• Mar 11, 2024
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Le organizzazioni rurali efficienti, come le associazioni di produttori e le cooperative, sono decisive per la riduzione di fame e povertà. Esse, infatti, consentono ai piccoli produttori di rispondere meglio alla crescente domanda di cibo sui mercati locali, nazionali e internazionali, riuscendo al tempo stesso a migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e politiche. E’ questo il filo conduttore di una serie di studi riportati in una nuova pubblicazione congiunta della FAO e dell’IFAD (il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo).
Lo studio Good practices in building innovative rural institutions to increase food security (Buone pratiche nella costruzione di istituzioni rurali innovative per incrementare la sicurezza alimentare), pubblicato in coincidenza con l’Anno Internazionale delle Cooperative 2012, presenta trentacinque casi di positive innovazioni istituzionali che sono riuscite a rafforzare e dare maggiori strumenti ai produttori su piccola scala, e contribuito così alla sicurezza alimentare in diverse regioni del mondo.
“Per essere pienamente produttivi i piccoli contadini, i pescatori, i pastori, le popolazioni forestali dei paesi in via di sviluppo hanno estremo bisogno di servizi “, affermano il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, e il Presidente dell’IFAD, Kanayo F. Nwanze, nell’ introduzione.“Occorre riconoscere il ruolo cruciale di organizzazioni e assetti istituzionali innovativi per essere più efficaci nell’impegno di ridurre la povertà e garantire la sicurezza alimentare”.
I casi studiati illustrano alcuni dei servizi e delle risorse che questi assetti istituzionali e nuovi modelli di partecipazione pubblico-privato possono offrire ai piccoli produttori: possono consentire l’accesso alle risorse naturali e alla loro gestione; facilitare lo sbocco sui mercati e migliorare le informazioni e le comunicazioni. Alcune di queste esperienze riportate nello studio FAO-IFAD mostrano l’importanza di includere i giovani nelle organizzazioni contadine e nei processi decisionali.
“Mettendo in luce i fattori di successo, queste buone pratiche consentono a chi si occupa di sviluppo e a tutte le altre parti coinvolte di imparare dai risultati positivi conseguiti in alcuni paesi, e replicare altrove queste esperienze“, continuano Da Silva e Nwanze . “Ci auguriamo che responsabili politici e operatori dello sviluppo possano trarre ispirazione e portare avanti questo tipo d’esperienze, per promuovere partenariati innovativi per il raggiungimento di efficaci strategie di sicurezza alimentare e di sviluppo rurale”.
Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, le donne sono tra coloro che hanno tratto maggiore beneficio dalle organizzazioni rurali e da altri tipi di istituzioni innovative. Le donne rappresentano in media il 43% della forza lavoro agricola dei paesi in via di sviluppo. Anche se la loro condizione economica e sociale è in netto miglioramento, va ricordato che rispetto agli uomini, in genere le donne che lavorano nei campi sono meno pagate, hanno lavori meno sicuri e minore accesso a risorse agricole quali terra, bestiame, credito.
Le organizzazioni di produttori agricoli, insieme a collegamenti con le organizzazioni non governative, con la ricerca, con il settore pubblico e privato, possono anche aiutare i produttori su piccoli scala a dare voce alle proprie esigenze e ai propri interessi ed influenzare così i processi decisionali.
viaFAO: istituzioni rurali, strumenti di progresso economico e sociale | BuoneNotizie.it.

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Lo sciopero generale indetto per giovedi’ prossimo dall’Ugtt, il piu’ importante sindacato della Tunisia, si sta trasformando in una prova di forza tra il governo e le forze dell’opposizione laica. Il Paese, che certamente non aveva bisogno di questa contrapposizione frontale tra esecutivo e sindacato, aspetta con il fiato sospeso, ricordando quanto accaduto la scorsa settimana, quando la sede centrale dell’Ugtt – nel cuore di Tunisi – fu presa d’assalto dai miliziani della Lega per la protezione della rivoluzione, dichiaratamente accanto al Governo e, per esso, ad Ennadha, il partito egemone che non intende indietreggiare d’un passo davanti alle richieste della centrale sindacale. Lo sciopero generale, indetto come risposta alla violenza contro i sindacalisti (alcuni dei quali finiti in ospedale dopo essere stati aggrediti), sta diventando, giorno dopo giorno, il segno di come una parte consistente dei tunisini non intende sottostare al sistema di potere avviato da Ennahdha e chiedono che esso venga fermato. Da parte loro, i nadhauisti affermano che quanto sta accadendo non e’ altro che un passo della strategia complessiva che intende indebolire il governo e la ”rivoluzione” di cui esso si considera figlio, per rimettere in pista i vecchi esponenti del regime di Ben Ali, quelli che facevano parte dell’Rcd, il braccio politico della dittatura e che, oggi, tenterebbero di rientrare in gioco della politica aderendo a questo o quel partito dichiaratamebnte di opposizione. L’Ugtt ha comunque voluto che la popolazione, per lo sciopero generale, affronti disagi minimi e per questo l’astensione del lavoro sara’ parziale in alcuni settori strategici, come quelli energetici (gas e luce), della sanita’, dell’alimentare e dell’informazione, che sara’ ridotta al minimo. Ma tutto il resto ”rischia” di restare paralizzato, a partire dai trasporti, settore vitale soprattutto nelle grandi citta’, dove coprono non meno del 60 per cento degli spostamenti nel perimetro urbano. C’e’ chi ha fatto i conti di quanto costera’ lo sciopero generale quantificando la perdite in non meno di 700 milioni di dinari, circa 350 milioni di euro. Troppo, ha commentato qualcuno, per un Paese povero. viaTunisia: sciopero, prove generali d’opposizione al Governo – Politica – ANSAMed.it.

  • 11 Marzo 2024
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Segnaliamo la notizia della morte di Mohamed Fizazi, studente universitario, in seguito alle percosse ricevute dalle forze dell’ordine a Fès. Il padre, un imam, ha chiesto l’intervento del Re e si rifiuta di autorizzare la sepoltura fino a quando non verrà effetuata un’autopsia.

Per approfondire:

L’articolo di maghreb.msn.com:

La cité universitaire de Fès est en deuil. Mohamed Fizazi, un étudiant de 3eme année en philologie anglaise, est décédé samedi, au CHU de Fès, cinq jours après avoir été grièvement blessé pendant des affrontements ayant opposé des étudiants aux forces de l’ordre. Aujourd’hui, son père réclame une intervention royale pour que justice soit rendue à son fils. Le père de Mohamed Fizazi, l’étudiant marocain de Fès, décédé samedi au Centre hospitalier universitaire de Fès, est encore sous le choc. Cet imam, qui officie depuis 40 ans dans une mosquée de la capitale spirituelle du Maroc, veut que la lumière soit faite sur le décès de son fils. Dans un entretien filmé et publié ce lundi 28 janvier par site d’actualité local Fesnews.net, il affirme que ce dernier est mort après avoir été violement tabassé par les forces de l’ordre et réclame, en pleurs, une intervention directe du roi Mohammed VI pour que « justice soit rendue » à son fils. Aussi, le corps du défunt n’aurait toujours pas été enterré. A en croire Lakome.com, le père refuse de signer l’autorisation d’enterrement, avant qu’une autopsie ne soit pratiquée sur le corps de la vicitime, chose qui n’a pas été faite jusqu’à présent. Retour sur les circonstances de sa mort Mohamed Fizazi, 22 ans, aurait, en effet, succombé samedi, dans l’après-midi, à ses blessures contractées lundi dernier, au cours d’une « violente intervention des forces de l’ordre » qui avait pour objectif de mettre fin à un rassemblement d’étudiants de la cité universitaire Fès-Saïs. Des photos de la vicitime inconsciente, capturées au cours de son séjour à l’hôpital universitaire, ont été publiées par le portail Fès News. Selon des sources locales de l’Association marocaine des droits humains (AMDH), citées par l’agence de presse EFE, le rassemblement en question avait pour but de dénoncer « la situation catastrophique de l’université, la pénurie des enseignants », ainsi que « le manque de bourses d’études et de lits dans les chambres de la cité universitaire ». La situation serait actuellement « très tendue » à l’université et la police aurait encerclé le campus concerné, rapporte la même source. Entre temps, plusieurs associations sont mobilisées sur l’affaire. L’Union pour le changement du système éducatif prévoit notamment de lancer une campagne de soutien et solidarité avec le défunt. Une page facebook baptisée « Tous Mohamed Fizazi » vient d’être créée dans ce sens. via
Maroc : Le père d’un étudiant décédé des suites d’une ...

il video

http://youtu.be/lBduwMnEG04

 la pagina facebook (attenzione: immagini di violenza)

https://www.facebook.com/TousMohamedFizazi
  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes

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