• Mar 11, 2024
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Segnaliamo da ilPost
Nonostante la notizia non si veda mai nelle prime pagine dei giornali (e nemmeno nelle seconde, nelle terze o nelle ventesime), le alluvioni di due mesi fa in Pakistan sono state uno dei disastri più gravi successi nella storia recente del nostro pianeta, e le loro conseguenze sono ancora drammaticamente in corso.
Tra vittime, feriti e sfollati sono circa 20 milioni le persone che sono state in qualche modo colpite dalle alluvioni (circa il 12 per cento della popolazione), in un paese già martoriato dalla presenza dei talebani e dai conseguenti attacchi di NATO e Stati Uniti. Se spesso i numeri servono a poco per comprendere situazioni così straordinarie, le immagini pubblicate dal NASA Earth Observatory riescono con un solo colpo d’occhio a dare l’impressione del disastro.
Questa prima fotografia satellitare è dell’11 ottobre 2009, quando la situazione era ancora normale.

Questa, invece, la situazione un anno dopo, il 12 ottobre 2010, a due mesi dall’alluvione. Le acque del fiume Indo — una striscia sottile nell’est del paese — si sono riversate su buona parte del territorio a ovest. Da notare la grandezza del lago Manchhar, raddoppiato, e la mancanza di vegetazione nella valle del fiume Indo rispetto alla fotografia di un anno fa.

La fotografia sotto ritrae il Pakistan l’11 agosto 2010, durante il momento critico delle alluvioni, quando le acque coprivano effettivamente quasi tutta la regione.

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(clicca per ingrandire la mappa)

Gli ultimi dati del governo indicano che il numero di persone direttamente colpite dall’alluvione sono 17,2 milioni, su un’area che si estende dal confine cinese fino alla foce del fiume Indo. Il bilancio delle vittime è salito leggermente a 1.542, con 2.327 feriti accertati. Un totale di 1,2 milioni di case sono state danneggiati o distrutti (tutte le cifre provengono dalle autorità provinciali e nazionali di gestione dell’emergenza).

Altre città e villaggi nel distretto di Qamber Shahdadkot nel Sindh sono stati inondati il 24 agosto. Le immagini satellitari del 23 agosto hanno mostrato le acque alluvionali crescente avanzare entro 1,3 km dalla città di Shahdadkot, che continua ad essere sotto diretta minaccia di inondazioni. Un gran numero di persone sono ancora bloccate dalle acque nei distretti di Jaffarabad e Nasirabad nel Balochistan, dove le operazioni di soccorso sono in corso. Le autorità di Jaffarabad hanno annunciato che il bilancio delle vittime nel distretto è salito a 50.

L’onda di piena continua a passare attraverso lo sbarramento di Kotri nel sud del Sindh, e diverse zone di bassa altitudine dei distretti di Hyderabad, Jamshoro, Dadu e Thatta hanno segnalato di essere sotto l’acqua. Esodi su larga scala hanno avuto luogo da queste zone verso posti più sicuri, fra cui Karachi. Il Dipartimento Meteorologico ha riferito il 25 agosto che il livello delle acque a Kotri resterebbe “eccezionalmente elevato” per le prossime 24 ore, con ulteriori inondazioni previste nelle aree circostanti. Con una stima di 800.000 persone in Sindh ora nei campi di soccorso e in insediamenti spontanei, le autorità provinciali hanno chiesto sostegno all’UNHCR attivando il coordinamento e la gestione dei campi. Continua la lettura sul sito di ISCOS

  • 11 Marzo 2024
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segnaliamo da Fortress Europe La foto è di Ainara Makalilo. Su Rebelion potete vedere gli altri suoi scatti e leggere la preziosa analisi di Alma Allende, in spagnolo. L’ha scattata martedì nella piazza della kasbah di Tunisi, dove da ormai cinque giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro, i giovani delle regioni più povere del paese presidiano la sede del governo per chiedere le dimissioni degli uomini vicini al regime del deposto di Ben Ali, supportati da scioperi e manifestazioni in tutto il paese. Nella foto si vede un manifesto appeso al muro della sede del primo ministro, su cui c’è scritto in italiano: “No voi andare Italia in barca“. È un messaggio per la nostra ipocrita Europa, che ama riempirsi la bocca di retorica sui diritti umani, ma che per 23 anni ha appoggiato uno stato di polizia che ha represso ogni forma di libertà in questo paese, in nome della lotta al terrorismo. I ragazzi oggi in piazza sono gli stessi che fino all’anno scorso prendevano il largo per Lampedusa. Ed è lo stesso il loro coraggio. Quello di chi rischia la vita in mare o sfida i fucili dei cecchini del regime nelle proteste di piazza con uno stesso rivoluzionario obiettivo: cambiare il proprio destino. Un concetto che evidentemente sfugge a un reazionario come il vicesindaco di Milano, che nelle rivolte del sud del Mediterraneo legge soltanto il pericolo di un’invasione di ladri e accattoni. […] Continua a leggere su Fortress Europe

  • 11 Marzo 2024
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