Il 7 aprile 2019 sarà trascorso un anno dall’incarcerazione dell’ex-presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva.
In coincidenza con tale data il Comitato nazionale e il Comitato internazionale Lula Livre promuovono iniziative per chiedere la liberazione di Lula. In Italia l’iniziativa è anticipata il 4 aprile 2019 a Roma, alle ore 18.00 presso la sede della CGIL nazionale.
Di seguito riportiamo un promemoria della vicenda giuridica e giudiziaria che ha portato all’arresto di Lula, testo distribuito il 16 marzo in un incontro indetto a San Paolo per promuovere la moltiplicazione dei Comitati Lula Livre (traduzione di Teresa Isenburg).
Libero, Lula sarebbe stato di nuovo eletto presidente (a ottobre 2018). I suoi nemici hanno montato una farsa giudiziaria per arrestarlo. Quanto più numerosi sono i processi, maggiore è l’impressione che “dove c’è fumo, c’è fuoco”.
Quanti processi sono stati interamente conclusi?
Nessuno. Il più avanzato si riferisce a un appartamento a Guarujá, in seconda istanza. Poi viene il processo relativo al cascinale ad Atibaia, la cui sentenza di primo grado è stata pronunciata il 6 febbraio 2019.
Se nessun processo giudiziario è stato concluso, Lula non dovrebbe essere libero?
Secondo la Costituzione (brasiliana del 1988) Lula dovrebbe potere rispondere alla giustizia in libertà.
Dal momento che la sua incarcerazione è politica, sono state create regole speciali per mantenerlo in carcere. Anche il Supremo Tribunale Federale/STF, contraddicendo decisioni precedenti, ha rifiutato l’habeas corpus/libertà personale che impedirebbe l’incarcerazione.
Ma perché Lula è stato condannato in seconda istanza?
Perché i giudici di seconda istanza del 4° Tribunale Regionale Federale hanno accettato la sentenza scritta da un giudice di prima istanza, anche se essa non presentava nessuna prova contro Lula. Lula è stato condannato per “atti indeterminati”: non è mai stato provato che l’ex presidente avesse mai favorito qualche impresa in affari con la Petrobras.
Quale era il giudice di prima istanza?
Sérgio Moro, attuale ministro della giustizia di Bolsonaro, il principale avvantaggiato dalla prigione di Lula. Bolsonaro ha vinto le elezioni solo perché a Lula fu impedito di partecipare. E a Lula è stato impedito di partecipare alle elezioni grazie a Moro, che è diventato ministro di Bolsonaro.
Se Lula abita a San Paolo (per supposte situazioni di Guarujá che si trova nello Stato di San Paolo) per quale motivo egli è giudicato da un giudice dello Stato di Paraná?
Per un’altra frode del processo. Moro era responsabile di giudicare i processi concernenti la Petrobras. Il Ministero Pubblico ha inventato un collegamento fra le procedure giudiziarie contro Lula e le accuse concernenti la Petrobras affinché Moro giudicasse l’ex presidente.
Questo collegamento esisteva o non esisteva?
Non esisteva e non è mai esistito. Chi conferma ciò è lo stesso Moro. Nella sentenza di condanna di Lula ha scritto: “Questo giudizio mai ha affermato, nella sentenza o in alcun luogo, che i valori utilizzati dalla costruttrice nei contratti con la Petrobras siano stati utilizzati per pagamento di vantaggio indebito all’ex presidente”.
Ma se lo stesso Moro ha riconosciuto che l’accusa contro Lula non coinvolgeva la Petrobras, non avrebbe dovuto trasferire il caso ad altro giudice?
Avrebbe dovuto. Se lo avesse fatto, la condanna non esisterebbe o almeno avrebbe richiesto più tempo per essere emessa. Ma loro dovevano condannare Lula rapidamente per impedire la sua candidatura nelle elezioni del 2018. Come di fatto è accaduto.
Lula ha mai ricevuto l’appartamento di Guarujá?
No. Lula non è mai stato proprietario di alcun appartamento a Guarujá. Non ha mai dormito neanche una notte in quell’appartamento.
Ma Moro ha affermato che l’appartamento era stato ristrutturato perché Lula potesse abitarci, vero?
Lo ha affermato. Un’altra manovra per condannarlo. L’equipe giornalistica della televisione UOL ha filmato l’appartamento, durante l’occupazione del MTST/Movimento dos Trabalhadores sem Teto, e ha mostrato che era una farsa inventata per pregiudicare Lula. Per questo Moro ha negato alla difesa il
diritto di produrre prove che confermavano la inesistenza della cosiddetta “ristrutturazione”.
Insomma, di chi è l’appartamento?
Secondo la documentazione del catasto, l’appartamento è della concessionaria OAS. L’impresa tra l’altro ha ipotecato l’immobile come garanzia per un prestito bancario.
Ma se le cose stanno così, in base a quali prove Moro ha condannato Lula?
Non c’è nessuna prova che Lula abbia comprato, usato, ricevuto, accettato o chiesto questo appartamento. L’unica persona che ha detto che l’appartamento era di Lula è stato proprio il presidente della OAS. Dopo essere stato condannato a 26 anni di prigione, ha cambiato la storia che raccontava da due anni e ha buttato la responsabilità sull’ex presidente Lula senza presentare alcuna prova, in cambio di una riduzione di pena.
E questa storia del cascinale di Atibaia?
È simile a quella dell’appartamento. Lula è accusato di essere stato avvantaggiato da ristrutturazioni fatte in un cascinale. Le ristrutturazioni sarebbero state fatte in cambio di supposti favori concessi a Lula.
E il cascinale è di Lula?
No. In questo caso neanche Moro ha avuto il coraggio di inventare una cosa del genere. Il cascinale è proprietà di un amico di Lula e della sua famiglia da oltre 40 anni.
Ma se il cascinale non era di Lula, e non è stato lui a ordinare la ristrutturazione, di che cosa Lula è accusato?
Di essere stato il beneficiario finale della ristrutturazione compiuta da due concessionarie, in un cascinale che non era di proprietà né sua né di nessun componente della sua famiglia.
Lula è stato condannato anche in questo processo del cascinale?
Sì. La giudice Gabriela Hardt ha praticamente copiato la sentenza relativa all’appartamento di Guarujá e il 6 febbraio 2019 ha condannato Lula a 12 anni e 11 mesi di prigione. Anche in questo caso hanno usato gli stessi procedimenti di Guarujá, soprattutto delazioni premiate.
E perché molte persone affermano che Lula è innocente?
Chi ha la pazienza di leggere i processi vede che non esistono prove per condannare Lula. Non ci sono prove perché non ci sono crimini. La Costituzione afferma che tutti sono innocenti fino a quando non ci siano prove del contrario. E nel caso di Lula non ci sono prove di colpevolezza. E non ne verranno fuori. Ed è per questo che giuristi di vaglia del mondo intero protestano contro il modo in cui vengono condotti questi processi contro l’ex presidente.
Se non esiste nessuna prova e tuttavia Lula è stato condannato, allora chi ha calpestato la legge sono stati i pubblici ministeri e i giudici?
Esattamente. È per questo che Lula è un prigioniero politico. Lula è perseguitato e incarcerato per motivi politici. I suoi nemici non sono riusciti a sconfiggere Lula elettoralmente, e allora hanno scelto un’altra strada: hanno manipolato il potere giudiziario. Adesso vogliono mantenerlo in carcere ad ogni costo, perché non possa dirigere la resistenza contro il governo Bolsonaro e le sue riforme antipopolari.
(Foto di copertina di Ricardo Stuckert)