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  • Mar 11, 2024
  • 3 minutes

Nel centro di Tirana, a pochi metri dal palazzo del Primo Ministro c’è uno spazio verde che ha ospitato per  una settimana un presidio permanente di circa 200 minatori.
Vengono tutti dalla miniera di Bulquiza,  la principale dell’Albania, dove lavorano oltre 700 persone che spingendosi fino a 800 metri sotto terra estraggono il cromo, un minerale la cui esportazione costituisce una voce importante della ricchezza del paese.
Le ragioni della protesta iniziata a Bulquiza ormai 3 settimane fa, ed in seguito approdata nella capitale, sono semplici: richiesta di salari in linea con quelli del comparto, mantenimento degli impegni presi al termine di una vertenza precedente in tema di sicurezza, adeguata politica di investimenti sulle strutture  (risalenti ai tempi del regime comunista) che ne garantiscano la produttività nel tempo.
La storia della miniera di Bulqiza è una storia iniziata oltre 60 anni fa, quando furono trovati i primi giacimenti di cromo e ne fu avviato lo sfruttamento. Giacimenti che si rilevarono così ricchi da far sì che negli anni 80 l’Albania risultava essere il terzo paese esportatore di cromo al mondo anche grazie ai depositi di Bulquiza.
E tuttavia le varie proprietà succedutesi nel tempo non hanno mai avuto troppo a cuore la sicurezza dei minatori, tanto che la sequenza di morti sul lavoro è impressionante, né hanno pensato ad investire sulle infrastrutture necessarie a mantenere l’impianto funzionale, condizione indispensabile per migliorare le condizioni di lavoro e garantire continuità di produzione.
E poi le condizioni economiche: i minatori di Bulquiza percepiscono salari mediamente inferiori del 30%  rispetto a quelli dei minatori impegnati in altre miniere del paese.
In un sistema di relazioni industriali moderno ed europeo, di fronte all’ insoddisfazione dei lavoratori ed a così gravi carenze, i responsabili della proprietà chiamerebbero i rappresentanti dei lavoratori per confrontarsi attorno ad un tavolo ed arrivare ad un accordo. E l’ALBANIAN CHROME Sh.p.k., società proprietaria della miniera, è una sussidiaria della DCM DECOmetal GmbH, una società austriaca che dovrebbe avere dimestichezza con l’argomento.
In un sistema di relazioni industriali moderno ed europeo, inoltre, i ministeri competenti  farebbero il possibile per favorire una composizione pacifica della vertenza. Non è il caso dell’Albania, nonostante il paese abbia chiesto ormai da tempo di entrare nell’Unione Europea ed abbia ratificato le principali Convenzioni dell’OIL – l’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui diritti dei lavoratori.
Oggi i minatori di Bulqiza vivono giorno e notte all’aperto, a due passi dal Primo Ministro, sostenuti nella loro rivendicazione dalla KSSH – la Confederazione dei Sindacati d’Albania, con cui la CISL intrattiene rapporti di cooperazione internazionale da circa 10 anni. E proprio per dar forza alla protesta e testimoniare vicinanza ai minatori, due rappresentanti della CISL Marche hanno condiviso per quattro giorni la loro lotta a Tirana. Ma il tempo passa e nulla di rilevante accade al punto che i minatori hanno deciso – se non otterranno risultati significativi nei prossimi giorni – di scendere in miniera a 800 metri sotto la terra per dar vita ad uno sciopero della fame sino all’accoglimento delle loro richieste.
La CISL sostiene la lotta dei minatori di Bulqiza e si adopererà presso le sedi competenti europee per una positiva soluzione della vertenza.
Venerdì si è svolto un incontro con una rappresentante dell’Unione Europea, che ha garantito il necessario appoggio. I minatori hanno deciso di abbandonare il presidio a Tirana e tornare a Bulqiza ed occupare la miniera, impedendo l’accesso.
Se necessario, i minatori sono pronti ad iniziare lo sciopero della fame.

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Il Portale del lavoro dignitoso è un’iniziativa promossa e realizzata dall’Ufficio ILO per l’Italia e S. Marino. L’Agenda del lavoro dignitoso, lanciata dall’ILO nel 1999, pone al centro le aspirazioni delle persone riguardo la propria vita lavorativa che si concretizzano attraverso la possibilità di conseguire un lavoro produttivo e giustamente remunerato, una sicurezza sul luogo di lavoro estesa ad ogni forma di protezione sociale, migliori prospettive di realizzazione personale e di integrazione sociale e la libertà di esprimere le proprie rivendicazioni organizzandosi e partecipando alle decisioni che riguardano il proprio futuro. Il lavoro dignitoso si esprime attraverso i suoi quattro obiettivi strategici: promozione dell’occupazione; protezione sociale; dialogo sociale e tripartitismo; principi e diritti fondamentali nel lavoro. Questi obiettivi sono inseparabili, interconnessi e il mancato raggiungimento di uno di essi pregiudicherà la realizzazione degli altri. La parità di genere e la non discriminazione vanno considerati come tematiche di fondo per il conseguimento degli obiettivi. Con l’adozione della Dichiarazione dell’ILO sulla giustizia sociale per una globalizzazione giusta nel 2008, il concetto di lavoro dignitoso è stato istituzionalizzato. Questo solenne documento costituisce il più importante atto di evoluzione dell’ILO dai tempi della Dichiarazione di Filadelfia confermando sempre di più la validità della visione e del mandato dell’Organizzazione nell’era della globalizzazione. La nuova Dichiarazione costituisce un punto di riferimento fondamentale per la promozione di una globalizzazione giusta fondata sul lavoro dignitoso ed anche uno strumento prezioso per accelerare il processo di realizzazione dell’Agenda del lavoro dignitoso a livello nazionale. “Lavorando insieme a tutti coloro che condividono le aspirazioni espresse nella Dichiarazione, potremo creare un’effettiva convergenza tra le politiche nazionali e internazionali che conduca ad una globalizzazione giusta e ad un maggiore accesso al lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini nel mondo. Tutti noi possiamo unire i nostri sforzi affinché ciò divenga realtà e lavorare per un maggiore rispetto della dignità umana e per la prosperità globale, al fine di rispondere ai bisogni e alle speranze delle persone, delle famiglie e delle comunità del mondo intero.” Juan Somavia , Direttore Generale dell’ILO

Perché un Portale italiano del lavoro dignitoso?

Partendo da questo invito del Direttore Generale dell’ILO e stimolati dal sempre crescente riconoscimento da parte della comunità internazionale, l’obiettivo del portale è promuovere e diffondere una maggiore conoscenza dell’Agenda del lavoro dignitoso che richiederà sempre di più un approccio partecipativo. Grazie al BLOG del portale, le organizzazioni non governative (ONG), associazioni, fondazioni e università ed ogni altra entità sociale e culturale che opera in Italia ma anche nei Paesi in Via di Sviluppo, potranno esprimere il loro punto di vista e condividere le loro esperienze. In questo percorso, assumerà un’importanza cruciale la collaborazione costante dei costituenti dell’ILO, in quanto principali interlocutori e protagonisti dell’azione dell’Organizzazione sia a livello internazionale che nazionale. Il rafforzamento del dialogo con e tra i costituenti dell’ILO darà vita alla piattaforma del FORUM, un sistema di comunicazione immediato e di facile accesso che vuole garantire ai costituenti italiani un confronto tripartito a tutto campo attraverso lo scambio continuo, rapido e diretto di informazioni, opinioni ed esperienze. http://www.lavorodignitoso.org
  • 11 Marzo 2024
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Per la Giornata Mondiale per il lavoro dignitoso, nel corso di un evento internazionale organizzato dalla Friedrich Ebert Stiftung (FES) e l’organizzazione giovanile della Confederazione tedesca dei sindacati  (DGB Jugend) di Berlino, più di 70 giovani sindacalisti di tutto il mondo stanno discutendo su come promuovere un lavoro dignitoso per i giovani, ora che la crisi economica e finanziaria sta crescendo nella sua seconda ondata. La situazione per i giovani lavoratori sta peggiorando. I lavori non sono più una garanzia per il sostentamento delle generazioni future. Il lavoro precario è diventata una realtà per un gran numero di giovani lavoratori, che non permette loro di vivere con dignità. Nuove forme di sfruttamento sono la realtà quotidiana dei giovani lavoratori, che in ultima analisi, non hanno nient’altro che esperienze di lavoro part-time, telelavoro, lavoro interinale, ecc. Più di 150 milioni di giovani dei paesi in via di sviluppo sono considerati come lavoratori poveri. Dal momento che la crisi economica e finanziaria è iniziata, i tassi di disoccupazione globali sono aumentati di oltre 20 milioni di persone. I giovani sono stati tra i primi a sperimentare gli effetti della crisi. Di solito sono i primi ad essere licenziati dalle imprese, in quanto sono i lavoratori con meno anzianità. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre 80 milioni di giovani sono disoccupati. “Milioni di giovani sono senza lavoro e molti altri sono intrappolati in  lavori breve termine, a bassa retribuzione, o nell’economia informale. Un’intera generazione di giovani è lasciata indietro, e le conseguenze per la società saranno durissime. I governi devono agire con urgenza per ottenere la creazione di posti di lavoro, mantenendo lo stimolo economico necessario piuttosto che dalla diminuzione della spesa pubblica “, ha detto il segretario generale della CIS Sharan Burrow. Durante la riunione di due giorni’, i giovani sindacalisti stanno esplorando come mobilitare e dare voce al loro interesse per le questioni globali come l’occupazione giovanile, lo sviluppo sostenibile, il commercio e il rinnovamento dei sindacati. I giovani rappresentanti sindacali a Berlino stanno spingendo i governi a prendere tutte le misure necessarie per migliorare l’accesso dei giovani al lavoro dignitoso e all”istruzione di qualità e alla formazione. Fonte: ITUC

  • 11 Marzo 2024
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