• Mar 11, 2024
  • 3 minutes

Un momento del corso di formazione
Un momento del corso di formazione

Si è concluso il primo corso organizzato con la confederazione sindacale albanese KSSH nell’ambito del progetto di Iscos Marche denominato “Progetto Rafforzamento del ruolo dei Sindacati nella protezione dei diritti sociali ed economici dei lavoratori albanesi”.
Il corso, della durata di 4 giorni puntava a fornire ad un gruppo di operatori sindacali le nozioni di base necessarie alla gestione di un ufficio vertenze del sindacato. Una parte di questi operatori poi saranno impiegati a supporto dei due uffici che stanno avviando in questi giorni le loro attività a Tirana e Durazzo.
Il bilancio del corso è assai positivo, la qualità delle persone impegnate, quasi tutte in età compresa fra i 25 e 35 anni, la loro formazione di base universitaria e su materie di carattere giuridico, e la presenza di operatori ed operatrici già impegnati nelle attività di supporto legale del sindacato, ha consentito che in tutte le fasi del corso ci fosse uno scambio assai produttivo di idee ed esperienze sia nelle lezioni che nel lavoro di gruppo.
I docenti del corso hanno contribuito al successo per la loro capacità di fornire elementi di riflessione assi diversi nel corso delle giornate del 16 e 17 e del 27 e 28 febbraio. Tutti le comunicazioni sono state seguite con grande interesse: dagli spunti Sulla legislazione lavoristica albanese forniti dalla Dott.ssa Albana Shtylla, all’inquadramento dell’insieme dei diritti dei lavoratori nel quadro giuridico sovranazionale di cui ha parlato il Dott.Ledio Milkani nel primo giorno, per passare alla illustrazione di casi di vertenze che hanno visto impegnato il KSSH negli anni, presentati dall’avvocato dell’ufficio legale del KSSH Edison Hoxha nella seconda giornata.
Particolarmente significative poi le due giornate del 27 e 28 Febbraio, in cui Gualtiero Biondo coordinatore nazionale degli uffici vertenze Cisl e Kol Niccolaj, presidente di KSSH, hanno parlato nello specifico degli uffici vertenze, della loro storia e dei loro obbiettivi. In particolare nella giornata conclusiva Gualtiero Biondo ha descritto con grande attenzione le specificità degli uffici vertenze, la loro caratteristica di essere punto di contatto fra sindacato e lavoratori, la loro necessità di esercitare grande capacità di ascolto e laddove necessario, mediazione fra le specificità della vita reale e la inevitabile astrattezza delle leggi di tutela. Un tema su cui nei commenti post corso si è soffermato più di un partecipante.
Infine da segnalare una sessione dedicata all’illustrazione di alcuni principi sulla raccolta e gestione dei dati degli utenti su base elettronica, principi propedeutici all’introduzione nel sistema degli uffici legali di una gestione elettronica dei dati. I risultati di questo primo corso dimostrano la giustezza dell’intuizione del nostro Carlo Colli, che aveva scritto il primo schema di questo progetto: aver portato a compimento con successo la prima delle attività previste è stato sicuramente un buon modo per onorarlo ad un anno dalla sua scomparsa. Nelle prossime settimane il progetto proseguirà con le attività previste dal progetto che ci auguriamo riesca a contruibuire all’obbiettivo di dare ai lavoratori albanesi un sindacato più forte, più capace d’ascolto e di difesa dei diritti dei più deboli.
Clicca qui per vedere le foto pubblicate sul sito del KSSH: Galleria 1 e Galleria 2

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“Come è bello il sole quando il morente suo chiaror discende
sovra una terra qual lo sei tu Italia paradiso degli esuli “
(P. B. Shelley)

Quante madri tunisine guardano oggi l’orizzonte del mar mediterraneo e si chiedono dove siano finiti i loro figli? Tra la speranza del cuore e il silenzio assordante delle autorità tunisine e italiane non possiamo essere solo spettatori di una vera tragedia umana. Le difficoltà amministrative che riguardano la raccolta di informazioni su chi è arrivato in Italia e ora si trova sul suo territorio, oppure in un’altro paese dell’Unione Europea, sono immense. Se alcuni giovani tunisini arrivati nel mese di gennaio hanno ottenuto un permesso di soggiorno di tipo umanitario e hanno potuto contattare le loro famiglie, migliaia di altri ragazzi sono ora detenuti nei Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in tutta Italia in attesa di gestire le loro pratiche. Nel frattempo poche notizie trasparono da questi centri, tra l’accesso negato dei CEI ai giornalisti e alle associazioni e l’impossibilità di capire chi è ora detenuto al loro interno, non possiamo quantificare quanti ragazzi e soprattutto chi ha raggiunto l’Italia.

L’iniziativa “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” nasce dall’idea che Rebah Kraiem, donna tunisina migrante in Italia, ha avuto per cercare di aiutare le madri e le famiglie dei giovani tunisini partiti negli ultimi mesi dalle sponde della Tunisia diretti verso l’Italia. Questa iniziativa che la nostra associazione appoggia si articola in varie fasi tra l’adesione all’azione “LASCIATECI ENTRARE” e la raccolta di informazioni sugli immigrati tunisini arrivati nel 2011 attualmente in detenzione nei CEI.

L’azione “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” consiste semplicemente nel raccogliere il numero massimo di video e immagini che ritraggono i giovani tunisini arrivati sulle coste italiane negli ultimi mesi. Vogliamo mettere a disposizione delle famiglie il più gran numero di documenti visivi che permetterebbero di identificare i loro figli, vedere che sono lì, da qualche parte in Europa, ma che sono vivi.
La nostra azione non può essere per sua natura esaustiva e non potrebbe dare risposta a tutti ma se riusciamo insieme solo a ridare speranza a qualche madre avremmo raggiunto un grande obiettivo.

Ognuno di noi potrebbe partecipare a questa azione semplicemente fornendo un link a video o immagini che ritraggono giovani tunisini arrivati negli ultimi mesi. Ogni servizio (dei telegiornali), documentario, fotografia o altro materiale presente sul web portebbe essere condiviso in questa pagina e rispondere all’impaziente disperazione di centinaia di famiglie. Inviateci le vostre segnalazioni all’indirizzo pontes@live.it.



  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes
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In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profila un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale. Acquista il libro su IBS
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Descrizione
In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profi la un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale.

  • 11 Marzo 2024
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