A comunicarlo ufficialmente è stato Thomas Traumann, portavoce del primo ministro del Brasile, Dilma Rousseff, ad Adis Abeba, la capitale dell’Etiopia. A tale proposito, Truman, ha dichiarato che:
La relazione speciale con l’Africa e’ parte della strategia di politica estera del Brasile
Il paese latino americano, che, a partire dalla presidenza Lula, ha realizzato uno straordinario piano di riforme sociali ed ecologiche ed ha dimostrato di saper competere in modo vincente sui mercati internazionali, ha palesato nel corso degli anni una forte volontà di rafforzare i suoi rapporti diplomatici ed economici con le nazioni africane.
Brasilia è la capitale del Sud America, con il maggior numero di ambasciate africane, 18 per l’esattezza. Negli ultimi dodici anni, tra nazioni africane e Brasile, l’incremento dei vincoli commerciali è passato da 5.000 millones di dollari nel 2000 fino ai 26.500 milioni di dollari nel 2012.
La notizia positiva è che tali relazioni politiche e commerciali si sono andate imperniando su un approccio solidale e la rimozione del debito è una misura imprescindibile per dei rinnovati rapporti economici con le nazioni africane.
viaIl Brasile cancella il debito a dodici Nazioni Africane e crea una nuova Agenzia di Sviluppo.
Nell’arco di 20 anni il numero dei poveri sull’intero pianeta si è quasi dimezzato, passando da 1,9 miliardi di persone a 1,1. Lo sostiene il servizio di copertina dell’ultimo numero dell’ Economistcitando a sua volta dati dell’Onu. Il settimanale si sbilancia addirittura a titolare sulla sua prima pagina «Verso la fine della povertà», arrivando a dire che mai questo obiettivo,nella storia dell’umanità, è stato così a portata di mano. Una tesi sorprendente e che non mancherà di fare discutere. L’inchiesta ricorda innanzitutto che nel 1990 l’Onu e altre organizzazioni internazionali si erano poste una serie di traguardi da conseguire entro il 2015, tra cui dimezzare il numero degli abitanti dei paesi sottosviluppati che vivono al di sotto della soglia di povertà. Quest’ultima era inizialmente fissata simbolicamente a un dollaro al giorno ma strada facendo è stata ritoccata a un 1,25 dollari.
viaL’Economist: la povertà ha i giorni contati – Corriere.it.
Aung San Suu Kyi, attivista e leader dell’opposizione in Birmania, ha deciso di candidarsi alla presidenza del paese alle prossime elezioni, che si terranno nel 2015. Durante un incontro del World Economic Forum sull’Asia orientale, ai delegati riuniti nella capitale birmana Naypyidaw, Suu Kyi ha parlato del futuro del paese concludendo il suo intervento con la speranza di un «cambiamento della Costituzione». Quando il moderatore le ha esplicitamente chiesto se avesse intenzione di presentarsi alle elezioni, lei ha risposto di sì: «Voglio essere candidata alla presidenza e sono sufficientemente sicura sull’argomento».Suu Kyi ha fatto riferimento alla modifica della Costituzione perché attualmente contiene una norma che impedisce la presidenza a chiunque abbia un marito o dei figli che sono cittadini stranieri. Suu Kyi è vedova di Michael Aris, studioso inglese di cultura tibetana e professore a Oxford. Da lui ha avuto due figli che sono cittadini inglesi: secondo la Costituzione scritta dai militari, quindi, non potrebbe dunque candidarsi alla presidenza.
viaAung San Suu Kyi vuole candidarsi alla presidenza della Birmania | Il Post.