Biancofiorenero: giovedì 28 aprile, 17:30 sede Iscos Marche – Ancona

Proiezione del video Biancofiorenero giovedì 28 aprile, alle 17:30 presso la sede di Iscos Marche, in via dell’Industria 17/a – Ancona.
 

Elisa e Nicola si avventurano armati della loro telecamera e di una nutrita lista di domande in Liguria dove incontrano produttori floricoli e visitano il mercato di Sanremo grazie all’aiuto di sindacalisti della CISL ed esperti del settore.
Ricostruiscono la filiera del fiore reciso che si spinge ben oltre i confini europei e arriva fino in Africa, in Etiopia e Kenia. Dopo aver incontrato Fairtrade in Italia e aver capito qualcosa in più sugli standard di certificazione vanno a trovare direttamente le lavoratrici che raccontano le loro storie, i sindacalisti impegnati nella difesa dei diritti dei lavoratori e i manager di imprese floricole straniere che investono in questi paesi da anni.
E dai loro discorsi emergono desideri e spinte che generano contraddizioni e compongono una realtà “globale” fatta di tante verità e tante voci.

L’ingresso è gratuito. Visto il numero limitato di posti è gradita la prenotazione. Qui il modulo:

Genere: Documentario
Realizzato da: Iscos Emilia Romagna onlus
Durata: 30 minuti
Lingua originale: Amarico, inglese
Sottotitoli: italiano
Ricerche e testi: Manuela Melandri / Sarah Alessandroni
Riprese: Elisa Bucchi / Nicola Bogo
Paese di produzione: Italia, Etiopia, Kenia
Anno di produzione: 2015
Prodotto da:
ISCOS Emilia Romagna onlus
Regione Emilia Romagna
FAI Emilia Romagna e FAI-CISL
Iscos Marche onlus
Per saperne di più:
Il progetto di ISCOS Marche che ha permesso la realizzazione del video
Il nuovo progetto di Iscos Marche in Etiopia

2030 Obiettivi di sviluppo sostenibile – SDG

il vertice delle Nazioni Unite lo scorso 25 settembre ha adottato la nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (“Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”),
contenente 17 nuovi obiettivi che subentrano ai dieci Obiettivi di sviluppo del millennio approvati nel 2000. Ecco in cosa consistono e i commenti sui loro contenuti.

Cosa sono

I 17 obiettivi mirano, entro il 2030, a sradicare la povertà estrema in tutto il mondo e a dimezzare la percentuale di uomini, e bambini che vivono in povertà;
creare assetti politici volti a sostenere maggiori investimenti nelle azioni di lotta alla povertà; porre fine a tutte le forme di malnutrizione; raddoppiare la produttività agricola e il reddito
dei produttori di cibo su piccola scala; ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 casi ogni 100 mille nati vivi; porre fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i cinque anni di età; porre fine alle epidemie di Aids, tubercolosi, malaria; ridurre di un terzo la mortalità prematura causata da malattie non trasmissibili. Tra gli altri obiettivi affermati dalla nuova Agenda, il riconoscimento di un’educazione inclusiva e paritaria per tutti; il pieno raggiungimento della parità di genere e dell’empowerment femminile; l’accesso universale all’energia sostenibile; il sostegno alle infrastrutture e all’innovazione; la promozione di modelli di consumo e di produzione sostenibili; l’adozione di misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e la promozione di un uso sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine; il contrasto alla desertificazione, al degrado dei suoli e alla perdita della biodiversità; la promozione di società giuste, pacifiche e inclusive; il sostegno ad un rinnovato partenariato per lo sviluppo.
Leggi tutto l’articolo di Cooperazione Italiana Informa
Approndisci sui siti ONU: unodue
Leggi la versione in italiano di UNRIC

Le reazioni e i commenti

Ban Ki Moon

Ottenere dei miglioramenti di portata tanto drammatica nel giro di quindici anni non sarà impresa da poco. E tuttavia già sappiamo che stabilire degli obiettivi globali è un metodo che funziona. Gli Obiettivi per lo sviluppo del Millennio, che furono adottati nel 2000, hanno migliorato le vite di milioni di persone. La povertà globale continua a decrescere; sempre più persone si sono viste garantire l’accesso a fonti migliori d’acqua; più bambini che mai frequentano le scuole elementari; e una serie d’investimenti mirati alla lotta contro la malaria, l’Aids e la tubercolosi hanno salvato milioni di persone.
 
Questi Obiettivi sono anche fortemente collegati ai nostri sforzi in nome della pace e della sicurezza internazionale. È proprio nei Paesi segnati dai conflitti che si possono individuare tanti bisogni umani. Non saremo in grado di raggiungere gli SDG senza ribadire il nostro intento di porre fine ai conflitti e alle violenze di oggi. Quando cominciano le ostilità, tante altre cose s’interrompono: la scuola, le campagne per le vaccinazioni, la crescita economica e lo stesso sviluppo. Allo stesso tempo il raggiungimento di questi obiettivi contribuirebbe a prevenire instabilità e violenze. I nuovi Obiettivi mirano perciò a promuovere società giuste, pacifiche e inclusive, l’accesso alla giustizia, e istituzioni funzionali, responsabili e inclusive. Un mondo sostenibile sarà anche un mondo più sicuro.
 
Questi SDG, altrimenti noti come “Obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile”, sono il risultato della consultazione più aperta e trasparente nella storia delle Nazioni Unite, all’interno della quale individui, organizzazioni comunitarie, imprese, scienziati, accademici e altri partner hanno lavorato in collaborazione coi governi. Milioni di persone hanno condiviso la propria visione per un mondo migliore, e i passi necessari a raggiungerla. Il risultato è una vera e propria agenda di popolo. Questi obiettivi sono di natura universale; si applicano a tutti i Paesi, perché sappiamo che anche quelli dotati del maggiore benessere sono ancora lontani dal vincere la povertà o dal raggiungere una piena eguaglianza fra i generi. Non c’è un obiettivo che sia più importante degli altri; sono tutti complementari e più forti nella loro reciprocità. Prendiamo ad esempio l’accesso alla corrente elettrica, che a un bambino può permettere di studiare anche di sera. Quell’energia potrebbe derivargli da una fonte solare, e di conseguenza si tira in ballo la questione dei mutamenti climatici. A sua volta, un’industria dei pannelli solari sarebbe in grado di aiutare un Paese in via di sviluppo a migliorare la propria economia. E così migliori opportunità di studio possono a loro volta portare a migliori opportunità di lavoro, innovazione, e istituzioni nazionali più salde.
 
Se i leader mondiali si stanno recando a New York è perché capiscono la necessità di orientare il pianeta lungo una rotta più equa e sostenibile. Al centro di questa nuova agenda si trovano gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG): 17 traguardi coraggiosi ma raggiungibili che mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici e a costruire società pacifiche entro l’anno 2030.
 
In un mondo assediato da così tante sfide, problemi e dispute, il fatto che questa settimana più di 150 leader internazionali si ritrovino alle Nazioni Unite per dotarsi di una nuova visione per il futuro benessere di tutta l’umanità rappresenta un segno di speranza.
Leggi tutto l’intervento qui:

 Gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il pianeta | Ban Ki-moon

 

Papa Francesco

Papa Francesco è intervenuto all’apertura dei lavori. Qui il testo del suo discorso:

Ancora una volta, seguendo una tradizione della quale mi sento onorato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha invitato il Papa a rivolgersi a questa onorevole assemblea delle nazioni. A mio nome e a nome di tutta la comunità cattolica, Signor Ban Ki-moon, desidero esprimerLe la più sincera e cordiale riconoscenza; La ringrazio anche per le Sue gentili parole. Saluto inoltre i Capi di Stato e di Governo qui presenti, gli Ambasciatori, i diplomatici e i funzionari politici e tecnici che li accompagnano, il personale delle Nazioni Unite impegnato in questa 70.ma Sessione dell’Assemblea Generale, il personale di tutti i programmi e agenzie della famiglia dell’ONU e tutti coloro che in un modo o nell’altro partecipano a questa riunione. Tramite voi saluto anche i cittadini di tutte le nazioni rappresentate a questo incontro. Grazie per gli sforzi di tutti e di ciascuno per il bene dell’umanità.

Leggi qui: Papa Francesco all’Onu: il discorso integrale – Corriere.it

Info-cooperazione ha messo a confronto l’enciclica Laudato sii con gli Obiettivi:

L’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco è stato giudicato da più parti un documento sorprendente. Ma per apprezzare veramente il suo significato, vale la pena di metterla a paragone con un altro documento che affronta le stesse sfide: il documento finale degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals – SDG). Gli SDG sono il risultato di un lungo e complesso processo durato oltre quattro anni e si promettono di sradicare “tutte le povertà, in tutte le sue forme, in tutto il mondo” entro il 2030, e di farlo in un modo che ci si muove verso un’economia più sostenibile per l’ambiente. Ma mentre l’enciclica del papa ha suscitato grande scalpore in tutto il mondo, quasi nessuno è entusiasta degli SDG. Al contrario, questi ultimi sono conosciuti quasi esclusivamente dal mondo tecnocratico dello sviluppo internazionale nonostante le Nazioni Unite abbiano investito un sacco di soldi per cercare di suscitare un entusiasmo popolare su questi obiettivi.

SDGs Vs Laudato si, chi vince la sfida alla povertà? | Info cooperazione

 

ITUC

Per i sindacati internazionali ci sono luci ed ombre. In particolare sono evidenziati in positivo:

  • Porre fine alla povertà (ob. 1) e in particolare l’aspetto della protezione sociale (Ob. 1.3);
  • La qualità dell’educazione (ob. 4);
  • L’uguaglianza di genere (ob. 5) e in particolare i target per il lavoro domestico e di cura non pagato, e la leadership femminile;
  • Il lavoro dignitoso per tutti (ob. 8);
  • La disuguaglianza (ob. 10), con particolare enfasi sulle politiche fiscalli, del salario e di protezione sociale;
  • L’accesso alla giustizia e alla stato di diritto (ob. 16).

 
In negativo, invece, si nota la mancanza di ambizione nel realizzare gli obiettivi attraverso il finanziamento e il miglioramento delle politiche pubbliche, così come una cornice di trasparenza e responsabilità. Ci sarà nei prossimi anni confusione nei prossimi anni sui mezzi di implementazione.
Di seguito il documento completo:
[gview file=”http://iscosmarche.org/files/2015/10/tudcn_reaction_to_un_2030_agenda_final_en.pdf”]

Marocco: crescita e investimenti, tra migranti e terrorismo

Una breve rassegna delle principali notizie dal Marocco.
Il Marocco è in una fase di crescita. L’ultimo tasso annunciato dalla Banca centrale è pari al 4 per cento.
 

Il tasso di crescita dell’economia marocchina quest’anno si è attestato sul 4,1 per cento. E’ quanto ha affermato Abdel lati al Jawahiri, governatore della Banca centrale del Marocco, nel corso di una conferenza avvenuta lo scorso 22 settembre a Rabat. Secondo al Jawahiri “la situazione dell’economia è buona considerato che lo scorso anno in questo periodo eravamo al 2,8 per cento”. Dietro questa crescita ci sono “i buoni risultati del settore agricolo che con uno sviluppo del 12 per cento dopo il calo dello scorso anno e il basso prezzo del petrolio”. Si registra inoltre un calo della disoccupazione dello 0,6 per cento con i senza lavoro che in Marocco sono l’8,7 per cento grazie alla creazione quest’anno di 38 mila nuovi posti di lavoro. (Ala)

Da: Agenzia Nova | Articolo | Business News: Marocco, Banca centrale annuncia tasso di crescita al 4 per cento

Gli investimenti esteri non mancano: la Banca Europea ha appena annunciato che investirà 6 milioni di dollari per il settore minerario.
 

– La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha annunciato lo stanziamento di un prestito di 6 milioni di euro a favore della compagnia mineraria canadese Maya Gold & Silver per contribuire a finanziare l’espansione della miniera d’argento di Zgounder in Marocco. I fondi della Bers intendono in particolare sostenere la modernizzazione della miniera e le attività di esplorazione. L’obiettivo è ottimizzare l’impianto di Zgounder, anche attraverso un miglioramento dell’efficienza energetica delle sue attività.

Da: Agenzia Nova | Articolo | Marocco: da Bers 6 milioni di dollari per sviluppo settore minerario

La Francia è interessata a migliorare ulteriormente la sua posizione di partner commerciale preferenziale:

Rabat – Gli osservatori economici si sono espressi in merito alla visita del Presidente francese, François Hollande a Tangeri, avvenuta alla fine della scorsa settimana, durante la quale lo stesso ha espresso il desiderio del Paese di recuperare il suo posto come primo partner commerciale del Marocco.

Da: Osservatorio Italiano – Marocco – Francia riorganizza la sua economia con il Marocco

Il turismo mostra segnali di crescita,nonostante la crisi e le paure legate al terrorismo:

ANSA – RABAT, 26 SET – La crisi economica e le tensioni nel Mediterraneo non fermano il turismo in Marocco. Anzi Rabat festeggia risultati in crescita, con 6,25 milioni di visitatori nei primi sei mesi dell’anno. “Un miliardo di turisti, un miliardo di opportunità” è lo slogan dell’iniziativa mondiale per mettere in luce il potenziale di sviluppo socioeconomico del settore che vanta anche un record di frequentazioni negli aeroporti con un incremento di passeggeri del 6,3% di media annua.
 

da Marocco: la crisi non ferma il turismo – Medio Oriente – ANSA.it

Continuano inoltre gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili:
 

– Il re del Marocco, Mohammed VI, accompagnato dal presidente francese, Francois Hollande, ha partecipato lo scorso 21 giugno alla posa della prima pietra del business Training Institute di energie rinnovabili e dell’efficienza energetica (IFMEREE). Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa marocchina “Map”, il nuovo istituto sorgerà nel comune urbano ‘Gueznaya’ (Tangeri-Assilah), ed avrà lo scopo di mobilitare investimenti per circa 9 milioni di euro. Questo progetto pilota sosterrà l’attuazione della strategia energetica nazionale lanciata nel 2009. Il programma prevede entro il 2020 di portare al 42 per cento il peso delle rinnovabili sul totale degli approvvigionamenti e ciò attraverso lo sviluppo di progetti nel comparto solare ed eolico. L’obiettivo è limitare le emissioni di gas serra e ridurre il consumo di fonti energetiche convenzionali. La creazione di questo istituto rientra nell’accordo di partenariato siglato nel 2011 tra lo Stato e le imprese nel settore delle energie rinnovabili sulla creazione e la gestione di tre istituti di formazione al business delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica a Oujda, Tangeri e Ouarzazate. (Res)

 Da: Agenzia Nova | Articolo | Business News: Marocco, inaugurato a Tangeri istituto di formazione delle energie rinnovabili

Permangono i problemi legati alle migrazioni, come possiamo leggere in questo dossier pubblicato da El Pais/Repubblica:

OGNI MATTINA, al primo raggio di sole, Barakat cammina fino alla frontiera, tira fuori dal portafogli il passaporto siriano e lo mostra alla polizia marocchina. Ogni mattina gli ordinano in malo modo di andarsene: non può attraversare le poche decine di metri che lo separano dalla Spagna, da una richiesta di asilo e dalla sua famiglia. Al decimo tentativo il pollaiolo di Homs decide di cambiare approccio. Alle 7 del mattino il poliziotto marocchino lo manda via, ma questa volta Barakat aspetta e si nasconde tra la folla che ogni giorno si accalca al valico di frontiera di Beni Enzar, che separa la città di Nador dall’enclave spagnola in territorio marocchino di Melilla. Aspetta il cambio di turno, il momento esatto in cui il funzionario abbandona la garitta per prendersi un tè e lasciare il posto a un collega, e si intrufola di nascosto. Qualche decina di passi più in là, è in Spagna. Come nel caso di Barakat, 9 richieste di asilo alle frontiere spagnole su 10 vengono presentate a Melilla, secondo i dati dell’Unhcr. Melilla è la grande porta di ingresso del Sud Europa, da cui sono passati quest’anno 6.200 siriani, palestinesi e relative famiglie. Entrano lontani dagli obiettivi dei media, concentrati su altre frontiere dell’Europa, ma i loro drammi sono molto simili a quelli degli altri migranti. Per gran parte di loro, la Spagna è solo una tappa. L’obiettivo è il Nordeuropa, terra di opportunità lavorative. A differenza di Barakat, la maggioranza dei rifugiati che arrivano a Melilla ci riesce solo dopo aver pagato centinaia di euro ai “passatori”. Così sono entrati la moglie di Barakat e i loro due figli  –  di 6 e 10 anni  –  dopo aver pagato 3.600 euro e diverse settimane prima che ci provasse il capofamiglia. In teoria, qualsiasi rifugiato che voglia chiedere asilo può presentarsi alla frontiera di Melilla e fare domanda presso gli uffici che il ministero dell’Interno spagnolo ha installato a Beni Enzar. E così è stato per alcuni mesi, in cui era possibile passare senza pagare. Ma il mercato dei trafficanti non perdona, e sono bastati due momenti di grande affluenza di rifugiati  –  a gennaio e aprile di quest’anno  –  per convincerli che lì fuori c’era un bottino a cui non erano disposti a rinunciare.

 Da In Marocco, tra i disperati che sognano l’Europa: ogni giorno un assalto al “muro”spagnolo – Repubblica.it

Infine, l’altro grande tema è il terrorismo. Il Marocco sta cercando di distinguersi nella lotta al terrorismo, e il prossimo anno ospiterà il forum internazionale dell’Onu sul tema.
 

– Sarà il Marocco a presiedere il prossimo anno il forum mondiale contro il terrorismo dell’Onu. La decisione è stata presa ieri nel corso della riunione dei ministri degli Esteri del forum che si è tenuta a margine dell’assemblea generale dell’Onu. A rappresentare il Marocco c’era il ministro degli Esteri, Salahuddin Mezouar, mentre a presiedere i lavori erano i rappresentanti di Stati Uniti e Turchia. Nel corso dei lavori è stata riconosciuta la validità del documento approvato l scorso anno nel corso del vertice che si è tenuto a Marrakesh che si basa sulla risoluzione dell’Onu 2178. Il Marocco presiederà il forum internazionale contro il terrorismo insieme all’Olanda ed è considerato questo da Rabat come “un riconoscimento del nostro ruolo nella lotta al terrorismo e all’estremismo”.
 

Da: Agenzia Nova | Articolo | Marocco: Rabat presiederà il prossimo anno il forum mondiale contro il terrorismo

 

Malala parla all'Onu: i talebani non mi fanno paura

I Talebani “pensavano di zittirmi con una pallottola, ma non ci sono riusciti”. Lo ha detto Malala Yousafzai, adolescente pakistana che a ottobre scorso è stata ferita da un colpo di pistola alla testa mentre era sul pullman che la riportava a casa da scuola.
Nel giorno del suo 16esimo compleanno, la ragazza ha tenuto un discorso alle Nazioni Unite di New York e ha detto: “Sono qui per parlare a favore del diritto all’istruzione per ogni bambino”. “Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo. Impugniamo i nostri libri e le nostre penne, che sono loro le nostre armi più potenti – ha aggiunto, parlando ad alcune centinaia di studenti presenti all’Assemblea – Il 9 ottobre mi hanno sparato al lato sinistro della testa e pensavano che le pallottole potessero azzittirmi. Ma non ci sono riusciti”.
 
“Malala è la nostra eroina”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, introducendo il suo discorso. “È un grande piacere avere con noi la nostra paladina”.
La platea ha a lungo applaudito la giovane e le ha cantato gli auguri di buon compleanno. Malala Yousafzai è la persona più giovane mai candidata al Premio Nobel per la Pace. Nata nel 1997, è divenuta celebre per il suo impegno nella lotta per i diritti civili delle donne nella valle dello Swat, una zona del Pakistan soffocata dal controllo degli estremisti islamici. Per lo stesso impegno e’ stata vittima di un attentato. Ha raccontato la sua esperienza nell’autobiografia “I am Malala”.
viaGlobalist.it | Malala parla all’Onu: i talebani non mi fanno paura.

Valentina che allena la Tanzania

Valentina l’ha sempre detto: “L’hockey non è la mia vita. E’ il mio hobby, una passione, se volete”. Non certo il suo unico interesse. E l’impressione è che avrebbe detto lo stesso anche se fosse stata atleta di un qualche sport più popolare e remunerativo.Il suo è proprio un modo di essere. Valentina Quaranta ha 28 anni e non è una di quelle persone che puoi racchiudere in un unico cliché. Le interessa troppo il mondo per pensare ad una sola cosa alla volta. E così già due anni fa, nel 2011, dopo 8 Scudetti tra prato e indoor, tutti col Lorenzoni Bra, dopo tante partite in nazionale e dopo aver sfiorato la qualificazione Olimpica per Pechino, si è presa un anno per fare altro. Servizio civile internazionale, in Tanzania. Con la Co.Pe., una Ong di Catania, si è occupata di progetti per la tutela dell’infanzia e delle mamme, di sviluppo agricolo, di promozione del ruolo della donna in vari aspetti sociali.Solo che ci sono cose, nella vita, a cui proprio non possiamo sfuggire. E così in uno degli ultimi giorni a Dar Es Salaam, Valentina si è imbattuta in un gruppo di ragazzi che giocavano a bordo strada. Non a calcio o a basket: a hockey prato.E’ stato un attimo. Valentina poi è tornata a casa, a vincere il nono scudetto col Lorenzoni, nella sua Bra, provincia di Cuneo. Ma il tarlo della Tanzania intanto lavorava. E così quest’anno ha mollato tutto, casa, Lorenzoni, amici. E’ tornata a Dar Es Salaam, solo che stavolta ci è portata un borsone pieno di palline, vecchi bastoni, qualche parastinco.“Ho messo in piedi un progetto per far giocare i bambini delle scuole. E in più ho giocato un po’ di partite coi ragazzi. Qui corrono come pazzi”.
viaValentina che allena la Tanzania | Che Palle!.

Ferite di parole. Le donne arabe in rivoluzione. Mille fuochi di voci, di gesti e di storie di vita – Ben-Salah Leila; Trevisani Ivana – Libro – IBS – Poiesis (Alberobello) – I lapislazzuli

Ferite di parole. Le donne arabe in rivoluzione. Mille fuochi di voci, di gesti e di storie di vita
Autore Ben-Salah Leila; Trevisani Ivana
Prezzo
Sconto 15% € 13,60
(Prezzo di copertina € 16,00 Risparmio € 2,40)
Dati 2013, 187 p., brossura
Editore Poiesis (Alberobello) (collana I lapislazzuli)
“Ferite di parole” è uno dei libri più lucidi e determinati per entrare nel mondo delle società arabe dalla parte delle donne, senza pregiudizi e senza stereotipi, per ragionare sulle rivoluzioni in atto da due anni nel Mediterraneo.
viaFerite di parole. Le donne arabe in rivoluzione. Mille fuochi di voci, di gesti e di storie di vita – Ben-Salah Leila; Trevisani Ivana – Libro – IBS – Poiesis (Alberobello) – I lapislazzuli.

I diritti delle donne in Marocco – Rapporto 2012

Pubblichiamo il rapporto della FEDERAZIONE DELLA LEGA DEMOCRATICA DEI DIRITTI DELLE DONNE del  giugno 2012

Questo rapporto presenta una sintesi della situazione dei diritti umani delle donne in Marocco, sulla base delle norme internazionali e degli impegni del governo marocchino, in virtù delle Convenzioni e protocolli internazionali, ratificati in base alle leggi interne, e delle politiche adottate nell’ambito dell’uguaglianza tra i sessi.
Questo rapporto è anche il risultato di una serie di consultazioni interne effettuate tra le entità della Federazione della Lega Democratica dei Diritti delle Donne.

 
DONNE MAROCCO Rapporto giugno 2012
[gview file=”http://iscosmarche.org/files/2013/01/MAROCCO-Rapporto-giugno-2012.pdf”]

Marocco: proposte per la legge sulla violenza nei confronti delle donne

Pubblichiamo il memorandum della Federazione Lega Democratica Diritti Donne, nostro partner in Marocco

MEMORANDUM RIVENDICATIVO E PROPOSTE IN MERITO AL PROGETTO DI LEGGE QUADRO SULLA VIOLENZA NEI CONFRONTI DELLE DONNE

Introduzione

Il Segretario Nazionale della Lega Democratica dei Diritti delle Donne (LDDF) rileva il progresso registrato nella produzione giuridica per quanto riguarda l’affermazione dell’uguaglianza, la volontà di fermare la discriminazione sessuale, la protezione delle donne dalla violenza, la nuova filosofia del codice di famiglia e le sue innovazioni giuridiche, gli emendamenti del codice del lavoro e del codice di procedura penale, lo scioglimento delle riserve sulla convenzione riguardo la lotta contro tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne.
La LDDF accoglie tutte le misure prese e le dichiarazioni ufficiali esprimendo la volontà politica di opporsi al flagello della violenza contro le donne e di combatterlo (circolare del ministro della giustizia relativa al nucleo di accoglimento e l’annuncio del progetto di legge sulla lotta contro la violenza sulle donne da parte del Segretario di Stato con l’incarico per la Famiglia, l’Infanzia e le Persone Disabili).
La LDDF deve ricordare l’aumento del fenomeno della violenza contro le donne, la sua rilevanza e i suoi effetti devastanti sulle donne, sui bambini specialmente e su tutta la società in generale.
Tutti gli studi effettuati sul tema, specialmente gli studi condotti dalla Lega Democratica dei Diritti delle Donne, il Centro d’Informazione e d’Osservazione delle Donne Marocchine (CIOFEM), la rete dei centri di ascolto, di orientamento giuridico e di sostegno psicologico “LDDF – Assistenza” presente in 12 regioni, mostrano che la violenza contro le donne è il problema principale rilevato dai centri d’ascolto. La violenza coniugale, che è al primo posto, impone l’adozione di leggi ed istituzioni adeguate per lottare contro questo fenomeno.
Tra le prime osservazioni registrate c’è il mancato rispetto da parte del Segretario di Stato (Famiglia, Infanzia, Persone Disabili) degli impegni contenuti nel piano operativo per la realizzazione della Strategia Nazionale della lotta contro la violenza sulle donne.
Si trattava della realizzazione di studi e di ricerche su questo tema per permettere agli operatori di questo ambito di disporre di dati scientifici esatti ed indicatori precisi. Questo permetterebbe agli operatori, prima di tutto allo Stato, di rendersi conto della rilevanza di questo fenomeno con l’obiettivo di adottare misure per difendere le donne, per arginare questo flagello e salvare le sue vittime.
Tuttavia, noi evidenziamo i punti positivi del progetto:
l’accertamento della crescita del fenomeno della violenza
l’accertamento che le leggi precedenti non prevedono una protezione sufficiente per le donne vittime di violenza
l’accertamento della necessità di adattare la nostra legislazione alle convenzioni internazionali ratificate
la considerazione che la protezione delle donne contro le violenze è una condizione di sviluppo della società verso la modernità e la democrazia
il fatto di includere la molestia sessuale
il fatto di includere le forme di violenza economica e sociale
il sottolineare il ruolo dei centri di ascolto

Principali proposte e raccomandazioni

La realizzazione di una legge quadro che superi la prospettiva delle sanzioni repressive per stabilire una concezione chiara e globale delle violenze. Questa legge quadro indica le forme di violenza contro le donne, le divide per categorie, compresa la violenza psicologica, definisce le forme di violenza ed indica le caratteristiche delle categorie sociali più vulnerabili.
La legge propone anche la creazione di tribunali specializzati su questo tema con magistrati abilitati e formati, che rispettino la gerarchia delle sanzioni. Questi tribunali saranno la garanzia di un’omogeneità delle sentenze penali (es. pene contro le violenze) e le sentenze dei tribunali familiari (es. affidamento dei bambini). Al momento, le sentenze sono emesse da magistrati diversi, con la possibilità di contraddizioni tra di esse.
La creazione di un’unità centrale per l’assistenza delle donne vittime di violenze, con servizi 24h/24h, con specialisti in assistenza sociale, psicologica, giuridica, mettendo a disposizione delle vittime una casa accoglienza per la loro protezione.
La creazione e il sostegno da parte dello Stato di centri d’accoglienza per le vittime di violenze e l’attuazione di una politica di comunicazione, di educazione, di sensibilizzazione e prevenzione contro la violenza.
Dare il diritto alle associazioni femminili, costituite almeno 5 anni prima dei fatti, di potersi costituire parte civile al fianco della vittima.
Dare il potere alla polizia giudiziaria di trattenere o deferire l’autore delle violenze per un tempo determinato, nel caso in cui ci sia il pericolo per la sicurezza fisica o psicologica della vittima.
Considerare la prostituzione come una violenza contro le donne che necessita di indagini ed inchieste, così come perseguire legalmente le tratte delle donne e le reti di pedofilia.
Il rifiuto di considerare la prostituzione individuale come una libera scelta e la necessità dell’adozione di una legge che incrimini il cliente.
Allargare la definizione di molestia sessuale, per includere le pubblicità e i programmi televisivi sessisti.
Creare un’autorità amministrativa indipendente incaricata di lottare contro la proiezione di film pornografici.

LINEE COSTITUTIVE DELLA LEGGE QUADRO SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Definizione: La definizione dell’Unione Europea del luglio 1997, che è più precisa e più globale rispetto a quella della Dichiarazione delle Nazioni Unite del ‘93 relativa all’eliminazione della violenza contro le donne.
“La violenza è ogni atto di negligenza, ogni comportamento che causa alla donna un danno psicologico, sessuale o mentale, diretto o indiretto, attraverso l’inganno, la seduzione, la minaccia, la costrizione o ogni altro mezzo, le cui finalità sono terrorizzare, punire, umiliare o rilegare nei ruoli tipici di inferiorità legati al suo sesso, o privare la donna della sua dignità umana, della sua indipendenza sessuale, della sua integrità fisica, mentale o morale, o destabilizzare la sua sicurezza personale, la fiducia in se stessa e nelle sue capacità fisiche ed intellettuali”
Presentazione:
La legge quadro ha per oggetto l’azione contro la violenza di genere che venga esercitata sulle donne dai loro familiari, o da coloro ai quali le donne sono legate da rapporti affettivi o altri rapporti (ogni manifestazione di discriminazione, situazione di disparità, di relazioni di potere degli uomini sulle donne).
La legge deve attuare le misure di protezione totale con lo scopo di prevenire, sanzionare ed eliminare questa violenza ed offrire assistenza alle vittime.
La violenza di genere comprende tutti gli atti di violenza fisica e psicologica, economica e giuridica, e comprende gli attacchi alla libertà sessuale, le minacce, le costrizioni e le privazioni arbitrarie della libertà.
La legge quadro mira a:
rinforzare le misure di sensibilizzazione verso i cittadini, dotando i pubblici poteri di strumenti efficaci negli ambiti educativo, sociale, sanitario e pubblico
riconoscere i diritti delle donne vittime delle violenze di genere, di modo che possano rivendicare i loro diritti davanti alle autorità pubbliche, ed assicurare inoltre un accesso rapido, trasparente ed efficace ai servizi sociali istituiti a tale scopo
stabilire un sistema di servizi sociali di cure, di urgenza, di appoggio e di recupero
garantire i diritti nell’ambito del lavoro, nel settore privato e pubblico
garantire i diritti economici delle donne vittime di violenze di genere, al fine di garantire la loro integrazione sociale
stabilire un sistema di protezione istituzionale nel quale l’Amministrazione Generale dello Stato, attraverso la sua Delegazione contro le violenze sulle donne, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale della violenza sulle donne, dia impulso a politiche pubbliche che consentano di offrire un sostegno alle vittime
rinforzare il diritto penale esistente per assicurare alle donne una protezione totale di fronte alla giustizia
coordinare i ricorsi e gli strumenti dei differenti poteri pubblici per assicurare la prevenzione degli episodi di violenza sulle donne e sanzioni adeguate
promuovere la collaborazione e la partecipazione delle associazioni e organizzazioni della società civile che si occupano di violenza di genere

LINEE DI INTERVENTO

Misure di sensibilizzazione
nel campo educativo, della pubblicità, dei media e della salute pubblica
Diritti delle donne vittime di violenze
diritto all’informazione, all’aiuto sociale e all’assistenza legale gratuita
diritto al lavoro e alle prestazioni della Sicurezza Sociale e un programma specifico di aiuto all’impiego
aiuti sociali ed accesso ai centri di accoglienza
Protezione istituzionale
Realizzazione:
di una delegazione governativa contro le violenze sulle donne
di un Osservatorio Nazionale delle violenze contro le donne
di Forze di sicurezza
di piani di collaborazione tra i diversi ministeri
Protezione penale
Misure per garantire:
la protezione contro la violenza fisica, la violenza psicologica, i maltrattamenti, le minacce, le costrizioni inflitte e le umiliazioni
la realizzazione di programmi specifici per l’amministrazione penitenziaria a favore dei detenuti condannati per la violenza di genere
Protezione giuridica
Un insieme di misure riguardo:
la formazione di giudici specifici nel settore della violenza contro le donne
le norme di procedura civile e penale, le misure giudiziarie di protezione e di sicurezza delle vittime
CASABLANCA, 15 dicembre 2006

Il nuovo governo marocchino è un passo indietro per le donne

Pubblichiamo la traduzione del comunicato della Federazione Lega Democratica Diritti Donne del Marocco. Si tratta di una federazione molto attiva, con la quale Iscos Marche ha stretto accordi di collaborazione per la realizzazione di attività congiunte.
 
La Federazione della Lega Democratica dei Diritti delle Donne, avendo preso conoscenza della nuova formazione governativa e dopo aver ricordato le rivendicazioni per le cui realizzazioni il movimento femminile marocchino ha sempre lottato, e di cui una gran parte figura nella Costituzione adottata il 1° luglio dell’anno scorso, considera che l’attuale formazione governativa, costituita da 31 membri di cui una sola donna, rappresenta un arretramento grave in confronto ai vantaggi ottenuti dalle donne e al progresso storico e politico che la Costituzione ha apportato alla società marocchina nella strada verso l’uguaglianza tra donne e uomini nei diritti politici, civili, economici, sociali e culturali, esprimendo in modo chiaro l’impegno del Marocco in merito alla richiesta della realizzazione dei diritti umani delle donne, mentre le donne marocchine hanno lottato per questo avanzamento da tanti anni;
considera che una vera e propria minaccia incombe sui diritti delle donne, che possono essere realizzati grazie alla lotta perseverante del movimento femminile in tutte le regioni del paese, che esprime autenticamente e fedelmente l’aspirazione delle donne alla libertà e alla legalità come è universalmente riconosciuta
ribadisce i suoi obiettivi fondamentali annunciati nella comunicazione presentata ai partiti politici e il cui contenuto ha beneficiato dell’appoggio dell’insieme delle organizzazioni dei diritti femminili e dei diritti umani, fino alla loro realizzazione. In testa a questi obiettivi figurano particolarmente: adozione del principio di parità nei centri decisionali politici ed istituzionali; messa in atto dei meccanismi in grado di concretizzare i contenuti delle disposizioni dell’articolo 19 della Costituzione in qualità di legge nazionale suprema del popolo marocchino; realizzazione dell’uguaglianza piena e completa tra le donne e gli uomini, senza riserve e in tutte le richieste civili, politiche, economiche, sociali e culturali e l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne.
esprime la sua viva preoccupazione in merito alla diminuzione constatata ai posti di responsabilità politica occupati dalle donne: una sola donna compare in seno al governo attuale a paragone del 2007 quando 7 donne hanno occupato funzioni ministeriali. Allo stesso modo, mentre la Costituzione ha raccomandato la realizzazione della parità, la rappresentatività delle donne in Parlamento non ha superato in 17%
ritiene che la responsabilità spetti ai partiti politici che costituiscono il governo e specialmente al capo di governo che è tenuto politicamente ed istituzionalmente all’attuazione delle disposizioni costituzionali contenenti le misure destinate a realizzare la parità
considera che le negoziazioni e le consultazioni per la costituzione del governo non siano stati condotti sulla base di meccanismi chiari per tradurre il contenuto del testo costituzionale che ha previsto il ricorso ad una metodologia capace di facilitare l’accesso alle donne ai posti di decisione politica
si dispiace che certi partiti, considerati come facenti parte di una famiglia democratica e specialmente il Partito del Progresso e Socialismo, abbiano abbandonato i loro impegni passati in favore dell’attuazione delle misure che conducono alla parità e particolarmente la presa di responsabilità ministeriale, condizionando la partecipazione del governo all’ampliamento e la difesa dei successi acquisiti dalle donne
invita a prendere le misure per proteggere i successi acquisiti a livello costituzionale ed aprire un dialogo nazionale per opporsi al declino che potrebbe minacciare queste acquisizioni, perchè la democrazia non può avere una realizzazione autentica se non attraverso misure concrete a favore della parità e l’attuazione dei diritti delle donne nella loro totalità e senza riserve in tutte le richieste: sanità, insegnamento, impiego, lotta contro la violenza ed agli ostacoli nei confronti delle donne…
Casablanca, 4 gennaio 2012
L’Ufficio della Presidenza

Donne e lavoro, Nord Africa-Medio Oriente in coda classifica

(di Luciana Borsatti) (ANSAmed) – ROMA, 26 OTT – Le donne sono solo il 22% della popolazione occupata nell’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa), e il 27% in media in Egitto, Giordania, Libia, Marocco e Tunisia. Le quote piu’ basse a livello mondiale, dove il massimo impiego femminile si registra nell’area Estremo Oriente- Pacifico (il 70%) e dove l’area sub-sahariana presenta, grazie all’agricoltura, la stessa percentuale dell’Unione Europea (64%, contro il 46% dell’Italia). Parte da queste cifre – basate su dati di Ocse, Banca Mondiale, Unhcr e Ilo – uno studio sui Diritti economici della donna in Egitto, Giordania, Libia, Marocco e Tunisia che la consulente Ocse Serena Romano ha presentato a Roma, nell’ambito del soggiorno di sette imprenditrici libiche organizzato dalla associazione Pari o Dispare con il sostegno del Mae e dell’Eni. Epppure, osserva la consulente, un aumento dell’occupazione e dell’imprenditorialita’ femminile potrebbe far crescere in modo significativo il Pil dei Paesi meno sviluppati. Lo ha rilevato solo pochi giorni fa l’Economist, in un’interessante proiezione di quanto accadrebbe in Egitto se, entro il 2020, l’impiego delle donne (ora fermo al 24%) raggiungesse la stessa quota di quello dell’uomo: il Pil salirebbe del 34% – niente male per un’economia che ha risentito dei recenti rivolgimenti politici.
Eppure i cinque Paesi presi in esame garantiscono alla donna, sul piano normativo, tutti i diritti economici: dalla possibilita’ di avere un impiego, una proprieta’ o l’accesso al credito a quella di avviare un’ impresa. ”Il problema e’ che – osserva Serena Romano – il diritto di firmare un contratto mal si concilia con l’obbligo di obbedire al marito”.
Insomma, quanto riconosciuto dalle leggi dello Stato rischia di cozzare contro il diritto consuetudinario o lo statuto della persona come definito dalla religione, in particolare la legge islamica. In base alla quale, per esempio, una donna eredita dai genitori la meta’ del fratello, ha una potesta’ molto limitata sui figli e, se sposata, in Egitto e in Giordania puo’ avere un passaporto solo con l’accordo del marito.
E’ con limiti come questi che si scontra la reale possibilita’ per una donna di lavorare fuori casa o fare l’imprenditrice. Perche’, osserva ancora la consulente, e’ difficile avere un’azienda o un lavoro se non si puo’ viaggiare, dare la cittadinanza e l’accesso ai servizi pubblici ai figli in caso di soggiorno all’estero, discutere di affari o lavorare in fabbrica se non si puo’ uscire liberamente di casa o si deve rientrare prima di una certa ora. Diversa poi la situazione legislativa dei cinque Paesi su alcune questioni particolari come la parita’ di retribuzione con l’uomo (non formalmente assicurata in Tunisia), la non discriminazione sessuale (non garantita in Egitto e Giordania), la difesa dalle molestie sessuali sul lavoro (effettiva solo in Marocco), la possibilita’ di avviare iniziative giudiziarie (carente ancora in Egitto e Giordania).
Cortocircuiti e contraddizioni che si evidenziano anche in rapporto alla Cedaw, la Convenzione Onu per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne: ratificata da tutti i cinque Paesi in esame (come dall’Arabia Saudita, del resto) ma sempre con riserve (tranne nel caso del Marocco, ma solo dal 2011) legate alla statuto della persona e alla sharia. Insomma, sottolinea la studiosa, ”la legge consuetudinaria o la sharia spesso regolano le norme sullo statuto della persona, e possono cosi’ avere un impatto decisivo sui loro diritti economici e la possibilita’ di avere un’impresa o una carriera.
Ma l’eguaglianza puo’ solo essere una”.