• Mar 11, 2024
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(Linkiesta.it)
Un gruppo di studenti marocchini ha lanciato una campagna per chiedere al governo, guidato da Muhammad VI, l’ apertura del dibattito sulle riforme del sistema universitario. Uniti dal nome “l’Unione di studenti marocchini per il cambiamento del sistema dell’istruzione” (in francese UECSE), i giovani hanno guadagnato consensi e sostegno attraverso la pagina Facebook che, in meno di un mese, ha raggiunto oltre 10mila fan e l’attenzione dei media internazionali.
Attraverso i social, il 6 agosto 2012 l’unione degli studenti marocchini ha organizzato una manifestazione che ha portato in piazza centinaia di sostenitori; “l’intento è di incoraggiare la società civile a partecipare e di invitare l’elite politica marocchina ad aprire un dibattito nazionale sulle riforme del sistema dell’istruzione”, questi gli obiettivi annunciati in un video dai giovani manifestanti.
La protesta è stata organizzata proprio in concomitanza con l’annuncio del governo marocchino di voler avviare riforme nell’Università pubblica. Gli studenti marocchini hanno colto l’occasione per denunciare, oltre la carenza delle infrastrutture, la fragilità del sistema dell’istruzione attuale che andrebbe riformato dalle base.
Inoltre, i giovani hanno manifestato contro la decisione de Grand Ecole di rendere più difficili i già complessi test di ammissione universitari. “Sono misure che disincentivano gli studenti marocchini a proseguire gli studi”, commenta un giovane nel video di lancio della campagna. Tra gli slogan dei manifestanti, corruzione, favoritismi, carenza delle infrastrutture e rigidi test di ammissione universitari.
La manifestazione è proseguita pacificamente e gli studenti hanno promesso di continuare a scendere in piazza finché le loro richieste non saranno accolte. La protesta è dilagata anche sui social network e su Twitter si sprecano i post in sostegno della campagna.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/wilditalynet/marocco-studenti-piazza-riforma-sistema-universitario#ixzz24CdeNPa1

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Rabat, 21 ago. (TMNews) – Migliaia di disoccupati si riversano ogni mattina sulla costa atlantica del Marocco, in particolare tra Rabat e Casablanca, per raccogliere tonnellate di cozze, un ‘sovrasfruttamento’ che minaccia l’ecosistema marino di questa regione molto urbanizzata. E’ l’allarme lanciato dagli esperti. Questi disoccupati arrivano dalle baraccopoli, scrutano ogni giorno il mare e aspettano la bassa marea al mattino presto. Il loro obiettivo è la vegetazione marina, nel dettaglio le cozze. Ammassati sul bordo del mare, i banchi di cozze sono rimossi dal loro ambiente naturale con sbarre di ferro da questo piccolo esercito di pescatori illegali che invade quotidianamente le coste. Bracconieri che agiscono nell’impunità e con le autorità che chiudono gli occhi sulla loro attività che minaccia gravemente l’ecosistema marino. “Non possiamo fermare questa attività perché non abbiamo nulla da offrire come contropartita a questi pescatori”, ha ammesso una fonte del comune di Harhoura, località balneare vicino a Rabat. Le cozze contribuiscono a preservare l’ambiente marino: filtrano alcuni organismi acquatici, depurano l’acqua e migliorano l’offerta di plancton, pesci e vita marina. Ogni pescatore improvvisato raccoglie circa 200 chili di cozze che rivende al consumatore, una volta pulite, a 4,5 euro al chilo; il guadagno medio è di 13 euro al giorno. Il numero di pescatori che opera quotidianamente tra Rabat e Bouznika (50 chilometri a sud) non è ufficialmente registrato dalle autorità, ma secondo una fonte della prefettura di Rabat ammonterebbe a più di 2mila persone. In bassa stagione, il numero si dimezza. TM News

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