• Apr 01, 2020
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A tre mesi dalle elezioni legislative del 18 giugno, l’Albania scivola nella crisi politica. Il governo di Edi Rama ha licenziato quattro dei suoi ministri (tra cui il responsabile dell’Interno Saimir Tahiri), ufficialmente perché possano «concentrarsi sulla campagna elettorale». Ma l’opposizione, che da un mese porta ogni giorno in piazza migliaia di persone chiedendo un governo tecnico che garantisca elezioni «libere e democratiche», va giù dura parlando addirittura – con il leader del Partito democratico (Pd) Lulzim Basha – di corruzione e di collusioni col crimine organizzato. Tahiri in particolare è nel mirino: secondo i suoi detrattori non avrebbe fatto abbastanza per arrestare il proliferare di trafficanti e produttori di droga. Business effettivamente in crescita nel paese, come confermato anche da alcuni diplomatici a Tirana.La gravità della situazione nel Paese emerge proprio dal fermento delle cancellerie occidentali. Rama si è confrontato con una delegazione di ambasciatori, tra cui il rappresentante degli Usa Donald Lu e dell’Osce Bernd Borchardt. Qualche giorno prima era toccato a Basha incontrare alcuni dignitari europei. Massimo riserbo sui colloqui, ma il livello di attenzione è alto.Il governo intanto cerca di tenere dritta la barra del timone. Le dimissioni dei quattro ministri vengono dipinte dal premier come evento ordinario, ma per diversi osservatori la partenza del titolare dell’Interno, oggetto delle critiche più accese, non è secondaria.Di recente l’attività di Tahiri, responsabile della polizia e dunque anche della lotta alla droga nel paese, è stata criticata da più parti. E mentre un recente rapporto Europol ha definito l’Albania la principale fonte di marijuana commerciata nell’Ue, l’ambasciatore britannicoa Tirana, Duncan Norman, ha annotato che l’Albania controlla il 50% del mercato della droga in Regno Unito. La nomina di Fatmir Xhafaj al posto di Tahiri è stata accolta positivamente dai diplomatici. Ma l’opposizione ha assicurato che non permetterà al nuovo ministro di «entrare in ufficio».

Sorgente: Via quattro ministri, crisi di governo in Albania – Cronaca – Il Piccolo

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Alcuni uomini armati provenienti dal Sud Sudan hanno ucciso 28 persone e rapito 43 bambini in Etiopia. A renderlo noto mercoledì 15 marzo è l’agenzia di stampa Reuters che riporta le dichiarazioni di un funzionario governativo.

Gli attacchi sono avvenuti tra domenica 12 e lunedì 13 marzo 2017 nelle aree di Gambella’s Gog e Jor, ai confini con la regione di Boma del Sud Sudan, secondo quanto riferito da Chol Chany, un portavoce del governo regionale. “I briganti di Murle hanno portato a termine l’attacco e sono fuggiti con 43 bambini”, ha detto Chany alla Reuters. “L’esercito etiope li sta inseguendo, gli assalitori non hanno ancora passato il confine con il Sud Sudan”, ha aggiunto. I governi regionali hanno espresso più volte il timore che la violenza nel Sud Sudan possa estendersi oltre i confini del paese e raggiungere nazioni come Etiopia, Uganda, Kenya e Sudan che ospitano circa un milione di rifugiati del paese confinante. L’attacco del 12 e 13 marzo 2017 è arrivato a circa un anno di distanza da un raid simile nella provincia di Jiwako e in quella di Lare. In quell’occasione più di 200 persone morirono e circa 160 bambini furono rapiti. Sorgente: Alcuni uomini armati del Sud Sudan hanno ucciso 28 persone e rapito 43 bambini in Etiopia – TPI

  • 1 Aprile 2020
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