• Mar 11, 2024
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Come previsto, alla maggior parte dei profughi dal nord Africa, l’Italia non sta riconoscendo alcuna forma di protezione giuridica internazionale. Nel 2011 le richieste d’asilo sono state 33.576. Delle 24.233 esaminate, 10.520 hanno avuto esito negativo. L’asilo politico è stato invece concesso solo a 1.959 profughi, la protezione sussidiaria a 2.460 migranti e a poco più di 5 mila quella umanitaria. I dati sono stati resi noti dal prefetto Angela Pria, capo dipartimento per le libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, intervenuta al convegno “Libia: i migranti a un anno dalla crisi” organizzato a Milano da Ispi e Cesvi. Il ministero dell’Interno ha intenzione di raddoppiare i posti del sistema Sprar, per l’accoglienza dei rifugiati, fino a circa 10 mila. “Occorrono però 120 milioni di euro, che in tempi di tagli non è semplice trovare”, ha affermato il prefetto.
Sono circa 1.500 i profughi partiti nel 2011 dalla Libia e scomparsi nel Mediterraneo, ricorda Laura Boldrini, portavoce di Unhcr Italia, intervenuta al convegno. Anche se Tv e giornali italiani erano concentrati su Lampedusa, il flusso di persone che fuggivano dalla Libia è stato verso i Paesi confinanti. “Dalla Libia sono fuggiti 1,3 milioni di persone, soprattutto somali ed eritrei, e sono andati in Egitto e Tunisia per tornare nei loro Paesi -afferma Laura Boldrini-. Sono stati invece 28 mila quelli che hanno cercato di raggiungere l’Italia”. L’Italia non sta riconoscendo la protezione umanitaria alla maggioranza dei profughi. “Rimane una grande incertezza sul loro destino – aggiunge la portavoce dell’Unhcr -. Chi ha ricevuto il diniego sta facendo ricorso ma certo dobbiamo chiederci come risolvere il problema di chi resterà senza alcun tipo di permesso di soggiorno”.Fonte: http://www.redattoresociale.it

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“Come è bello il sole quando il morente suo chiaror discende
sovra una terra qual lo sei tu Italia paradiso degli esuli “
(P. B. Shelley)

Quante madri tunisine guardano oggi l’orizzonte del mar mediterraneo e si chiedono dove siano finiti i loro figli? Tra la speranza del cuore e il silenzio assordante delle autorità tunisine e italiane non possiamo essere solo spettatori di una vera tragedia umana. Le difficoltà amministrative che riguardano la raccolta di informazioni su chi è arrivato in Italia e ora si trova sul suo territorio, oppure in un’altro paese dell’Unione Europea, sono immense. Se alcuni giovani tunisini arrivati nel mese di gennaio hanno ottenuto un permesso di soggiorno di tipo umanitario e hanno potuto contattare le loro famiglie, migliaia di altri ragazzi sono ora detenuti nei Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in tutta Italia in attesa di gestire le loro pratiche. Nel frattempo poche notizie trasparono da questi centri, tra l’accesso negato dei CEI ai giornalisti e alle associazioni e l’impossibilità di capire chi è ora detenuto al loro interno, non possiamo quantificare quanti ragazzi e soprattutto chi ha raggiunto l’Italia.

L’iniziativa “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” nasce dall’idea che Rebah Kraiem, donna tunisina migrante in Italia, ha avuto per cercare di aiutare le madri e le famiglie dei giovani tunisini partiti negli ultimi mesi dalle sponde della Tunisia diretti verso l’Italia. Questa iniziativa che la nostra associazione appoggia si articola in varie fasi tra l’adesione all’azione “LASCIATECI ENTRARE” e la raccolta di informazioni sugli immigrati tunisini arrivati nel 2011 attualmente in detenzione nei CEI.

L’azione “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” consiste semplicemente nel raccogliere il numero massimo di video e immagini che ritraggono i giovani tunisini arrivati sulle coste italiane negli ultimi mesi. Vogliamo mettere a disposizione delle famiglie il più gran numero di documenti visivi che permetterebbero di identificare i loro figli, vedere che sono lì, da qualche parte in Europa, ma che sono vivi.
La nostra azione non può essere per sua natura esaustiva e non potrebbe dare risposta a tutti ma se riusciamo insieme solo a ridare speranza a qualche madre avremmo raggiunto un grande obiettivo.

Ognuno di noi potrebbe partecipare a questa azione semplicemente fornendo un link a video o immagini che ritraggono giovani tunisini arrivati negli ultimi mesi. Ogni servizio (dei telegiornali), documentario, fotografia o altro materiale presente sul web portebbe essere condiviso in questa pagina e rispondere all’impaziente disperazione di centinaia di famiglie. Inviateci le vostre segnalazioni all’indirizzo pontes@live.it.



  • 11 Marzo 2024
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In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profila un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale. Acquista il libro su IBS
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Descrizione
In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profi la un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale.

  • 11 Marzo 2024
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