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  • Mar 11, 2024
  • 2 minutes

Riportiamo da Misna:

Farid EsackIl lato orientale del muro di separazione (muro “della vergogna” o barriera di annessione coloniale secondo diverse associazioni per i diritti umani) che divide la Cisgiordania da Israele sta per ospitare uno dei più grandi graffiti al mondo. Attivisti olandesi e palestinesi scriveranno sulle lastre di cemento che lo compongono una lettera di oltre 2000 parole, in cui l’autore denuncia “la brutalità dell’apartheid israeliano”. Il testo, opera dell’intellettuale e attivista politico sudafricano Farid Esack, nominato dall’ex-presidente e premio Nobel per la pace Nelson Mandela alla guida di una commissione per i diritti umani e l’uguaglianza di genere, sarà scritto nero su bianco su un’unica riga, lunga circa 2500 metri. “Hanno forse dimenticato, i nostri fratelli e sorelle ebrei, l’umiliazione da loro patita” si chiede Esack nella missiva “ al punto che, nella loro terra, assistiamo a qualcosa di più brutale, spietato e inumano di quanto mai accaduto durante il regime di apartheid?”. In un altro brano, riportato oggi dal quotidiano israeliano Ha’aretz, lo scrittore musulmano sottolinea, in riferimento alla recente offensiva israeliana ‘Piombo fuso’ sulla Striscia di Gaza, costata la vita a oltre 3000 persone, che “neanche durante la segregazione razziale in Sudafrica si erano usate bombe e armi micidiali contro civili disarmati”. Secondo gli attivisti impegnati nel progetto, la scrittura del testo richiederà all’incirca otto giorni; la lettera andrà ad aggiungersi ai circa 850 messaggi che dal dicembre 2007 gli attivisti di ‘Send a message’, una ong di attivisti olandesi e palestinesi, hanno scritto sul muro e che gli sono stati commissionati per soli 30 euro da internauti di tutto il mondo. “Il nostro è un modo per dimostrare ai palestinesi che non sono soli e che il mondo non li ha dimenticati” dice Justus Van Oel, responsabile del progetto per parte olandese. Quanto ai palestinesi, i graffiti sono un modo per esorcizzare le difficoltà e inviare un messaggio all’esterno, precisa Faris Arouri, da parte palestinese: “Siamo persone come te, con senso dell’umorismo e voglia di vivere”.

Per saperne di più: Send a message

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Le associazioni Tenda di Abramo e Free Woman organizzano in memoria di Elena Passini una serie di iniziative.
Un’occasione di riflessione sui temi relativi alla marginalità e alla progressiva perdita dei diritti che le persone immigrate o in situazione di difficoltà estrema subiscono nello scenario socio-culturale attuale.
La necessità di approfondire tali temi nasce anche dalla considerazione della drammaticità del momento storico che stiamo vivendo: le proposte legislative che riguardano gli immigrati (pacchetto sicurezza, possibilità di segnalazione dei clandestini da parte dei medici, schedatura dei senza fissa dimora) destano infatti forte preoccupazione e sconcerto perché sono il tragico segnale di una lettura del fenomeno immigrazione solo in chiave di allarme sociale e di sicurezza e non secondo gli imprescindibili paradigmi interculturali.

DEDICATO AD ELENA
ATTRAVERSARE IL CONFINE…
PER COSTRUIRE UNA CONVIVENZA POSSIBILE

Martedì 31 Marzo 2009 Ore 21.30
CINEMA TEATRO EXCELSIOR
FALCONARA M.ma
Proiezione del film PARADA di Marco Bechis
Il film ha per oggetto la riflessione sul tema del riscatto dall’emarginazione dei bambini di strada in Romania

Venerdì 3 Aprile 2009 Ore 21.15
Teatro di MONTEMARCIANO
CONCERTO di MUSICA POPOLARE BRASILIANA dal titolo “SAUDADE do BRASIL”
SELMA HERNANDEZ
Quintet

Martedì 7 Aprile 2009
Ore 21.30
CINEMA TEATRO EXCELSIOR
FALCONARA M.ma
Proiezione del film IL GIARDINO DI LIMONI di Eran Riklis
Il film ha per oggetto la riflessione sul difficile rapporto tra le culture israeliana e palestinese

La rassegna si concluderà con un incontro nel mese di maggio aperto a tutta la cittadinanza e alle istituzioni. Il convegno sarà l’occasione per una riflessione pubblica con alcuni esperti che con il loro lavoro quotidiano testimoniano e tracciano percorsi di integrazione e inclusione sociale.

Per saperne di più: Tenda di Abramo



ISCOS Marche

  • 11 Marzo 2024
  • 2 minutes
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il pesce e i diritti cambogiaChi si occupa di aiuti umanitari era solito dire che se dai ad un uomo un pesce lo sfami per un giorno; insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita. Ma…

‘Se va bene per un uomo potrebbe andare bene per una donna, e quella donna sa già come pescare.
Lei vorrebbe che il suo fiume fosse libero dalle aziende che rubano legname e dai pescatori di frodo.
Preferirebbe che il governo non costruisca dighe enormi, dighe che hanno rovinato i suoi mezzi di sussistenza.
Preferirebbe che la polizia non cacci via brutalmente le comunità per far posto alla diga.
Non vuole carità. Vorrebbe rispetto per i suoi diritti.’

Una donna capo villaggio, Cambogia

Mrs Svey Sap Sak, Cambogia. Foto: Jack Picone/Oxfam

Da: The urgency of now, Oxfam


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  • 11 Marzo 2024
  • 2 minutes

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