Limes.

Uncategorized
Mar 11, 2024

Un articolo di Sbilanciamoci, su come rispondere alla crisi, creare lavoro e rispettare l’ambiente. Un innovativo programma di investimenti per sviluppare le nuove tecnologie offrirebbe il doppio dividendo di rilanciare l’occupazione, e difendere l’ambiente e la qualità della vita L’Europa deve ripartire. E per farlo deve mutare il suo modello di sviluppo riportando al centro il lavoro, i beni comuni e l’ambiente. Difatti, che senso avrebbe parlare di riavvio dello sviluppo economico se questo non si coniuga con la qualità ambientale, con quella sociale, con l’occupazione e la sostenibilità? L‘economia verde è senz’altro uno dei cardini intorno al quale poter costruire questa nuova traiettoria dello sviluppo capace di modificare il modo di produrre e consumare, e di ridurre l’impatto ambientale derivante dal consumo delle risorse naturali e dal rilascio di inquinanti. Tuttavia, quando si parla di economia verde, specialmente in Italia, lo sguardo è orientato al solo futuro. E questo è un grave errore perché i nuovi settori verdi rappresentano già ora una notevole opportunità di crescita e di riconversione industriale. Perciò, una politica ambientale e dell’energia che sostenga un innovativo programma di investimenti per favorire le nuove tecnologie, le competenze e l’occupazione in questi comparti, offrirebbe il doppio “dividendo” di rilanciare la crescita e di difendere l’ambiente e la qualità della vita. Le energie rinnovabili e l’efficienza energetica (risparmio di energia per unità di prodotto) sono i due pilastri dell’economia verde. Ad essi si ricollegano tutti i temi dello sviluppo sostenibile. È quindi utile partire da qui. Ma cosa dicono i dati? La rivista Valori www.valori.it/ambiente ha di recente curato un dossier sull’impatto della rivoluzione verde. viaRivoluzione verde per uno sviluppo sostenibile / italie / Sezioni / Home – Sbilanciamoci.

Uncategorized
Uncategorized
Mar 11, 2024

Pasto Buono è un’iniziativa semplice e attivabile subito, in tutta Italia, tutti i giorni e per associarsi basta seguire le indicazioni che sono sul sito http://www.pastobuono.it/

Possono aderire ristoranti, bar, gastronomie, mense aziendali o scolastiche, supermercati e mercati. Non ha costi, né per chi dà, né per chi riceve. L’adesione, inoltre, consente agli esercenti di usufruire dei vantaggi fiscali connessi alle donazioni. A rendere riconoscibili gli esercizi aderenti al progetto è una vetrofania affissa sulla propria vetrina che dice “In questo esercizio doniamo ogni sera il cibo invenduto alle persone bisognose. È la cosa buona da fare”. Ma ancora molto si deve fare in materia di legislazione. Oggi donare il cibo è particolarmente oneroso per un ristoratore. Le leggi prevedono che il cibo cotto, prima di essere donato, venga trattato con un abbattitore di temperature e ci sono rigide restrizione sui mezzi di trasporto per la distribuzione.Si potrebbe dire che, paradossalmente, per un ristoratore è più conveniente buttare il cibo nella spazzatura che donarlo. “Riteniamo necessaria la creazione di una nuova legge che consenta una maggiore tutela di chi il cibo non lo ha. Poiché ad oggi non è così”, conclude Fogliani. viaPasto Buono,  il cibo invenduto nel piatto di chi ha bisogno di aiuto – Repubblica.it.

Uncategorized
Mar 11, 2024

L’8 maggio scorso un articolo pubblicato sul’Avvenire, a firma Domenico Marino, titolava “Ripresi gli sbarchi – Meta :la Calabria”, con il sottotitolo “I barconi evitano l’isola di Lampedusa”. Cinque giorni dopo Maroni, ex ministro dell’Interno, su La Repubblica, parla di messaggi preoccupanti della Kyenge e aggiunge che “..sarà un caso ma a Lampedusa sono già ripresi gli sbarchi”. Senza alcuno spirito polemico, ma soltanto per una corretta informazione, vorrei ricordare che, in realtà, gli sbarchi, anche nel 2013, non si sono mai interrotti ( 56 dall’inizio dell’anno sino al 21 aprile) e Lampedusa, anche in questi primi mesi, è stato l’approdo per ben 1.868 migranti sul totale di 3.216 sbarcati sulle nostre coste. Libia, Grecia, Egitto e Tunisia sono state le nazioni di partenza della gran parte dei migranti. La Puglia ha registrato, in questi primi mesi, un incremento (485) rispetto allo stesso periodo del 2012 (341), la Calabria un decremento (223) sempre rispetto al 2012. A fine anno si vedrà quale sarà stato il reale andamento. Qui preme soltanto cercare di capire se lo straordinario e onerosissimo impegno che sta sopportando il nostro paese e l’UE (con l’agenzia Frontex) in termini di risorse umane, spese nelle forniture di materiali e mezzi, di assistenza tecnica, di corsi di addestramento ecc..ad alcuni paesi africani, in particolare a Libia e Tunisia, abbia un riscontro reale nel “controllo” della frontiera sud dell’Unione Europea. viaMigrazioni: numeri e spese di un sistema di controllo inutile / Notizie / Home – Unimondo.

Uncategorized
Mar 11, 2024

Le richieste delle associazioni ad ENI:

Nell’ambito delle attività di azionariato critico condotte nei confronti dell’azienda petrolifera italiana ENI, alcune associazioni della società civile sono intervenute lo scorso 10 maggio a Roma all’Assemblea generale degli azionisti portando le rispettive preoccupazioni e raccomandazioni. La direttrice generale di Amnesty International Italia, Carlotta Sami, intervenuta in merito ai casi d’impatto delle attività petrolifere sull’ambiente e i diritti umani della popolazione del delta del fiume Niger, in Nigeria, ha dichiarato di essere “ancora molto preoccupata per la policy dell’azienda italiana”. L’inquinamento causato dalle aziende petrolifere presenti sul territorio nigeriano tra cui Shell, Total e la stessa Eni “ha contaminato il suolo, l’acqua e l’aria del delta del Niger contribuendo alla violazione del diritto alla salute e a un ambiente sano, del diritto a condizioni di vita dignitose, inclusi il diritto al cibo e all’acqua, nonché a quello di guadagnarsi da vivere attraverso il lavoro” ha fatto presente la Sami. viaENI vs SOCIETÀ CIVILE (inquinamento, corruzione, super stipendi…) / Notizie / Home – Unimondo.

1 4 5 6 138