Il sindacalista albanese
Segnaliamo un’intervista di Osservatorio sui Balcani a Kol Nikollaj, segretario della Confederazione dei sindacati albanese.
E’ a capo di una delle maggiori confederazioni sindacali albanesi. La tutela e la sicurezza sul lavoro, il rapporto tra pubblico e privato, la disoccupazione e la necessità di riforme. La situazione del sindacalismo albanese in quest’intervista a Kol Nikollaj.
Qual è la situazione dei sindacati albanesi oggi?
Si può dire che abbiamo superato la fase dell’emergenza iniziale, che caratterizzava i primi tempi del pluralismo in Albania. Attualmente esistono due raggruppamenti principali, l’Unione dei sindacati indipendenti e la Confederazione dei sindacati dell’Albania. Quest’ultima è la confederazione che io dirigo da quattro anni. Vi aderiscono 12 sindacati, provenienti da tutto il paese. Ha circa 110 mila iscritti ed è estesa su tutto il territorio.
Quali sono i risultati concreti che avete ottenuto in questi anni?
Nel corso degli anni siamo riusciti a firmare tre accordi nazionali con il governo. Purtroppo però, negli ultimi anni, la collaborazione con le istituzioni statali non sembra funzionare molto bene. Da tre anni non è stato firmato alcun accordo rilevante. Due anni fa, però, la protesta dei minatori di Bulqiza ha prodotto dei risultati molto importanti per il sindacato. Dopo di loro ci sono state decine di scioperi da parte di insegnanti, dipendenti dei trasporti pubblici ecc. E finalmente siamo riusciti a trasformare il primo maggio in giorno di protesta e non solo di festa e riposo.
Che rapporti avete con il resto della società civile?
Abbiamo vari rapporti di collaborazione sia con la società civile albanese che con organizzazioni non governative (ong) straniere. Una delle associazioni con cui abbiamo costruito un rapporto molto proficuo è l’italiana Arci. Con loro abbiamo organizzato ad esempio una campagna contro la corruzione. In Albania abbiamo un ottimo rapporto con Mjaft, con cui abbiamo condotto battaglie comuni per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Abbiamo collaborato con diverse ong che si occupano dei diritti delle donne, dai permessi di maternità alle condizioni di lavoro e con il Parlamento dei giovani, organizzando vari seminari per sensibilizzare i più giovani sui loro diritti.
Collaborate con sindacati esteri?
Sì, principalmente con i sindacati italiani come la CISL delle Marche o la CGIL di Napoli . Abbiamo anche altre collaborazioni, ma le più importanti per noi sono quelle italiane. L’Albania in genere vede il suo cammino europeo attraverso l’Italia, noi abbiamo oggi i problemi che i sindacati italiani avevano 30 anni fa e quindi la loro esperienza ci è estremamente utile.
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