Zimbabwe: dalla crisi ai dialoghi
E’ stata fondamentale la mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki, sostenuta da Unione africana (UA), Onu, Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e dalla Società degli anziani, il gruppo che raccoglie eminenti personalità africane, incluso l’ex-segretario Onu Kofi Annan.
Dopo la firma Mugabe ha dichiarato: “Siamo qui seduti allo stesso tavolo per avviare un nuovo cammino, un percorso di interazione politica. Dobbiamo ora pensare in termini di popolo dello Zimbabwe e agire in quanto popolo dello Zimbabwe.”
Morgan Tsvangirai ha detto: “È tempo di lasciarci le amarezze alle spalle. Ci impegnamo a garantire il successo del processo negoziale. Vogliamo uno Zimbabwe migliore”. Tsvangirari era stato vittima di aggressioni prima del voto, e l’ultimo incontro tra i due è avvenuto circa dieci anni fa.
Nel documento le parti hanno definito i punti dell’agenda del negoziato (qui il testo integrale: http://allafrica.com/stories/200807220033.html).
Gli obiettivi sono: “Mettere fine alle polarizzazioni, alle divisioni, ai conflitti e all’intolleranza che ha caratterizzato la politica del nostro paese…costruire una società libera dalla violenza, dalla paura, dall’intimidazione, dall’odio, dalle protezioni politiche, dalla corruzione e fondata sulla giustizia, sulla trasparenza, sull’apertura, sulla dignità e sull’uguaglianza…avviare un dialogo mirato al ritorno della prosperità in Zimbabwe”.
Viene inoltre sottolineato che “nessuna delle parti deve comunicare, durante il periodo di dialogo, direttamente o indirettamente la sostanza della discussione ai mezzi di informazione. Le parti – inoltre – si tratterranno dalle negoziazioni attraverso i mezzi di informazione, anche attraverso i loro rappresentanti al dialogo o qualsiasi funzionario” e non prenderanno “nessuna decisione che possa influenzare l’agenda di dialogo, eccetto che per consenso”. I firmatari si impegnano anche a prendere “le misure necessarie per eliminare ogni forma di violenza politica, inclusa quella di persone al di fuori dello stato, e per assicurare la sicurezza delle persone e della proprietà”; insieme “lavoreranno per assicurare la sicurezza di ognuna delle persone sfollate e il loro sicuro ritorno a casa, garantendo che le organizzazioni per l’assistenza sociale e umanitaria siano abilitate a fornire l’assistenza richiesta”, astenendosi “dall’uso di linguaggio offensivo che potrebbe incitare l’ostilità, l’intolleranza politica e l’odio etnico”.
I dialoghi dureranno per due settimane, a partire dalla firma.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, “incoraggia tutte le parti a impegnarsi, in buona fede, in colloqui seri che possano portare a una soluzione duratura alla crisi politica e rispondano alle necessità economiche e umanitarie urgenti della popolazione dello Zimbabwe”.
Per Jean-Maurice Ripert, ambasciatore francese all’Onu, la stretta di mano tra Mugabe e Tsvangirai, nel loro primo incontro in 10 anni, “è un buon segno…speriamo sia l’inizio di un buon lavoro insieme…le cose sembrano andare per il verso giusto e noi diamo il nostro pieno sostegno”. Secondo l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, Vitaly Churkin, l’intesa giustifica la decisione di Mosca di porre il veto, insieme a Pechino, a una risoluzione del Consiglio di sicurezza per nuove sanzioni allo Zimbabwe: “E’ una notizia molto positiva. Dimostra che avevamo ragione quando dicevamo che esisteva un potenziale per i contatti tra le parti e che questo doveva essere incoraggiato dalla comunità internazionale” ha detto Churkin.