Decreto Legge 1 luglio 2009 n. 78 La proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali inserita nel provvedimento legislativo urgente anticrisi.
COMUNICATO STAMPA
INTERSOS, alla vigilia dell’iter parlamentare di conversione in legge, ha inviato un documento di analisi ai parlamentari del Senato e della Camera, evidenziando le novità del nuovo testo e sottolineandone problematicità, perplessità e contrarietà. 6 luglio 2009
La lettura dei 76 commi dell’art. 24 del DL 78/2009, relativo alla proroga delle missioni internazionali, evidenzia molti cambiamenti rispetto ai decreti precedenti. Avere inserito un tema di così grande rilevanza politica come la presenza italiana nei contesti internazionali in un provvedimento legislativo sulle misure anticrisi, ne sminuisce l’importanza e non permette di raccogliere, attraverso il dibattito parlamentare, l’approfondimento e l’ampio consenso che la materia richiede. Sarebbe politicamente auspicabile che l’art 24 sia “stralciato” dal DL 78/2009 e abbia un iter parlamentare e un dibattito autonomi.
La prima criticità riguarda la scelta dell’articolo unico per tutta la materia, che riduce ulteriormente quella distinzione tra interventi civili (umanitari, di ricostruzione, sviluppo e supporto istituzionale) e interventi militari nelle aree di crisi, che sempre il Parlamento era riuscito a garantire, con amplissimo consenso, tenendo distinti i differenti mandati.
La novita (e la confusione) sta nel fatto che i 510 milioni di euro disponibili per il quadrimestre luglio-ottobre 2009 costituiscono un paniere unico da cui attingere per tutte le attivita/presenze elencate, senza definire lo stanziamento relativo a ciascuna di esse, esautorando così il Parlamento dal pronunciarsi su tale definizione. Sara il Ministro della Difesa a stabilire la ripartizione del fondo e a definire quanto spettera alle iniziative di cooperazione rispetto alle missioni militari. Inoltre, il Ministro degli Esteri potra destinare fino al 15% delle risorse previste per iniziative di cooperazione in altre aree di crisi che emergessero nel quadrimestre, affermando così che con una mano si da (per le necessita in Afghanistan, Iraq, Libano, Pakistan, Sudan, Somalia) e con l’altra si toglie, al sopraggiungere di altre crisi. E’ il gioco del prestidigitatore che domina un po’ su tutto il decreto.
L’elenco delle altre attività/presenze finanziate all’interno del paniere e molto lungo ed mette sullo stesso piano la missione del singolo funzionario e quella dei quasi cinquemila militari in Afghanistan e in Libano, gli interventi di assistenza alla popolazione locale e le opere infrastrutturali, l’azione militare e quella diplomatica.
All’interno del DL, il Pakistan e l’Afghanistan hanno una rilevanza particolare. Tuttavia, l’intervento “a sostegno del settore sanitario, istituzionale e tecnico e della piccola impresa” in questi due paesi, invece di essere affidato alla Direzione Generale Cooperazione alla Sviluppo, istituzionalmente preposta a tali attivita, viene delegato ad una specifica Task Force presso il MAE. Il documento di INTERSOS esprime perplessita sulla scelta e chiede se non sia più ragionevole utilizzare, rafforzandola e dotandola degli strumenti necessari e delle procedure appropriate, la struttura ministeriale a cui sono affidati questi interventi, piuttosto che esautorarla, trascurando un prezioso patrimonio di conoscenze e esperienze.
Viene stabilito inoltre che il MAE identifichi “le misure volte ad agevolare l’intervento delle organizzazioni non governative che intendono operare in Pakistan e in Afghanistan”. A questo proposito, occorre sottolineare che le Ong, per intervenire in simili contesti, hanno bisogno innanzitutto di chiarezza, riconoscibile autonomia e garanzia di indipendenza. Il DL, così com’e, rischia di non poterle assicurare. Le Ong valuteranno quindi di volta in volta se ci saranno le condizioni per restare a fianco delle popolazioni senza venir meno ai propri principi.
Ulteriore novita, rispetto ai DL dei precedenti semestri, e la possibilita dei comandanti dei contingenti militari di utilizzare per interventi urgenti di ripristino dei servizi essenziali “risorse messe a tal fine a disposizione da amministrazioni dello Stato, enti e organismi pubblici”. Le amministrazioni dello Stato intervengono così, con proprie risorse, a sostegno delle attivita sociali e di ricostruzione dei contingenti militari. Sarebbe utile qualche chiarimento aggiuntivo sull’utilizzo di risorse delle pubbliche amministrazioni che finora hanno avuto un ruolo rilevante nelle iniziative di cooperazione civile.
Il documento si chiude con alcune domande sulla missione militare in Afghanistan chiedendo di abbandonare il livello della propaganda e di rispondere in modo trasparente ai gravi interrogativi che riguardano quella missione.
INTERSOS, Organizzazione umanitaria per l’emergenza Via Nizza 154 – 00198 Roma www.intersos.org intersos@intersos.org
La Coalizione italiana contro la povertà chiede ai Paesi del G8 e in particolare al Governo italiano, in qualità di presidente di turno, di rispettare gli impegni presi per sconfiggere la povertà, di adottare misure efficaci contro i cambiamenti climatici e di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
In particolare chiediamo al G8 di
1. Garantire a tutti l’accesso gratuito alle cure mediche base e per sconfiggere HIV, tubercolosi e malaria 2. Ripensare le priorità e le strategie di sviluppo, ripartendo da un modello che possa: * restituire dignità al lavoro * garantire l’accesso ai beni pubblici globali * assicurare il godimento dei diritti umani grazie ad una governance democratiche, rappresentative e trasparenti * puntare a un modello di sviluppo a bassa intensità energetica, che valorizzi le risorse e i cicli naturali * aumentare il controllo delle comunità locali sui propri territori e sulle risorse necessarie per la sussistenza * allargare la partecipazione a tutti i soggetti coinvolti, in particolar modo alle donne, che costituiscono l’elemento essenziale di qualsiasi dinamica di sviluppo.
3. Aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo fino a raggiungere lo 0,7% del PIL. 4. Finanziare le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi più poveri previsti in seno alla UNFCCC e la riduzione delle emissioni inquinanti. 5. Controllare e contrastare la volatilità dei prezzi dei prodotti di base, eliminare i sussidi all’agricoltura, rinegoziare gli accordi commerciali definendo un sistema aperto, non discriminatorio, a supporto di un modello agro-alimentare sostenibile, rispettoso della biodiversità e dei mercati locali. 6. Coinvolgere i paesi emergenti e quelli più poveri nella definizione di politiche di sviluppo e includere nei tavoli internazionali i paesi più poveri dell’Africa, finora quasi sempre esclusi dall’attuale sistema economico e finanziario, rivelatosi fallimentare.
I lavoratori cinesi scendono in piazza in numeri sempre maggiori. Oppressi dagli abusi dei manager, incoraggiati dal passaggio della nuova legislazione sul lavoro, organizzano scioperi, blocchi stradali e proteste per chiedere il pagamento dei salari arretrati, migliori condizioni di lavoro e persino il diritto di istituire le proprie organizzazioni sindacali. In un nuovo rapporto pubblicato oggi, China Labour Bullettin guarda a come si è sviluppato il movimento dei lavoratori in Cina negli ultimi due anni, come il governo ha risposto, e perchè il sindacato ufficiale non è stato in grado di avere un ruolo positivo. Dall’analisi di 100 proteste collettive emergono 3 trend principali:
– I lavoratori hanno preso in pugno la situazione, superando il sindacato ufficiale, premendo verso i governi localli perchè facciano da intermediari. Ed in molti casi hanno avuto successo. – Gli scioperi si propagano nella stessa regione, industria o filiale. Lo sciopero dei taxi è stato un esempio di protesta di un intero settore e della volontà dei governi locali di negoziare con i lavoratori. – Le richieste dei lavoratori sono diventate più ampie e sofisticate. Prima erano rivolte alle violazioni di base dei diritti del lavoro, come i mancati pagamenti degli stipendi, arretrati; ora si chiedono stipendi più alti, migliori condizioni di lavoro, si protesta contro la tendenza a licenziare lavoratori a tempo indeterminato per riassumerli con contratti temporanei.
Durante questo periodo, il sindacato ufficiale All-China Federation of Trade Unions è stato largamente assente. ACFTU ha lanciato una campagna per sindacalizzare le industrie maggiori e per i contratti collettivi nei magazzini Walmart, ma con scarsi miglioramenti per i lavoratori.
Segnaliamo da Afrigadget L’inventiva e l’uso particolare di tecnologia già disponibile non conosce confini. Simon ha realizzato un dispositivo per aprire e chiudere la porta di casa sua a distanza con il proprio cellulare, un altro per preparare il tè e per altri compiti. Il video parla da solo.
L’International Trade Union Confederation (ITUC), e la Confederazione europea dei sindacati (CES) ha scritto una lettera congiunta al Primo Ministro turco la scorsa settimana per protestare contro le continue molestie, licenziamenti, procedimenti giudiziari arbitrari e arresti di membri e dirigenti della Confederazione dei sindacati dei lavoratori del pubblico impiego (Kesk). Ad oggi 32 persone sono ancora in carcere, senza possibilità di un giusto processo e in violazione delle norme del Consiglio d’Europa.
Il mese prossimo, il 15 agosto, partiranno i negoziati sulle condizioni di lavoro per i lavoratori del settore pubblico in Turchia. Le autorità turche li definiscono “colloqui di consultazione collettiva”, che di per sé è già una violazione della Convenzione 98 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulla contrattazione collettiva. L’ITUC e la CES considerano questi fatti come una strategia per indebolire la posizione negoziale del sindacato, che costituisce una grave violazione della Convenzione OIL n. 87 sulla libertà di associazione.
ITUC aveva già scritto al governo turco in tre occasioni (29 maggio, 15 giugno e 18 giugno) per protestare contro i numerosi arresti di membri e dirigenti del Kesk e di una delle sue principali affiliate, il sindacato degli insegnanti Egitim-Sen. Il 28 maggio, 35 di loro sono stati arrestati, e 22 sono in carcere ancora oggi. Dieci membri e dirigenti erano già in carcere prima. Non c’è stato alcun tipo di risposta a nessuna di queste lettere.
“Ovviamente è del tutto inaccettabile che il sindacato del settore pubblico in Turchia sia preso di mira in vista delle prossime trattative sulle condizioni di lavoro, per mezzo di detenzioni in contrasto con la legislazione turca e le norme internazionali. I cittadini di un paese democratico non possono essere arbitrariamente detenuti senza giusto processo” ha dichiarato Guy Ryder, segretario generale ITUC.
I diritti dei lavoratori possono essere esercitati solo in un clima libero da violenza, minacce di rappresaglie o di qualsiasi tipo contro i loro dirigenti e soci. Il CES ITUC ha pertanto fermamente invitato il governo turco a garantire il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli arrestati.
L’ITUC rappresenta 170 milioni di lavoratori in 312 organizzazioni nazionali aderenti da 157 paesi. http://www.youtube.com/ITUCCSI
Per ulteriori informazioni, si prega di contattare il Dipartimento ITUC Stampa: +32 2 224 0204 o +32 476 621 018
Chi si occupa di aiuti umanitari era solito dire che se dai ad un uomo un pesce lo sfami per un giorno; insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita. Ma…
‘Se va bene per un uomo potrebbe andare bene per una donna, e quella donna sa già come pescare. Lei vorrebbe che il suo fiume fosse libero dalle aziende che rubano legname e dai pescatori di frodo. Preferirebbe che il governo non costruisca dighe enormi, dighe che hanno rovinato i suoi mezzi di sussistenza. Preferirebbe che la polizia non cacci via brutalmente le comunità per far posto alla diga. Non vuole carità. Vorrebbe rispetto per i suoi diritti.’
Una donna capo villaggio, Cambogia
Mrs Svey Sap Sak, Cambogia. Foto: Jack Picone/Oxfam
Le Associazioni “La Tenda di Abramo” e “Free Woman” organizzano il Convegno
ATTRAVERSARE IL CONFINE… PER COSTRUIRE UNA CONVIVENZA POSSIBILE
Venerdì 15 maggio 2009 ore 16,00 Centro Culturale P. Pergoli Piazza Mazzini – Falconara Marittima
Interverranno: Dott. Massimo Ghirelli – Giornalista-Presidente dell’“Archivio Immigrazione” di Roma Prof. Aldo Morrone – Direttore Generale dell’Istituto S. Gallicano di Roma per la promozione della salute delle persone immigrate e a rischio di esclusione sociale Don Giovanni Nicolini – Monaco dossettiano – già Direttore della Caritas di Bologna – Fondatore dell’Ass. “Povertà: nuove ricchezze”
La cittadinanza è invitata a partecipare
Dedicato ad Elena Passini, volontaria della Tenda di Abramo, presidente di Free Woman, nostra amica carissima. È una memoria di lei intenta a tradurre in vita quotidiana il mistero che alimentava, e tiene vivo, il suo sorriso.
Quando da qui si guarda l’età del passato veramente diventa possibile l’amore. Mai così belli i visi e veri i pensieri come quando stiamo per separarci, amici. Esercizio della ragione e sentimento sono due cose e vivacemente si legano come la rosa è forma di mente e stupore. (Franco Fortini)
In collaborazione con l’Associazione L’Orecchio di Van Gogh Con il sostegno e la collaborazione del Centro Servizi per il Volontariato
La Tenda di Abramo – Centro di solidarietà e servizio ONLUS – Falconara Marittima (AN) Via Flaminia 589 – Tel. e Fax 0719160221 – e-mail: info@tendadiabramo.it – internet: www.tendadiabramo.it Siamo anche su Facebook. se hai un account iscriviti al nostro gruppo!