Pubblichiamo la prima di quattro interviste di Matteo Finco e Alessandro Andrenacci sul tema della mobilità umana e giustizia globale.
La Summer School “Mobilità Umana e Giustizia Globale: Confini”, organizzata dall’Università Cattolica di Milano a Loreto dal 24 al 31 luglio presso la Casa di Accoglienza dei Missionari Scalabriniani, ha voluto approfondire il fenomeno delle migrazioni internazionali all’interno di una riflessione più ampia, che rinvia alla questione della giustizia globale. In questa sua prima edizione dedicata ai CONFINI, attraverso l’intervento di un nutrito gruppo di studiosi ed esperti, si sono proposte molteplici riflessioni che scaturiscono dai diversi sguardi disciplinari e prendono le distanze dalle consuete letture strumentalizzate. E’ intervenuto al riguardo il Segretario CISL Marche Stefano Mastrovincenzo, che ha presentato il progetto, promosso dall’ISCOS Marche, sul rafforzamento dei sindacati albanesi e della loro azione.
Alla luce del progetto presentato per l’Albania, perchè un sindacato dei lavoratori sceglie di impegnarsi nella cooperazione e nello sviluppo?
La questione della “civiltà internazionale” è fondante nello Statuto della CISL, anche se non tutte le strutture sindacali si occupano di cooperazione e sviluppo. L’ISCOS nazionale è attiva su questo versante, ma non è presente in tutte le regioni. In un incontro passato Lula ci ha ringraziato perché negli anni ’70/’80 per lui e altri sindacalisti brasiliani è stata importante la formazione nel nostro centro studi di Firenze attraverso uno dei nostri vecchi progetti. Da sempre portiamo avanti delle battaglie, ad esempio la Campagna in Birmania sulla giustizia sociale dove è molto difficile la cooperazione con il sindacato locale.
Il tema della Summe School è “I Confini”. Quali sono secondo te i confini da dover abbattere e in che modo nei paesi in via di sviluppo come nel caso dell’Albania?
Il confine nel caso dell’ Albania è la storia, come emerso anche dal racconto dei colleghi che hanno vissuto la realtà quotidiana albanese. Loro hanno subito una dittatura devastante di cui ancora oggi pagano le conseguenze: in passato il sindacato di stato gestiva degli alberghi di proprietà del regime per dare la possibilità di fare vacanze a basso costo; con la caduta della dittatura i palazzi sono rimasti in mano ai sindacati. Ora però il governo glieli espropria, alcuni sono favorevoli ed altri meno a questa maggiore libertà del sindacato. Quindi è chiaro che ancora bisogna superare un blocco culturale generato da 20 anni di dittatura. Inoltre bisognerebbe favorire i flussi migratori in entrata e non solo gli imprenditori che delocalizzano cercando il lavoro manuale a basso costo. Molto attive nel territorio sono anche delle attività missionarie e altre associazioni presenti.
Cosa ritenete di dover trasferire riguardo alle pratiche sindacali?
Il radicamento nel territorio, la cultura di andare a cercare i lavoratori, in questo modo piano piano il progetto ha portato all’apertura di qualche sede e nucleo sindacale con la conseguente formazione di personale. Sono molto importanti in tal senso questi progetti: da un’iniziale fase di ricerca riguardo all’organizzazione migliore da scegliere, uno dei sindacati è riuscito ad arrivare alla scrittura di un nuovo statuto e di un’organizzazione interna, ma tutto avviene con difficoltà.
E’ chiaro che a livello di diritti sociali l’immigrato è uno degli attori meno tutelati anche se in qualche modo rappresentati. Un’altra categoria debole è quella dei giovani, cosa fa la CISL Marche per cercare di tutelarli?
I tentativi che si sono fatti con tutte le complessità del caso sono:
1- tentare di inserire all’interno della contrattazione con le istituzioni misure mirate ai giovani. Ad esempio quest’anno, come l’anno scorso, sono stati stanziati 20 milioni di euro in misure aggiuntive a sostegno degli ammortizzatori sociali; quelle destinate ai giovani riguardano la stabilizzazione dei contratti a termine e l’assegnazione di 100 borse di studio per giovani laureati in particolare su settori innovativi. Sono arrivate 560 domande e speriamo di aumentare le risorse per poter far fronte al maggior numero possibile di richieste; è chiaro che questo è solo un piccolo aiuto che diamo ai giovani. A dir la verità potevamo concentrare questi aiuti sui bisogni dei nostri iscritti invece, coscienti delle grandi difficoltà dei giovani, abbiamo pensato a queste misure che, se pur non risolutive, indicano una certa sensibilità da parte della CISL. Il vero nostro problema è che non c’è nessun contatto con loro in grado di metterli a conoscenza su ciò che fa il sindacato. Non ce l’ho con i giovani, si dovrebbe cercare il modo di informarli sulle nostre proposte.
2- il tentativo di strutturare meglio alcuni servizi già presenti ma di cui pochi sono a conoscenza: lo IAL, ente di formazione professionale, propone corsi ed è presente in tutto il territorio, inoltre c’è una serie di sportelli con personale altamente qualificato, anche troppo forse, che non riusciamo ad inserire in una logica di rete; ad Ancona incontriamo nelle scuole circa 800-1000 ragazzi.
Il problema vero riguardo a chi partecipa ad un nostro corso professionale, o a chi incontriamo agli sportelli è che non sanno che dietro a tutto ciò c’è la CISL quindi di conseguenza con sentono la nostra vicinanza; con le scuole non riusciamo a mantenere un rapporto duraturo con i ragazzi che incontriamo; sicuramente, da parte nostra si potrebbe investire di più e avere maggiori attenzioni.