Sabato sera, 6 novembre, ci siamo visti per la cena per raccogliere fondi per il Pakistan. Hanno partecipato 250 persone, nel salone della Croce Verde di Porto Sant’Elpidio.
La serata è stata realizzata grazie a tantissimi volontari: i centri sociali di Porto Sant’Elpidio, la Croce Verde, l’Anolf, l’Iscos Marche, gli scout di Jesi 2 e di Porto Sant’Elpidio.
Numerose anche le autorità presenti: dagli ufficiali del Consolato Pakistano guidati da Shabaz Khokhr, al Sindaco di Porto Sant’Elpidio con gli assessori, al segretario della Cisl Marche Stefano Mastrovincenzo, al Presidente dell’Anolf Pasquale Antonelli.
La parte artistica della serata è stata realizzata dalle ballerine della compagnia Danze Orientali “Veli della Luna” e da Kevin.
L’intera organizzazione è stata seguita da Adan Farhaji, rappresentante della comunità Pakistana nelle Marche, e membro regionale della presidenza dell’Anolf.
I fondi raccolti saranno utilizzati per la campagna di Iscos Marche in Pakistan (qui maggiori informazioni)
E qui le foto della serata
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segnaliamo da Fortress Europe
La foto è di Ainara Makalilo. Su Rebelion potete vedere gli altri suoi scatti e leggere la preziosa analisi di Alma Allende, in spagnolo. L’ha scattata martedì nella piazza della kasbah di Tunisi, dove da ormai cinque giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro, i giovani delle regioni più povere del paese presidiano la sede del governo per chiedere le dimissioni degli uomini vicini al regime del deposto di Ben Ali, supportati da scioperi e manifestazioni in tutto il paese.
Nella foto si vede un manifesto appeso al muro della sede del primo ministro, su cui c’è scritto in italiano: “No voi andare Italia in barca“. È un messaggio per la nostra ipocrita Europa, che ama riempirsi la bocca di retorica sui diritti umani, ma che per 23 anni ha appoggiato uno stato di polizia che ha represso ogni forma di libertà in questo paese, in nome della lotta al terrorismo. I ragazzi oggi in piazza sono gli stessi che fino all’anno scorso prendevano il largo per Lampedusa. Ed è lo stesso il loro coraggio. Quello di chi rischia la vita in mare o sfida i fucili dei cecchini del regime nelle proteste di piazza con uno stesso rivoluzionario obiettivo: cambiare il proprio destino. Un concetto che evidentemente sfugge a un reazionario come il vicesindaco di Milano, che nelle rivolte del sud del Mediterraneo legge soltanto il pericolo di un’invasione di ladri e accattoni.
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