• Mar 11, 2024
  • 2 minutes

Tra il 1990 e il 2005 circa 80 milioni di persone si sono spostate da una provincia all’altra della Cina, secondo una ricerca dell’Università di Washington di cui ha parlato pochi giorni fa l’Economist. Se a chi si sposta da una provincia all’altra si aggiungono quelli che si trasferiscono restando all’interno della stessa provincia, possiamo dire che circa 230 milioni di cinesi passano gran parte dell’anno lontano dai luoghi dove sono nati e dove si trovano i loro parenti stretti.Nella maggior parte dei casi si tratta di giovani con meno di trent’anni che lasciano i villaggi rurali dell’interno, dove le condizioni di vita e la povertà diffusa rendono la vita difficile, per spostarsi verso le città industriali della costa, a centinaia di chilometri di distanza. Oltre 150 milioni di persone, il 12 per cento della popolazione del paese, hanno lasciato i villaggi agricoli dell’interno per lavorare altrove.

Le zone di emigrazione principali sono le grandi province dell’interno, come la provincia meridionale del Sichuan, decisamente più povere rispetto alle zone costiere: se il Sichuan fosse inserito nella classifica dei paesi del mondo per PIL pro capite (a parità di potere di acquisto) sarebbe intorno al 110° posto, una sessantina di posizioni più in basso rispetto a Shangai.

Le destinazioni principali sono le città di Shangai e Pechino, ma soprattutto le province costiere come Guangdong e Zhejiang (entrambe nella Cina sudorientale), che hanno un enorme apparato industriale orientato all’esportazione. Nel Guangdong, per ricordare solo uno dei tanti primati della spettacolare crescita economica cinese, è stata assemblata circa la metà di tutti i telefoni cellulari prodotti nel mondo nel corso del 2011, circa 900 milioni di pezzi.

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“Come è bello il sole quando il morente suo chiaror discende
sovra una terra qual lo sei tu Italia paradiso degli esuli “
(P. B. Shelley)

Quante madri tunisine guardano oggi l’orizzonte del mar mediterraneo e si chiedono dove siano finiti i loro figli? Tra la speranza del cuore e il silenzio assordante delle autorità tunisine e italiane non possiamo essere solo spettatori di una vera tragedia umana. Le difficoltà amministrative che riguardano la raccolta di informazioni su chi è arrivato in Italia e ora si trova sul suo territorio, oppure in un’altro paese dell’Unione Europea, sono immense. Se alcuni giovani tunisini arrivati nel mese di gennaio hanno ottenuto un permesso di soggiorno di tipo umanitario e hanno potuto contattare le loro famiglie, migliaia di altri ragazzi sono ora detenuti nei Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in tutta Italia in attesa di gestire le loro pratiche. Nel frattempo poche notizie trasparono da questi centri, tra l’accesso negato dei CEI ai giornalisti e alle associazioni e l’impossibilità di capire chi è ora detenuto al loro interno, non possiamo quantificare quanti ragazzi e soprattutto chi ha raggiunto l’Italia.

L’iniziativa “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” nasce dall’idea che Rebah Kraiem, donna tunisina migrante in Italia, ha avuto per cercare di aiutare le madri e le famiglie dei giovani tunisini partiti negli ultimi mesi dalle sponde della Tunisia diretti verso l’Italia. Questa iniziativa che la nostra associazione appoggia si articola in varie fasi tra l’adesione all’azione “LASCIATECI ENTRARE” e la raccolta di informazioni sugli immigrati tunisini arrivati nel 2011 attualmente in detenzione nei CEI.

L’azione “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” consiste semplicemente nel raccogliere il numero massimo di video e immagini che ritraggono i giovani tunisini arrivati sulle coste italiane negli ultimi mesi. Vogliamo mettere a disposizione delle famiglie il più gran numero di documenti visivi che permetterebbero di identificare i loro figli, vedere che sono lì, da qualche parte in Europa, ma che sono vivi.
La nostra azione non può essere per sua natura esaustiva e non potrebbe dare risposta a tutti ma se riusciamo insieme solo a ridare speranza a qualche madre avremmo raggiunto un grande obiettivo.

Ognuno di noi potrebbe partecipare a questa azione semplicemente fornendo un link a video o immagini che ritraggono giovani tunisini arrivati negli ultimi mesi. Ogni servizio (dei telegiornali), documentario, fotografia o altro materiale presente sul web portebbe essere condiviso in questa pagina e rispondere all’impaziente disperazione di centinaia di famiglie. Inviateci le vostre segnalazioni all’indirizzo pontes@live.it.



  • 11 Marzo 2024
  • 2 minutes
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In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profila un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale. Acquista il libro su IBS
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Dati 2012, 96 p.
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Descrizione
In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profi la un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale.

  • 11 Marzo 2024
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