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Mar 11, 2024

Martedì 2 ottobre, alle 15:30, presso la Sala del Consiglio Provinciale “W. Pierangeli” in Viale Gramsci, 4 a Pesaro si terrà un seminario sul “Lavoro dignitoso al tempo della crisi”. Interverranno Paolo Pascucci dell’Università di Urbino, Francesco D’Ovidio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Islamabad (Pakistan) e Matteo Ricci, Presidente della Provincia di Pesaro Urbino. Introduzione a cura di Fausto Mazzieri, di ISCOS Marche onlus. Il moderatore sarà Sauro Rossi, della UST CISL Pesaro Urbino. Locandina Lavoro dignitoso [gview file=”http://iscosmarche.org/files/2012/09/Locandina-Lavoro-dignitoso.pdf” save=”1″]   clicca qui per vedere la presentazione di Francesco D’Ovidio

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Mar 11, 2024

Un kit per purificare l’acqua inserito dall’Onu fra le dieci migliori idee sostenibili nel 2010 è alla base del progetto Solwa (SoLarWater). Paolo Franceschetti, 29 anni, dottorando in scienze ambientali a Venezia, ha avuto l’idea sette anni fa: durante l’Erasmus in Olanda ha studiato la tecnologia delle serre (“greenhouse technology”) durante il dottorato alla Ca’ Foscari ha raffinato il sistema, nel gennaio 2012 ha avviato una spin off di cinque persone. Alla base dell’idea c’è il lifestyle Ikea: il risultato dovrebbe essere uno scatolone che arriverà a casa da montare con le istruzioni e da collegare a una presa d’acqua. Dentro ci sarà una vasca in cui immettere acqua inquinata coperta da un pannello termico, grazie alla luce del sole l’acqua si fa evaporare e ricondensare: obiettivo far produrre a ogni famiglia acqua potabile con un kit da poche centinaia di euro. «Si prevede di arrivare ai test a Barcellona all’inizio del prossimo anno – racconta Franceschetti -. Si calcola un risparmio consistente considerando che un impianto di desalinizzazione costa tra i 5 e i 6 miliardi». La spinoff con sede a Venezia ha avuto diversi contatti con Ong, ha un brevetto e già realizzato degli impianti in Burkina Faso, Perù e nella Valle del Giordano (territori palestinesi). Un kit «Ikea» per l’acqua potabile.

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Mar 11, 2024

I due maggiori produttori europei di armamenti potrebbero arrivare a una fusione. Eads – un consorzio tra Germania, Francia, Regno Unito e Spagna – è un protagonista dell’aviazione civile con Airbus, ma ha grandi attività nell’aeronautica ed elettronica militare. Bae (un tempo British Aerospace) opera nel settore militare e spaziale ed è il secondo venditore d’armamenti nel mondo, dopo la Lockheed Martin e prima della Boeing.

Il nuovo gruppo avrebbe, sommando i dati per il 2011 delle due entità, un fatturato di circa 70 miliardi di euro, mentre quello della Boeing si aggira sui 50 miliardi. Tale cifra d’affari si suddividerebbe per un po’ meno del 40% nel settore dell’aviazione civile, per un po’ più del 40% in quello militare e per il resto nei business degli elicotteri e dello spazio; circa il 40% del fatturato si collocherebbe in Europa, un 20% ciascuno in Asia/Pacifico e negli Stati Uniti (si ridurrebbe così la forte dipendenza di BAE da tale area) e il 20% nel resto del mondo. Il nuovo gruppo occuperebbe più di 220.000 persone. […] I problemi per Finmeccanica Il progetto di fusione europea tocca da vicino Finmeccanica, il “monopolista delle armi” di casa nostra. La società si è concentrata nel business militare, abbandonando altre produzioni, anche quando si trattava di attività di alto profilo, come nel caso della STMicroelectronics. Per diversi anni i ricchi contratti militari hanno crescere le dimensioni del gruppo (il fatturato è passato dai 6,8 miliardi di euro del 2001 ai 18,7 miliardi del 2010), c’è stata l’acquisizione di importanti società in Gran Bretagna e Stati Uniti, si è accresciuto il livello delle sue tecnologie – Finmeccanica è l’azienda che spende di più in assoluto per ricerca e sviluppo nel nostro paese -, sono aumentati i suoi profitti. Ma questa strategia ora subisce grossi contraccolpi. La crisi ridimensiona la spesa militare sui due lati dell’Atlantico. Una serie di scandali scoppiati in Italia e in altri paesi hanno mostrato il volto più oscuro del gruppo. Così il fatturato e gli ordini già nel 2011 si sono ridimensionati e la società ha dovuto scontare nello stesso anno una grossa perdita di bilancio. Ora la progettata fusione tra i due principali gruppi militari europei la potrebbe destabilizzare ulteriormente, lasciandola ai margini del mercato su cui ha investito tutto. Si pagano così errori di politica industriale di lunga data. Per anni Finmeccanica e l’Italia si sono rifiutati di entrare nella compagine Eads-Airbus, nonostante le offerte ricevute, preferendo diventare un subcontractor delle aziende statunitensi. Alla società italiana resterebbe l’opportunità di collegarsi alle francesi Thales e/o Safran, anch’esse a rischio di marginalizzazione. Ma le due società, che sono un po’ più piccole come dimensioni rispetto a Finmeccanica, operano sostanzialmente negli stessi business dell’azienda italiana e non apporterebbero quella diversificazione di produzioni che è al cuore della scelta di fusione tra Eads e Bae. Una fusione franco-italiana potrebbe comunque portare a una compagine imprenditoriale più forte, ma potrebbe avere come conseguenza rilevanti riduzioni dell’occupazione. Le nuove difficoltà di Finmeccanica si aggiungono, in questi mesi, a una lunga serie di notizie negative per le grandi imprese italiane: l’aggravarsi in questi giorni della crisi Fiat, la debolezza strategica di Mediobanca, le faide interne al gruppo Pirelli, i ben noti problemi dell’Ilva, le difficoltà del Monte dei Paschi di Siena, l’aggravarsi della situazione dell’Alitalia. Il sistema nazionale delle grandi imprese rischia di subire un colpo forse mortale. viaEads, Bae, la fusione delle armi | Sbilanciamoci! – La Campagna.

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Mar 11, 2024

Il 19 settembre è stato firmato l’accordo di partnership tra ISCOS Marche e l’associazione AMDH (Associazione Marocchina per i diritti umani) per la realizzazione di un progetto di formazione su diritti economici e sociali da tenersi in Marocco entro la fine dell’anno. L’accordo segnala un punto di svolta nella collaborazione tra i due partner, che desiderano operare congiuntamente per promuovere i diritti umani, economici, sociali e culturali all’interno del mondo lavorativo locale. Il corso di formazione sarà offerto a cento partecipanti attivi nelle dinamiche sindacali e nella promozione dei diritti umani in Marocco, con l’obbiettivo di attivare la società civile nella promozione dei diritti umani, economici, sociali e culturali. Particolare attenzione sarà riposta all’uguaglianza di genere.   L’associazione AMDH, fondata nel 1979, e punto di riferimento nella lotta per il riconoscimento dei diritti umani, conta circa ventiduemila volontari dislocati in sedi che coprono tutto il territorio nazionale ed è federata con numerose altre associazioni promotrici dei diritti umani nel bacino del Mediterraneo. L’AMDH opera su tre livelli, l’educazione ai diritti umani, la formazione sui diritti umani per chi opera nel settore, e la difesa dei diritti umani attraverso il monitoraggio delle violazioni. Il suo propulsore principale risiede nel coinvolgimento della società civile e nella denuncia degli episodi di violazioni dei diritti umani. L’associazione, oggi, si distingue in maniera particolare nella promozione e protezione dei diritti delle donne, e al momento attuale è impegnata in maniera persistente nell’abrogazione della legge 475 del codice penale, che legittima il decadere delle accuse di violenza sessuale nel momento in cui vi sia un matrimonio tra il violentatore e la vittima (link in francese http://www.lemonde.fr/afrique/article/2012/03/24/le-suicide-qui-bouleverse-la-societe-marocaine_1675191_3212.html in inglese http://www.huffingtonpost.com/2012/03/14/amina-filali-morocco-rape_n_1345171.html ).   Questo accordo sigla l’attivazione di un primo intervento in partnership con Iscos Marche, della durata di alcuni mesi e, in linea teorica, potrebbe essere complementare ad una fase successiva (qualora le risorse finanziarie siano disponibili), consistente in un intervento più capillare ed esteso in nove differenti regioni del Marocco.   Iscos Marche ha stabilito, nonostante la crisi economica odierna, di impegnarsi in prima linea per svolgere attività di cooperazione sull’altra sponda del Mediterraneo, per intensificare le relazioni di collaborazione con gli enti locali e per razionalizzare un intervento di cooperazione allo sviluppo anche alla luce dei recenti sviluppi nella Regione. È nell’interesse di Iscos Marche e del Marocco cercare una connessione forte tra i due paesi rispetto alle tematiche dei diritti del lavoro, dei diritti sociali ed economici, anche a fronte dell’elevato numero di lavoratori di nazionalità marocchina oggi presenti in Italia.

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