Riportiamo da Misna:
“Il pacchetto di salvataggio economico da oltre 700 miliardi di dollari concepito dall’attuale amministrazione statunitense è nettamente superiore a quello stanziato per il 2008 ma non è sufficiente per una crisi che si profila come peggiore di quella dello scorso anno”: ne è convinto il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz che, in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano brasiliano ‘O Estado’ di San Paolo, chiede ai paesi industrializzati programmi di rilancio economico “più sostanziosi” e aiuti finanziari “incondizionati” nelle aree meno sviluppate del mondo. Attualmente, alla guida di una commissione di esperti incaricata dall’Onu di studiare una riforma del sistema monetario e finanziario internazionale, il premio Nobel ritiene che “molti paesi emergenti” sono diventati “vittime innocenti” della crisi. “L’ironia – ha detto ancora Stiglitz – è che, mentre il governo degli Stati Uniti dava lezioni su regole e istituzioni nei paesi emergenti, le loro politiche sono state un totale fallimento”. Il premio Nobel ha avvisato inoltre che “nonostante vi sia un accordo globale di non ricorrere al protezionismo, molti pacchetti di soccorso si basano su misure protezionistiche di cui i paesi in via di sviluppo risentiranno molto più degli atri”. La realtà, aggiunge Stiglitz, “è che l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) si è rivelata una delusione perché le sue strategie – compreso il ciclo di Doha, che negozia la liberalizzazione del commercio mondiale – non porteranno vantaggi sostanziali ai paesi in via di sviluppo” e pertanto “i paesi ricchi devono aprire unilateralmente i loro mercati ai più poveri del mondo che non hanno soldi per rilanciare le attività economiche”. Molti paesi emergenti “hanno bisogno di aiuto per superare la crisi” conclude Stiglitz, e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) dovrebbe aiutarli “senza condizioni” e “senza esigere un aumento degli interessi e il taglio alle spese (pubbliche, ndr) che hanno portato alla recessione”.
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Segnaliamo da MISNA
L’Africa orientale è divenuta la terza area nel mondo di coltivazione dell’ “Artemisia annua”, da cui si estratte una sostanza fondamentale per medicinali contro la malaria, dopo la Cina e il Vietnam da cui questa pianta terapeutica proviene. Almeno 4000 piccoli agricoltori in Kenya traggono sostentamento dalla coltivazione arrivata a 4000 ettari nel 2009, secondo i dati di un’azienda privata che compra la materia prima ed ne estrae la sostanza. Introdotta circa 12 anni fa, in Kenya la coltivazione di Artemisia annua ha raggiunto livelli commerciali consistenti dal 2004 ed è in rapida crescita; similmente è accaduto in Uganda e Tanzania. L’artemisia ha il vantaggio di richiedere poche cure, sia in fertilizzanti che pesticidi, e se ne può produrre circa 2 tonnellate di foglie per ettaro. Il prezzo pagato dalle aziende ai coltivatori è tra 430-460 euro la tonnellata, mentre il prezzo dell’artemisina (la sostanza estratta dalla pianta) sul mercato internazionale ha raggiunto cifre oscillanti negli ultimi anni fino a 1300 euro al chilo. Secondo dati ufficiali, ogni anno in Kenya la malaria uccide tra i 16.000 e 20.000 bambini; il governo spende annualmente 18 milioni di euro per acquistare 17 milioni di dosi di Act (sigla del farmaco a base di artemisina il cui uso è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità) che sono distribuite gratuitamente attraverso il servizio sanitario pubblico, mentre nelle farmacie private ogni dose costa tra i 4 e 6 euro.
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Un storico Congresso di tre giorni della Federazione dei Sindacati della Birmania (FTUB) si è concluso ieri al confine tra Thailandia e Birmania, con l’adozione della nuova Costituzione, e la rielezione di U Hla Oo come Presidente e Maung Maung come Segretario Generale. La FTUB, che è stata fondata nel 1999, è stata sempre in prima linea nella lotta per la democrazia e i diritti umani. La Costituzione conferma lo status di FTUB come organizzazione sindacale indipendente, democratica, impegnata per i diritti del lavoro, in particolare per le norme dell’Organizzazione internazionale del lavoro, per tutti i lavoratori birmani.
I delegati al Congresso hanno espresso il loro ringraziamento per il movimento sindacale internazionale, per la forte solidarietà dimostrata dai sindacati in tutto il mondo a sostegno dei loro colleghi birmani, e si sono impegnati a rafforzare la cooperazione internazionale.
Una caratteristica fondamentale del Congresso è stata la ri-affermazione del FTUB dell’impegno per la fine dello Stato militare e l’introduzione della democrazia. Il Congresso ha chiesto un boicottaggio delle “elezioni farsa” dei militari nel 2010, e che sono destinate ad aumentare la credibilità del regime senza fargli cedere il potere assoluto che attualmente detiene. Il Congresso ha anche promesso di portare avanti la lotta contro l’uso sistematico del lavoro forzato da parte dei militari, con le prove che il regime ha utilizzato il lavoro forzato in progetti di ricostruzione a seguito del devastante ciclone Nargis del maggio 2008.
FTUB inoltre ha mantenuto la sua richiesta di sanzioni economiche contro la giunta militare, rilevando che il 90% della popolazione della Birmania vive con meno di 1US $ al giorno, e che le uniche persone ad ottenere un reale beneficio dalle relazioni commerciali ed economiche con gli altri paesi sono la piccola minoranza della popolazione che gestisce il regime e i loro più vicini sostenitori.
“FTUB esce da questo Congresso forte, unita e determinata a lavorare per un futuro migliore per i lavoratori birmani e l’intera popolazione del paese. La Federazione ha chiaramente un sostegno molto forte all’interno del paese, nonostante le continue molestie e la brutalità del regime verso tutti coloro sono sospettati di sostegno al sindacalismo reale. ITUC e i suoi partner internazionali continueranno a rafforzare il sostegno alla FTUB nella sua lotta per la democrazia, la giustizia e i diritti dei lavoratori “, ha detto Jaap Wienen, Vice Segretario generale ITUC, che ha rappresentato la Confederazione al Congresso.