Cinquantanni fa, nei cieli del Congo in fiamme per una violentissima crisi politica che vedeva coinvolte le giuste aspirazioni all’indipendenza, gli opposti schieramenti della guerra fredda, le miopi resistenze delle potenze ex coloniali, moriva misteriosamente Dag Hammarskjòld.
Personalità eccezionale per cultura e umanità, Segretario generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961, ha lasciato un’eredità politica controversa: fu inventore dei Caschi Blu, delle operazioni di peacekeeping, della diplomazia preventiva, ma soprattutto fu il primo vero promotore del processo di democratizzazione dell’Onu che ancora oggi tanto è fondamentale, quanto stenta a decollare. Hammarskjòld interpretò il ruolo del segretariato nel modo più ampio possibile, forse personalizzando troppo i suoi interventi, probabilmente sottovalutando il peso delle maggiori potenze, in ogni caso tentando l’affermazione di una linea politica di effettiva gestione delle crisi internazionali, sottraendole a interventi parziali e interessati.
La storia della sua vigorosa azione politica e civile si intreccia nel libro con la cronaca delle crisi internazionali che hanno scandito pericolosamente quegli anni: ma riesce anche a illuminare il lato privato – di forte spiritualità rigorosamente celata dal riserbo – della sua personalità capace di non scendere a patti con le doppiezze di certa politica.
Prefazione di Giulio Terzi di Sant’Agata.
Autore Pesenti Susanna
Dati 2011, 361 p., brossura
Editore Brioschi
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