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Mar 11, 2024

La finanza internazionale è sempre stata un colosso con i piedi d’argilla. Lo è per via del principio del moltiplicatore dei depositi, che, mediamente, – ossia quando il rapporto debito/capitale proprio assume livelli ragionevoli – trasforma un euro di riserve in 12 euro prestati. Questa cifra può arrivare fino a 20 euro quando lo slancio prometeico della finanza creativa e delle banche “troppo grandi per fallire” cerca di assecondare la nostra urgenza di creare più ricchezza dal nulla, aumentando il rischio e cartolarizzando crediti dubbi per far spazio a nuovi impieghi e creare nuova moneta. viaLa Tobin Tax è il primo passo per curare la finanza malata – rivista italiana di geopolitica – Limes.

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Mar 11, 2024

L’F-35, il caccia supertecnologico da combattimento concepito con il suo potenziale altamente offensivo per le moderne operazioni militari, è l’aereo più stravagante del mondo. S’alza in volo e perde pezzi, vede un fulmine e gli s’incenerisce l’ala, un temporale potrebbe fargli esplodere il serbatoio, il casco del pilota è difettoso, le turbine si crepano, il software zoppica, le armi non si parlano, il freddo gl’impalla il dispositivo di carica delle batterie, tanto da costringere i tecnici a tenere l’aereo negli hangar di notte, in duello il pilota non riuscirebbe a vedere chi gli vola dietro, con il rischio d’essere abbattuto. viaPerlapace.

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Mar 11, 2024

Goffredo Fofi, riprendere il discorso di Aldo Capitini oggi, riprendere il suo discorso è chiedersi come mai le parole d’ordine di Capitini non siano dominanti? La nonviolenza è rimasta abbastanza marginale nel quadro italiano e direi anche perché i nonviolenti non sono stati abbastanza presenti: ottime persone, straordinarie, tra le migliori che conosco ma un po’ incerti nell’agire all’interno della realtà. Gandhi e di converso Capitini dicevano che la parola nonviolenza è una parola attiva. Capitini la scriveva sempre tutto attaccato e detestava la lineetta di separazione tra non e violenza. Perché nell’originale indiano non è una negazione ma una affermazione. Una parola che rifiutava il male – “non collaborare con il male” – prevedeva anche la disubbidienza civile e contemplava anche la “non menzogna”… viaPerlapace.

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Mar 11, 2024

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Aperte le iscrizioni al corso “Io sono volontario. E tu?” per tutti coloro che desiderano inserirsi nel mondo del volontariato sia in Italia, nello specifico nella Regione Marche, che all’estero. Il corso, promosso dal Coordinamento delle Organizzazioni Marchigiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale – MARCHE SOLIDALI, si terrà in quattro città marchigiane con il seguente calendario: Sabato 11 maggio h 16.30 – Porto San Giorgio c/o sede CVM in via delle Regioni 6 Sabato 18 maggio h 16.30 – Ancona c/o sede CSV Marche in via della Montagnola Sabato 25 maggio h 16.30 – Fano c/o Sala della Pace in via Rinalducci Sabato 8 giugno h 9.30-18.30 – Porto San Giorgio c/o sede CVM in via delle Regioni 6 – Fano c/o Sala della Pace in via Rinalducci I primi tre incontri saranno in forma seminariale, e vedranno l’intervento di esperti di intercultura, sostenibilità e integrazione sociale. Il quarto incontro, che avrà luogo in contemporanea a Porto San Giorgio e a Fano, prevede una giornata laboratoriale in cui saranno affrontati alcuni aspetti pratici dell’essere volontario. Il corso è gratuito e aperto a tutti coloro che desiderano avvicinarsi al mondo del volontariato per approfondire conoscenze e competenze sul mondo del volontariato. Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione a chi frequenterà almeno l’80% del monte ora complessivo. Il termine per le iscrizioni è Mercoledì 8 Maggio 2013. Per maggiori informazioni contattare: L’Africa Chiama Onlus – volontariato@lafricachiama.org tel 0721865159 – Serena Pigliapoco CVM – cvm.eas@gmail.com tel 071202074 – Valentina Romagnoletti qui il modulo per le iscrizioni: [gview file=”http://iscosmarche.org/files/2013/04/modulo-iscrizione_bis.doc”]

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Mar 11, 2024

Burro di Karité, citronella ed altri ingredienti “segreti”, sono questi i componenti di un nuovo sapone che protegge contro una delle malattie più letali dell’Africa, la malaria. Trasmessa dalle punture di zanzare, è causa di un milione di morti all’anno, soprattutto nella regione subsahariana. di Valeria Sanguineti Due studenti africani, Moctar Dembélé e Gerard Niyondiko , rispettivamente dal Burkina Faso il primo ed dal Burundi il secondo, hanno inventato un sapone che protrebbe finalmente sconfiggerla. Il sito Youphil spiega che i due studenti sono i primi giovani, non provenienti dal continente americano, a vincere il concorso Global Social Venture Competition (Gsvc), cioè 25.000 dollari per il primo premio e 1.500 dollari per il premio del pubblico. Il Faso soap (che prende il nome dal Burkina Faso) rappresenta , secondo i suoi inventori, “una soluzione semplice ed efficace”. Il Faso Soap, oltre che dal punto di vista sanitario, presenterà riscontri positivi sia a livello ambientale che sociale perché verrà prodotto interamente con manodopera locale, utilizzando elementi del territorio. “Lavandosi con questo sapone, prodotto a partire da elementi naturali e locali, la popolazione si ripulisce e si protegge dai parassiti diventati resistenti a diversi medicinali antiparassitari”, dicono gli studenti Dembélé e Niyondiko. Per ora il Faso Soap è stato testato su un campione di abitanti di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. I soldi del premio, permetteranno ulteriori test e approfondimenti. L’idea è quella di poter produrre un antiparassitario alla portata di tutti che inizialmente verrà distribuito alle popolazioni locali e poi di conseguenza alle varie Ong sul territorio africano. viaUn sapone per sconfiggere la malaria..

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Mar 11, 2024

Centinaia di commenti e “mi piace”. Cécile Kyenge Kashetu è un’attivista che usa anche i social network per raccontare le sue battaglie. Il 28 aprile, con il giuramento al Quirinale, è iniziata la sua battaglia più difficile, quella di ministra nel precario governo presieduto da Enrico Letta. Sulla sua pagina Facebook si continuano a leggere numerosi incoraggiamenti e qualche isolato commento politicamente ostile se non poco velatamente razzista. I leghisti hanno già cominciato al grido di “prima gli italiani!”: se un africano violenta una ragazza italiana, ecco che il governatore Zaia invoca le scuse della ministra, per una non ben precisata solidarietà di “razza” o di colore. Abituata a combattere fin dalle prime esperienze nelle circoscrizioni di Modena, nel 2004, la neo-ministra si è trovata di fronte al plauso di molti ma anche allo stupore e alla freddezza di una società interculturale nei fatti ma ancora troppo poco nelle idee. Nella sua carriera Kyenge ha messo in primo piano proprio le idee, guardando alla politica come confronto concreto capace di trasformarle in decisioni, dalla promozione dei diritti di cittadinanza e alla salute per italiani e migranti nella terra modenese fino alla Rete Primo Marzo e alla campagna LasciateCIEentrare per l’apertura e abolizione dei Centri di Identificazione e Espulsione. Avevo parlato con Kyenge mentre tentavo di intrecciare le storie sfuggenti di chi era passato nei CIE, per regalarle ai lettori di Unimondo e per gettare qualche parola oltre le mura dei Centri, delle nostre case, oltre il silenzio dei governi e il vuoto dei diritti. La ho risentita a ridosso delle elezioni politiche dello scorso febbraio, candidata alla Camera per il PD. Un’intervista sincera e poco istituzionale, che racconta qualcosa della prima Ministra per l’Integrazione della Repubblica Italiana e che vale la pena, sperando sia di buon auspicio, utilizzare oggi. Da ormai 9 anni è “salita” in politica, da dove è nato questo impegno? Il mio impegno è nato conseguentemente al mio impegno nell’associazionismo, mosso dall’intento di dare voce ai più deboli. Un percorso nella società civile che ha rappresentato un’opportunità di crescita, tanto che in poco tempo sono passata alla politica. Ho iniziato spinta da una cara amica. È parlando con lei che è maturato in me l’entusiasmo di lavorare dapprima nel settori volontariato, cooperazione internazionale, cultura e sanità. Da qui sono passata in circoscrizione, facendo un lavoro capillare sul territorio e portando avanti, con il sostegno della società civile, molte battaglie sui temi dei diritti universali e dell’immigrazione. Ci sono stati momenti più salienti, di svolta, di comprensione? Direi di no, quello che ha sempre prevalso è la passione della quotidianità: ogni passaggio è stato importante nella mia formazione personale e politica e questo ha fatto sì che il mio percorso andasse sempre verso il meglio verso un accrescimento delle mie competenze. Per cosa si è battuta di più, in che ambiti? Mi sono impegnata soprattutto nell’immigrazione, nella cultura e nella sanità e in senso più largo nella lotta per garantire l’estensione dei diritti fondamentali di ognuno. È stato sempre centrale per me raccogliere i temi che emergevano dal confronto con la società civile; sento che fare politica è tradurre queste voci in proposte politiche capaci di cambiare le leggi, la cultura e la politica stessa. Crede che la sua “differenza culturale” abbia condizionato il suo impegno, rendendola maggiormente sensibile a ingiustizie e discriminazioni? A rendermi sensibile alle discriminazioni sono stati il mio vissuto personale da migrante e il mio percorso politico. Non credo che si possa parlare di differenza culturale, se mai di valore aggiunto di questa presunta differenza. Ognuno di noi porta in sé identità plurime, dunque si può parlare solo delle numerose culture meticcie che tutti ci portiamo dentro, indipendentemente dalla terra di origine, poiché l’identità personale si forma nel confronto con l’altro. Come è nato e come si è evoluto il suo percorso all’interno del Partito Democratico, fino alla candidatura del 2013? Il mio è stato ed è un percorso di partecipazione politica all’interno di un partito che si è battuto per la piena partecipazione dei migranti. Il Partito democratico infatti ha formato al suo interno un gruppo di lavoro, il Forum immigrazione nazionale e la mia candidatura, come quella di altri “Nuovi italiani“ è nata da questo progetto. È stata fortemente voluta dalla Presidente del Forum Livia Turco, nonché dalla nomina diretta di Bersani, oltre che dal sostegno ricevuto dal segretario regionale Stefano Bonaccini e dalla regione Emilia Romagna. Cosa la ha convince di più nel programma del suo partito? Si tratta di un’idea di base fondamentale: il PD sta portando avanti tutti i suoi progetti su un’idea comune che riguarda i diritti universali e solo partendo da questa base si può costruire una politica capace di portare a un vero cambiamento del paese, di creare un futuro. viaKyenge, una differenza contro le differenze / Notizie / Home – Unimondo.

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