I due maggiori produttori europei di armamenti potrebbero arrivare a una fusione. Eads – un consorzio tra Germania, Francia, Regno Unito e Spagna – è un protagonista dell’aviazione civile con Airbus, ma ha grandi attività nell’aeronautica ed elettronica militare. Bae (un tempo British Aerospace) opera nel settore militare e spaziale ed è il secondo venditore d’armamenti nel mondo, dopo la Lockheed Martin e prima della Boeing.
Il nuovo gruppo avrebbe, sommando i dati per il 2011 delle due entità, un fatturato di circa 70 miliardi di euro, mentre quello della Boeing si aggira sui 50 miliardi. Tale cifra d’affari si suddividerebbe per un po’ meno del 40% nel settore dell’aviazione civile, per un po’ più del 40% in quello militare e per il resto nei business degli elicotteri e dello spazio; circa il 40% del fatturato si collocherebbe in Europa, un 20% ciascuno in Asia/Pacifico e negli Stati Uniti (si ridurrebbe così la forte dipendenza di BAE da tale area) e il 20% nel resto del mondo. Il nuovo gruppo occuperebbe più di 220.000 persone.
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I problemi per Finmeccanica
Il progetto di fusione europea tocca da vicino Finmeccanica, il “monopolista delle armi” di casa nostra. La società si è concentrata nel business militare, abbandonando altre produzioni, anche quando si trattava di attività di alto profilo, come nel caso della STMicroelectronics. Per diversi anni i ricchi contratti militari hanno crescere le dimensioni del gruppo (il fatturato è passato dai 6,8 miliardi di euro del 2001 ai 18,7 miliardi del 2010), c’è stata l’acquisizione di importanti società in Gran Bretagna e Stati Uniti, si è accresciuto il livello delle sue tecnologie – Finmeccanica è l’azienda che spende di più in assoluto per ricerca e sviluppo nel nostro paese -, sono aumentati i suoi profitti.
Ma questa strategia ora subisce grossi contraccolpi. La crisi ridimensiona la spesa militare sui due lati dell’Atlantico. Una serie di scandali scoppiati in Italia e in altri paesi hanno mostrato il volto più oscuro del gruppo. Così il fatturato e gli ordini già nel 2011 si sono ridimensionati e la società ha dovuto scontare nello stesso anno una grossa perdita di bilancio. Ora la progettata fusione tra i due principali gruppi militari europei la potrebbe destabilizzare ulteriormente, lasciandola ai margini del mercato su cui ha investito tutto. Si pagano così errori di politica industriale di lunga data. Per anni Finmeccanica e l’Italia si sono rifiutati di entrare nella compagine Eads-Airbus, nonostante le offerte ricevute, preferendo diventare un subcontractor delle aziende statunitensi.
Alla società italiana resterebbe l’opportunità di collegarsi alle francesi Thales e/o Safran, anch’esse a rischio di marginalizzazione. Ma le due società, che sono un po’ più piccole come dimensioni rispetto a Finmeccanica, operano sostanzialmente negli stessi business dell’azienda italiana e non apporterebbero quella diversificazione di produzioni che è al cuore della scelta di fusione tra Eads e Bae. Una fusione franco-italiana potrebbe comunque portare a una compagine imprenditoriale più forte, ma potrebbe avere come conseguenza rilevanti riduzioni dell’occupazione.
Le nuove difficoltà di Finmeccanica si aggiungono, in questi mesi, a una lunga serie di notizie negative per le grandi imprese italiane: l’aggravarsi in questi giorni della crisi Fiat, la debolezza strategica di Mediobanca, le faide interne al gruppo Pirelli, i ben noti problemi dell’Ilva, le difficoltà del Monte dei Paschi di Siena, l’aggravarsi della situazione dell’Alitalia. Il sistema nazionale delle grandi imprese rischia di subire un colpo forse mortale.
viaEads, Bae, la fusione delle armi | Sbilanciamoci! – La Campagna.