• Mar 11, 2024
  • 3 minutes

(di Luciana Borsatti) (ANSAmed) – ROMA, 26 OTT – Le donne sono solo il 22% della popolazione occupata nell’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa), e il 27% in media in Egitto, Giordania, Libia, Marocco e Tunisia. Le quote piu’ basse a livello mondiale, dove il massimo impiego femminile si registra nell’area Estremo Oriente- Pacifico (il 70%) e dove l’area sub-sahariana presenta, grazie all’agricoltura, la stessa percentuale dell’Unione Europea (64%, contro il 46% dell’Italia). Parte da queste cifre – basate su dati di Ocse, Banca Mondiale, Unhcr e Ilo – uno studio sui Diritti economici della donna in Egitto, Giordania, Libia, Marocco e Tunisia che la consulente Ocse Serena Romano ha presentato a Roma, nell’ambito del soggiorno di sette imprenditrici libiche organizzato dalla associazione Pari o Dispare con il sostegno del Mae e dell’Eni. Epppure, osserva la consulente, un aumento dell’occupazione e dell’imprenditorialita’ femminile potrebbe far crescere in modo significativo il Pil dei Paesi meno sviluppati. Lo ha rilevato solo pochi giorni fa l’Economist, in un’interessante proiezione di quanto accadrebbe in Egitto se, entro il 2020, l’impiego delle donne (ora fermo al 24%) raggiungesse la stessa quota di quello dell’uomo: il Pil salirebbe del 34% – niente male per un’economia che ha risentito dei recenti rivolgimenti politici.
Eppure i cinque Paesi presi in esame garantiscono alla donna, sul piano normativo, tutti i diritti economici: dalla possibilita’ di avere un impiego, una proprieta’ o l’accesso al credito a quella di avviare un’ impresa. ”Il problema e’ che – osserva Serena Romano – il diritto di firmare un contratto mal si concilia con l’obbligo di obbedire al marito”.
Insomma, quanto riconosciuto dalle leggi dello Stato rischia di cozzare contro il diritto consuetudinario o lo statuto della persona come definito dalla religione, in particolare la legge islamica. In base alla quale, per esempio, una donna eredita dai genitori la meta’ del fratello, ha una potesta’ molto limitata sui figli e, se sposata, in Egitto e in Giordania puo’ avere un passaporto solo con l’accordo del marito.
E’ con limiti come questi che si scontra la reale possibilita’ per una donna di lavorare fuori casa o fare l’imprenditrice. Perche’, osserva ancora la consulente, e’ difficile avere un’azienda o un lavoro se non si puo’ viaggiare, dare la cittadinanza e l’accesso ai servizi pubblici ai figli in caso di soggiorno all’estero, discutere di affari o lavorare in fabbrica se non si puo’ uscire liberamente di casa o si deve rientrare prima di una certa ora. Diversa poi la situazione legislativa dei cinque Paesi su alcune questioni particolari come la parita’ di retribuzione con l’uomo (non formalmente assicurata in Tunisia), la non discriminazione sessuale (non garantita in Egitto e Giordania), la difesa dalle molestie sessuali sul lavoro (effettiva solo in Marocco), la possibilita’ di avviare iniziative giudiziarie (carente ancora in Egitto e Giordania).
Cortocircuiti e contraddizioni che si evidenziano anche in rapporto alla Cedaw, la Convenzione Onu per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne: ratificata da tutti i cinque Paesi in esame (come dall’Arabia Saudita, del resto) ma sempre con riserve (tranne nel caso del Marocco, ma solo dal 2011) legate alla statuto della persona e alla sharia. Insomma, sottolinea la studiosa, ”la legge consuetudinaria o la sharia spesso regolano le norme sullo statuto della persona, e possono cosi’ avere un impatto decisivo sui loro diritti economici e la possibilita’ di avere un’impresa o una carriera.
Ma l’eguaglianza puo’ solo essere una”.

PREVIOUS POST

Abu Dhabi — HM King Mohammed VI, accompanied by HRH Prince Moulay Rachid, left on Tuesday Abu Dhabi, heading for Kuwait at the end of an official working visit in the United Arab Emirates (UAE). Kuwait is the last leg of the royal tour which took the sovereign to Saudi Arabia, Jordan, Qatar and the UAE. At the Abu Dhabi international airport, HM the King, accompanied by HRH Prince Moulay Rachid, reviewed a detachment of the guard of honor and was greeted by vice-president, Prime minister and Emir of Dubai, HH Sheikh Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, and Crown of prince of Abu Dhabi and Deputy Supreme Commander of armed forces, HH Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan. The Sovereign was also greeted by their highnesses the Sheikhs, several members of the Emirati government and other high-ranking figures. HM the King was also greeted by Morocco’s ambassador in Abu Dhabi Mohamed Ait Ouali, and members of the Moroccan diplomatic mission. During this visit, HM the King met with HH Sheikh Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, in the presence of HH Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan and HRH Prince Moulay Rachid. Emirates’ vice-president offered, on the same occasion, in the name of the Emirati head of State HH Sheikh Khalifa bin Zayed al Nahyane, an official dinner in honor of His Majesty the King. (Allafrika.com) On Monday evening, the two countries’ delegations held a large meeting at the levels of advisors and ministers to examine prospects of bilateral cooperation in the light of the partnership concluded between the GCC and Morocco. HM the King is accompanied, during this visit, by the sovereign’s advisors Omar Azzimane, Zoulikha Nasri, Fouad Ali Al Himma and Yasser Znagui, as well as Foreign Minister Saad El Dine Otmani, Minister of Economy and Finance Nizar Baraka, Minister of Agriculture and Fisheries Aziz Akhannouch, Minister of Equipment and Transport Aziz Rebbah, Minister of Health Houcine El Ouardi, Minister of Energy Fouad Douiri.

  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes
NEXT POST

Autore Guardi Jolanda; Vanzan Anna Prezzo Sconto 15% € 10,20 (Prezzo di copertina € 12,00 Risparmio € 1,80) Dati 2012, 206 p., ill., brossura Editore Ediesse (collana Sessismoerazzismo) L’immagine che l’Occidente ha della cultura musulmana è quella, tra l’altro, di una cultura omofobica e avversa alle sfumature di genere. C’è chi ritiene che l’omosessualità, intesa come rapporto paritario, non sarebbe esistita nel mondo musulmano fino all’incontro con la modernità occidentale; chi predica invece che l’omosessualità sia sempre stata diffusa nelle società musulmane a causa della segregazione tra i sessi, rivelando il proprio insito razzismo perché la riduce al mero atto sessuale e a una forzata necessità. C’è chi considera “tutto ciò che altera l’ordine del mondo” un grave “disordine, fonte di male e, fondamentalmente, anarchia”. Meglio allora la transessualità intesa come cambiamento di sesso che il travestitismo; meglio maschie barbe che il volto sbarbato; meglio imputare l’omosessualità alla “decadente” cultura occidentale, e rinnegare in tal modo la sua matrice autoctona. In realtà, la storia dell’omosessualità nelle società musulmane è complessa e articolata, e presenta sostanziali variazioni nel tempo e nelle realtà socio-geografiche e una vasta gamma di atteggiamenti tra i musulmani stessi. Il presente libro offre una panoramica ampia ed esaustiva, spesso dissacrante e provocatoria, del rapporto omosessualità-islam. Partendo dall’analisi dei testi sacri musulmani (Corano e hadith), il volume affronta l’argomento con un’analisi condotta in prospettiva teorica, storico-sociale e letterario-artistica, con rigore linguistico nell’uso o nella traduzione di termini arabi e persiani. Acquista il libro su IBS

  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *