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  • Mar 11, 2024
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Vi segnaliamo oggi tre aggiornamenti sulla situazione haitiana: Sul carro dei perdenti, di Simone Cirulli, Responsabile Iscos Cisl per l’America Latina; un’intervista a Gabriel del Rio, Segretario generale della Casc, confederazione sindacale dominicana, aderente alla Csi-Ituc – di Alessio Adanti, Rappresentante Iscos Cisl per Repubblica Dominicana ed Haiti; e un’intervista audio ad Alessio Adanti.


Sul carro dei perdenti

Il 26 gennaio, si è svolta nella sede di Protezione Civile a Roma la seconda riunione di coordinamento sull’emergenza di Haiti. Erano presenti Guido Bertolaso, recentemente tornato dal Paese sconvolto dal Sisma, Elisabetta Belloni, Direttore generale della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, rappresentanti di regioni, enti locali, ONG, missioni cattoliche. Fondamentalmente la riunione è stata incentrata su quanto scaturito dalla prima analisi compiuta durante la missione di Protezione Civile. Bertolaso e gli altri funzionari del Dipartimento, hanno incontrato Rene Preval, Presidente di Haiti, e alcuni suoi ministri, nonché osservato in prima persona l’entità della catastrofe e identificato, insieme ai rappresentanti delle istituzioni locali, i primi ambiti in cui si ritiene necessario intervenire. Tra questi, sicuramente, sono da annoverare l’emergenza abitativa, visto che si stima che più di un milione di persone abbiano perso il proprio alloggio, e le questioni sanitario-riabilitative. Nel piano di azione di Protezione Civile si prevede quindi di supportare la creazione di campi forniti di tende, da collocare fuori dal centro di Port au Prince, che sarà sempre più ingestibile dal punto di vista del controllo del territorio e dell’arginamento delle epidemie, nonché di favorire le operazioni di assistenza medica per chi, avendo perso arti, necessita di cure e protesi, settore nel quale l’Italia può vantare centri di eccellenza. Si è ribadito anche quanto previsto dall’Ordinanza firmata dal Presidente del Consiglio la settimana scorsa e che conferisce a Guido Bertolaso l’incarico di coordinare gli aiuti italiani alle popolazioni di Haiti colpite dal terremoto, ovvero di fare in modo che si elabori un “piano italiano” comune sull’emergenza, evitando il procedere in ordine sparso con sperpero di risorse e inutili sovrapposizioni.
Un obiettivo sicuramente condivisibile, se all’interno di questa strategia comune saranno tenute in considerazione anche le istanze provenienti da segmenti fondamentali della società, haitiana ed internazionale, cioè i sindacati. Il tema del lavoro sarà fondamentale nel post-emergenza, se si vuole far uscire un paese da una condizione di necessità non solo legata al recente terremoto, ma ormai endemica nel Paese. L’ ITUC-CIS, che promuove questa linea, ha già delegato i sindacati dominicani per quanto riguarda l’emergenza di Haiti. Una scelta appropriata, oltre che per la profonda conoscenza del territorio e della popolazione che le vicine sigle possono vantare, anche per la questione dei migranti irregolari haitiani che, già presenti precedentemente numerosi (alcune analisi parlano di milioni) sul territorio dominicano, sono destinati ad aumentare esponenzialmente nei prossimi mesi e anni.
Sarà ovviamente importante direzionare i fondi derivanti dalla solidarietà delle lavoratrici e dei lavoratori italiani in tal senso. Oggi, sull’onda emotiva generata dal disastro si sta assistendo a una grande proliferazione di organizzazioni che varano iniziative di solidarietà con Haiti in modi a volte discutibili, rivendicando una presenza “storica” sul territorio che in realtà non c’era. L’impressione è che, vista la quantità di fondi che deriveranno dalle varie iniziative, anziché salire sul “carro dei vincitori”, si stia da più parti tentando di salire sul “carro dei perdenti”, cioè di chi ha perso la casa, il lavoro e, nel peggiore dei casi, la vita. Anche nella riunione del 26 gennaio, varie organizzazioni, hanno vantato con forza la loro pregressa presenza in loco. Di fatto prima del sisma erano attive in tutta Hispaniola (l’isola che comprende Haiti e Repubblica Dominicana), con progetti di sviluppo, solamente cinque Organizzazioni Non Governative italiane riconosciute come tali dal Ministero degli Affari Esteri. L’ISCOS, unica ONG sindacale tra le suddette, è dal 2007 in Repubblica Dominicana e aveva cominciato a lavorare, insieme alla FAI-CISL e alle confederazioni locali CASC e CTH, su programmi binazionali incentrati sui lavoratori migranti haitiani.
La questione non è peregrina e non si tratta di piantare bandierine. Essere presenti da anni in un’area complessa significa essere in grado di interloquire con gli attori locali, avere rapporti di partenariato stabili e improntati alla reciproca fiducia, essere in grado di pianificare con più efficienza azioni tese a dare reale soddisfazione ai bisogni delle popolazioni beneficiarie. Cose, queste, che non si possono improvvisare, se non rischiando di disperdere risorse e vanificare gli sforzi.
Simone Cirulli Responsabile America latina ISCOS-CISL

Intervista a Gabriel del Rio
di Alessio Adanti, Rappresentante Iscos Cisl per Repubblica Dominicana ed Haiti
Santo Domingo, 28 gennaio 2010
Nell’ufficio di Gabriel del Rio si respira la storia. Le foto alle pareti ricordano la storia del movimento sindacale latino americano e la nascita della CASC, Confederación Autonoma Sindical Clasista, che il 5 febbraio festeggia 48 anni di attività.
Le grandi persone lo sono anche nelle piccole cose, e Gabriel entrando nel suo ufficio, dopo essersi rapidamente dedicato alle mille sollecitazioni dei suoi compagni, ci chiede scusa per il ritardo, ansioso di discutere del suo recente viaggio ad Haiti, nella capitale devastata dal terremoto del 12 gennaio scorso. Sabato 16 e domenica 17 le organizzazioni di categoria e provinciali della CASC hanno partecipato a diversi “Telethon” di solidarietà nella varie zone della Repubblica Dominicana.
Durante la giornata di martedì 19 gennaio 4 camion, procurati dalla FENATRADO, il sindacato dei camionisti della CASC, hanno viaggiato in convoglio verso Port au Prince, accompagnati da una commissione composta da Gabriel del Rio, Blas Peralta, segretario di Fenatrado, e altri membri del comitato esecutivo della CASC.
La missione ha potuto visitare sia la sede della CTH a Port au Prince, che il centro di formazione del sindacato, INAFOS, nella vicina Petion Ville, quantificandone danni e coordinando azioni di solidarietà future. Nei giorni successivi la CASC, insieme alle altre due centrali sindacali dominicane affiliate alla CSA, la CNTD e la CNUS, ha organizzato il trasporto di un team di medici, paramedici e volontari che porteranno l loro aiuto in 5 ospedali da campo attivi in distinti punti della città.
ISCOS: Gabriel, la CASC ha prodotto uno sforzo notevole per aiutare la popolazione haitiana colpita dal gravissimo sisma del 12 gennaio, come ha trovato la situazione a Haiti?
Gabriel del Rio: Terribile. Purtroppo la gente si assembra nelle strade e nei pochi punti dove si distribuiscono gli aiuti. Nel solo padiglione di fronte all’aeroporto, dove si concentrano i maggiori sforzi internazionali, ci sono migliaia di persone in attesa trepidante e spesso gli aiuti non riescono ad arrivare a tutti; soprattutto in alcuni quartieri la situazione è molto precaria.
ISCOS: Che tipo di problemi avete incontrato nel viaggio verso la capitale Haitiana? La CTH riesce in questi difficili momenti a svolgere un accompagnamento logistico e organizzativo?
Gabriel del Rio: Il viaggio da Santo Domingo è stato tranquillo, fatti salvi i controlli e le precarie condizioni delle strade che nelle vicinanze di Port au Prince diventano problematiche; voglio segnalare che fin dalla frontiera la nost
ra delegazione è stata accompagnata dal segretario generale della CTH Lulù Cherie, che ha facilitato notevolmente le procedure di controllo a cui siamo stati sottoposti
ISCOS: In che condizioni versano le strutture del sindacato, sia la sede centrale di Port au Prince, che il centro di formazione INAFOS di Petion Ville? Hanno sofferto danni strutturali?
GdR: La sede della CTH è rimasta in piedi, le colonne sembrano aver retto, e così le travi. Al momento non è agibile, siamo in attesa di un’ispezione dei tecnici. In questo momento le notizie si rincorrono, anche quelle su uno spostamento della capitale. Diventa difficile avere certezze, ma la sensazione è che la struttura potrebbe non resistere a ulteriori sollecitazioni, a meno di profonde opere di ristrutturazione. INAFOS invece per fortuna è rimasta quasi intatta, al momento offre riparo a circa 200 tra dirigenti e famigliari della CTH, i quali stanno affrontando con grande dignità queste ore difficili cercando anche di portare sollievo e aiuti ai quattro angoli della città. Lo stesso Lulù, insieme alla famiglia sta in questi giorni vivendo a Petion Ville, nel centro INAFOS CTH, che, va segnalato, è privilegiato in quanto gode di approvvigionamento idrico, anche se privo di energia elettrica, dal momento che la rete elettrica ha subito danni rilevanti, per cui stiamo cercando di comprare un generatore.
ISCOS: Alla luce della situazione che ha potuto vedere, delle informazioni dei giorni successivi e delle conversazioni quotidiane con Lulù Cherie e con i dirigenti della CTH, crede che il sindacato Haitiano, già provato da anni di crisi economica, sociale e politica, abbia la forza per essere un importante attore della ricostruzione e secondo lei quali sono le cose che le organizzazioni regionali dei sindacati possono e devono fare per favorire un rafforzamento della CTH?
GdR: le rispondo anche come presidente del CTC, Consiglio dei lavoratori dei Caraibi, un’organizzazione che da sempre ha cercato, anche su mandato della CSA e delle organizzazioni confederali mondiali di aiutare lo sviluppo e il rafforzamento della CTH, anche alla luce dell’oggettiva difficoltà in cui versa la società civile haitiana nel suo complesso. I dirigenti della CTH stanno mostrando in queste ore una forza d’animo e un coraggio che ha dell’incredibile, la comunità sindacale internazionale deve appoggiare questo sforzo, coordinando gli aiuti e convogliandoli sulle priorità del lavoro, dei lavoratori e del rispetto dei loro diritti. La ricostruzione e la cooperazione internazionale possono rappresentare per la CTH una grande opportunità per rivestire nuovamente il ruolo, in sostanza esclusivo, di rappresentanza dei lavoratori haitiani e per sviluppare una maggiore consapevolezza anche in termini di reti regionali e internazionali, sul lavoro e sul lavoro migrante in particolare.
ISCOS: A questo proposito, vari analisti rilevano da un lato il possibile aumento della pressione migratoria in Repubblica Dominicana e dall’altro un possibile inasprimento delle condizioni dei lavoratori migranti già presenti nel paese, lei a questo proposito che opinione ha?
GdR: Per quanto riguarda l’elemento dei lavoratori haitiani nel paese, fino al momento il governo sta dimostrando sensibilità e lungimiranza, permettendo il rientro ad Haiti e il successivo ritorno in Repubblica Dominicana anche a quei lavoratori che non sono in possesso del permesso di soggiorno secondo le attuali norme del Ministero dell’Immigrazione.
Personalmente sono moderatamente ottimista riguardo alla pressione migratoria nel prossimo futuro, perché considero che la ricostruzione debba avvenire in tempi brevi, garantendo opportunità di lavoro che, paradossalmente, prima del terremoto erano impensabili, sia nell’edilizia, sia nella produzione agricola, sia nei servizi. Certo, se la ricostruzione dovesse avere tempi lunghi è prevedibile che la pressione alla frontiera sarà molto forte, la fame non aspetta. E neanche la ricerca di una vita sicura e dignitosa.
ISCOS: Un’ultima domanda, che tipo di intervento sollecita a ISCOS in quanto ong sindacale presente da ormai 2 anni e mezzo nel paese?
GdR: Guardi, innanzitutto ringraziamo ISCOS per la vicinanza e per la collaborazione che ha avuto con la CASC fin dall’inizio del progetto MAE. Il rapporto tra la CASC e la CISL è ormai decennale, passando anche per le relazioni esistenti tra la FAI e il nostro sindacato agricolo, la FEDELAC. Per il futuro la invito a continuare sulla strada intrapresa, che si incentra su progetti per il rafforzamento del sindacato, per la formazione di giovani e donne in particolare, per la difesa dei diritti dei lavoratori, anche dei migranti, e per lo sviluppo rurale incentrato sulla sostenibilità ambientale e sulla generazione di posti di lavoro e occupazione nel rispetto della salute dei produttori e dei consumatori. Credo che questi punti, insieme alla promozione e difesa del lavoro dignitoso possano costituire l’asse d’intervento di ISCOS sia in Repubblica Dominicana sia ad Haiti.

L’audio della testimonianza di Alessio Adanti, di ISCOS CISL
Su Conquiste del Lavoro online nella sezione audio:
http://www.conquistedellavoro.it/cdl/it/Servizi/Audio/info1269563092.htm

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Può uno specchio parabolico essere piatto? l’ultima invenzione di Dominic Wanjihias potrebbe dimostrarsi un efficiente modo di catturare l’energia solare.

Tutti sanno che uno schermo parabolico è una superficie curva che concentra i raggi solari in un punto. Sono utilizzati per le antenne, le luci delle auto, i riflettori. E sono utilizzati per progetti di energia alternativa per concentrare l’energia solare per riscaldare o cuocere.

Dominic pensa che la sua forma sia un ostacolo perchè difficile da trasportare e gestire.

Così ha tagliato delle strisce di acrilico flessibile e le ha posizionate secondo inclinazioni opportunamente calcolate, creando un raggio perfettamente a fuoco.


La bellezza di questo specchio è che:

1. è molto economico,
2. Può essere facilmente smontato o trasferito,
3. Può essere facilmente trasportato, esteso o raccolto in un tubo,
4. Si può riparare sostituendo una striscia soltanto (piuttosto che l’intero specchio parabolico)

Questo progetto è stato realizzato da Dominic Wanjihia con Nairobi University e il FabLab del MIT.

Fonte: Afrigadget



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