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  • Mar 11, 2024
  • 3 minutes

Azione globale per la giustizia e per i lavoratori iraniani il 26 giugno

L’ITUC ha espresso grave preoccupazione per la situazione in Iran a seguito delle contestate elezioni in cui il Presidente Mahmoud Ahmadinejad e’ stato dichiarato vincitore nonostante le accuse di frodi elettorali da parte dei candidate dell’opposizione. Molte persone sono state uccise e molte altre ferite dalle forze governative che hanno represso brutalmente le enormi manifestazioni che chiedevano che si ricontassero i voti o l’annullamento delle elezioni.

“ La violenta risposta da parte delle autorita’ contro i manifestanti pacifici deve esere condannata e i responsabili delle morti e dei feriti devono essere perseguiti dalla giustizia. Il popolo dell’Iran ha il diritto di avere la piena democrazia e la trasparenza e chiediamo a tutti coloro che sono al potere di assicurare che la democrazia e i diritti umani riconosciuti internazionalmente siano pienamente rispettati” ha dichiarato Guy Ryder segretario Generale CSI.

Nonostante una repressione dei media, arrivano rapporti di arresti di attivisti politici e giornalisti. L’ITUC e i suoi partners delle Global Unions continuano a concentrare la loro azione sulla campagna per il rilascio dei sindacalisti che sono stati imprigionati e in sostegno dei diritti dei lavoratori.

Tra coloro in carcere c’e’ il leader dei sindacati dei trasporti Mansour Osanloo, che e’ stato picchiato e arrestato dale forze di sicurezza il 10 luglio 2007. Tre settimane dopo essere intervenuto al Consiglio Generale della CSI a Brussel. Manifestazioni ed altre iniziative si terranno il 26 giugno , giornata internazionale per la giustizia per i lavoratori iraniani, con iniziative coordinate tra CSI, Ces, EI, ITF e IUF .
Tra gli eventi gia’ previsti:

Manifestazioni di fronte alle ambasciate iraniane in Belgio, Francia e Olanda.

In Australia, i sindacati e le organizzazioni iraniane effettueranno una manifestazione di fronte alla ambasciata a Canberra alle 12 del 26. Altre iniziative sono in programma a Sydney e Melbourne;

In India, la All India Railwaymen’s Federation organizzera’ manifestazioni, marce etc.

In Indonesia, i sindacati manifesteranno a Jakarta e terranno una riunione di preghiera al porto di Tanjung Priok;

In Giappone, i sindacati terranno una iniziativa il 24 giugno e adotteranno una mozione a sostegno della campagna.

A Wellington Nuova Zelanda, vi sara’ una banda di tamburi e teatro di strada di fronte all’ambasciata.

In Nigeria, una manifestazione si terrà all’aereoporto di Murtala Muhammed a Lagos;

In Thailandia, i sindacalisti dimostreranno all’ambasciata iraniana, e visiteranno l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) per sollevare la questione della violazione dei diritti umani e dei lavoratori in Iran;

A Londra si terrà una manifestazione presso l’ambasciata iraniana.

“Le autorità iraniane hanno un deplorevole record per le questioni inerenti i diritti dei lavoratori, preferendo reprimere l’attività sindacale indipendente piuttosto che il rispetto di standard globali dell’Organizzazione internazionale del lavoro. I sindacalisti incarcerati devono essere rilasciati senza indugio, e il pieno rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori deve essere una parte centrale di quello che deve diventare una vera democrazia in Iran “, ha dichiarato Ryder.

Per maggiori dettagli : www.justiceforiranianworkers.org o contattare:

ITUC. Press Officer Mathieu Debroux. Tel: +32(0)2 22 40 204. Email: mathieu.debroux@ituc-csi.org
ITF. Press officer Sam Dawson. Tel: +44 (0)20 7940 9260. Email: Dawson_sam@itf.org.uk
EI. Nancy Knickerbocker. Tel: +32 (0)2 22 40 611. Email: Nancy.knickerbocker@ei-ie.org
IUF. Peter Rossman. Tel: +41 22 793 22 33. Email: iuf@iuf.org

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Negli ultimi due anni i media hanno registrato trecentodicianove casi di violenza razzista in Italia e le aggressioni sono in continuo aumento. Centodiciannove nel 2007, centoventiquattro nel 2008 e nei primi quattro mesi 2009 si contano già settantasei atti di violenza. Numeri che riguardano persone reali. Una ricostruzione solo parziale, la punta dell’iceberg si potrebbe definire, di un fenomeno in costante crescita. Cronache di ordinaria intolleranza documentate nel “Libro bianco sul razzismo in Italia” curato dall’associazione Lunaria. «É un lavoro collettivo-spiega il presidente di Lunaria Gulio Marcon -uno strumento utile a gruppi e associazioni per capire e arginare un fenomeno montante», quello del razzismo. Un tentativo di decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi comuni nell’opinione pubblica e nel discorso dei media attraverso l’analisi di otto casi esemplari: dal pogrom di Ponticelli alla strage di Erba, dalla violenza subita da Navtej Singh a Nettuno sino al caso dello stupro della Caffarella.

I curatori del Libro bianco fanno una premessa: l’Italia non è un paese razzista, ma è innegabile che esistano preoccupanti fenomeni di razzismo. Nel paese sembra essere in atto un processo di legittimazione culturale, politica e sociale del razzismo che vede protagonisti gli attori pubblici e istituzionali. E, in un Europa che sembra sempre più pervasa da pulsioni xenofobe, il caso italiano appare ancora più inquietante. L’opinione pubblica internazionale e le istituzioni europee guardano con sempre maggiore preoccupazione al caso Italia. E il rapporto di Lunaria è aggiornato all’aprile 2009, quando ancora l’Europa non aveva visto l’Italia all’opera nel lavoro di respingimento degli immigrati e nella diatriba con Malta su chi dovesse ospitare i migranti alla deriva sul cargo Pinar. Preoccupa tuttavia la saldatura avvenuta tra razzismo istituzionale, xenofobia popolare e stigmatizzazione mediatica dello straniero.


ISCOS Marche

  • 11 Marzo 2024
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Segnaliamo un interessante articolo da Osservatorio Balcani di Majola Rukaj

La mancata ammissione alla lista bianca di Schengen fa aumentare in Albania la convinzione di essere cittadini di serie B e fa di Bruxelles una meta ancora lontana. Il dibattito in Albania a seguito della recente proposta sui visti della Commissione europea.
L’Albania rimane nella lista nera, e diversamente da quanto previsto, il 1 gennaio del prossimo anno non rappresenterà un momento storico d’avvicinamento del paese balcanico allo spazio Schengen. La notizia ha colto l’attenzione dei media e della politica albanese, tanto da fare passare in secondo piano l’atmosfera tesa post-elettorale mentre lo spoglio, a un mese dalle votazioni, non è ancora stato concluso del tutto.

La mancata promozione dell’Albania nella lista bianca – come avvenuto del resto anche per Kosovo e Bosnia – è stata ampiamente interpretata da politici, politologi e giornalisti albanesi all’insegna della frustrazione e della percezione che nonostante il progresso la situazione dell’Albania pare agli occhi di Bruxelles di gran lunga peggiore rispetto ai suoi vicini balcanici.

continua la lettura su Osservatorio Balcani


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  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes

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