Carceri italiane, carceri albanesi: i sindacati a confronto

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A PARTIRE DA  VENERDI’ 4  MARZO  2016
La situazione negli istituti di pena marchigiani tra criticità e opportunità.  Il punto della Fns CislMarche .  L’intervista ad Antonio Langianese, guardia penitenziaria Marche  e Maurizio Gabucci, Segretario aggiunto Fns Cisl Marche.
L’ incontro tra  la delegazione  del sindacato di  polizia penitenziaria albanese e i responsabili di Iscos e Fns Cisl Marche . Attivata la  collaborazione tra le due sponde dell’Adriatico per migliorare le condizioni di chi in carcere ci lavora e ci vive. Le interviste a William Berrè, Segretario generale Fns Cisl Marche, Valentin Macaj, Presidente del Sindacato dei Servizi di Polizia d’Albania e Vincenzo Russo, Direttore Iscos Marche.
Approfondimenti e servizi visibili sul sito www.cislmarche.it

Albania: l'eredità del regime

L’articolo di Osservatorio Balcani e Caucaso sui difficili rapporti con l’eredità del regime comunista in Albania.

L’Albania non ha mai fatto i conti con il proprio passato autoritario. Non contribuirà a farlo l’ennesimo provvedimento legislativo, pensato per porre rimedio a onorificenze assegnate nel 2014 a collaboratori del regimeIn occasione del 70° anniversario della liberazione dal nazifascismo (29 novembre del 2014) il ministero della Difesa albanese ha insignito circa mille veterani della Seconda guerra mondiale di una “Medaglia di Riconoscenza”.
Annacquata nella fitta agenda delle celebrazioni, al tempo la notizia non aveva provocato particolari polemiche; ma lo scorso dicembre la stampa albanese ha pubblicato la lista completa dei nominativi premiati alla memoria: tra i nomi dei veterani vi erano anche alcuni collaboratori delle strutture del regime comunista.
Premiata la Sigurimi
A scatenare l’indignazione dell’opinione pubblica – anzitutto delle associazioni dei perseguitati, e inevitabilmente dell’opposizione di centrodestra – è stato anzitutto il nome di Shyqyri Çoku, ex funzionario della Sigurimi e noto responsabile di numerosi processi istruiti ai danni della comunità religiosa del paese (in particolare nel nord, dove era ed è maggiormente radicata la confessione cattolica).
Il nome di Çoku è noto grazie alla testimonianza di padre Zef Pllumi, il prete francescano che nel volume Rrno vetëm për me tregue (Vivi! Solo per testimoniare, Diana Edizioni, 2013) ha raccontato il suo calvario di 22 anni nelle carceri albanesi.Divampata la polemica, il governo albanese è stato costretto a fare un passo indietro.
Nel corso di un’intervista televisiva, la ministra della Difesa Mimi Kodheli ha fatto spallucce, confessando che sì, il suo ministero non si era occupato di vagliare ogni singolo nome.
Poco dopo, il Premier Rama si è invece pubblicamente scusato in Parlamento per l’onorificenza concessa a Çoku, ma ha al contempo scaricato ogni responsabilità sul PD, poiché quell’assegnazione era stata decretata nel 1995, ovvero da un governo di destra.

Sorgente: Albania: l’eredità del regime

EU report on Albania, justice reform is urgent

The European Commission was clear in its report for 2015 regarding Albania. The country needs to address five key priorities, with emphasis on the justice reform.”Albania has not met any of the five key priorities of the EU”, the report reads, and the steps taken so far regarding the justice reform are insufficient.Our country has made steady progress in the terms of political criteria, implementing and consolidating reforms in the field of law enforcement.”But to be able to open accession negotiations, Albania will need to implement reforms in the priority areas, mainly by finalizing the reform in the judicial system”, it says.The international representatives in Albania have always urged parties to see as most important the interest of Albanian citizens.”People need to believe in the justice system”, has repeated several times the US Ambassador in our country, Donald Lu.The same message was given by the EU representative, Romana Vlahutin, who said: “All parties must cooperate to find a solution” and reform the justice system.The head of the SMI, Ilir Meta said that parties must find a compromise, but such thing remains to be seen in the coming days. He has met several times with PM Edi Rama, but no party has accepted to give any comments. /albeu.com/

Sorgente: Albeu.com – EU report on Albania, justice reform is urgent

Albania: energia, accordo con tedeschi per linea con Italia

Il governo albanese intende costruire una linea di interconnessione energetica con l’Italia.
L’opera dovrebbe essere realizzata dalla multinazionale tedesca Max Streicher, con la quale il ministro albanese dell’Energia Damian Gjiknuri ha firmato oggi a Monaco un’accordo d’intesa.
Secondo un comunicato diffuso dalle autorita’ albanesi, Tirana ed il gruppo bavarese dovrebbero mettere su un consorzio che porterebbe avanti il progetto. Nella fase iniziale e’ prevista la realizzazione di uno studio di fattibilita’, mentre la Max Streicher si occuperebbe a trovare anche i finanziamenti, invitando a fare parte del consorzio anche altri investitori.
Secondo le autorita’ albanesi, la realizzazione dell’opera richiederebbe oltre 200 milioni di euro. L’idea di una connessione tramite cavi sottomarini, tra l’Italia e l’Albania e’ stata avanzata nella seconda meta’ degli anni 2000, anche dall’Enel e dalla Terna, che prevedevano la costruzione anche di una centrale energetica a carbone o a gas. Il progetto non e’ stato pero’ portato avanti dalle autorita’ albanesi ed infatti Terna si e’ poi trasferita in Montenegro
viaAlbania: energia, accordo con tedeschi per linea con Italia – Economia – ANSAMed.it.

"Vergine giurata", sullo schermo le donne albanesi che imbracciano il fucile come gli uomini in cambio dell'astinenza sessuale

Presentato al Festival di Berlino il lungometraggio “Vergine giurata” di Laura Bispuri, che attraverso la storia di Hana-Mark affronta il tema delle burneshat, donne che nella società arcaica dell’Albania settentrionale scelgono di cambiare sesso per godere di alcuni diritti riservati agli uomini. Sullo sfondo, l’antico codice consuetudinario del kanun. Il lavoro delle associazioni che aiutano le “famiglie sotto vendetta” murate in casa.
di STEFANO PASTA
via“Vergine giurata”, sullo schermo le donne albanesi che imbracciano il fucile come gli uomini in cambio dell’astinenza sessuale – Repubblica.it.

Albania: i giornalisti italiani ne parlano!

Diversamente dal passato, oggi i media italiani riservano dell’attenzione all’Albania. Questa nuova narrazione giornalistica come viene percepita dagli albanesi? Abbiamo posto delle domande ad alcuni cittadini di Tirana
“L’Italia aveva la sua ambasciata in Albania e sapeva che l’unico paese del blocco comunista che vedeva la televisione italiana era l’Albania. Con una mia continua tristezza, non ho mai visto alla televisione italiana una sola trasmissione sull’Albania, almeno per dimostrarci che noi che stiamo dall’altra parte del mare sappiamo che voi esistete… Solo l’Albania non esisteva. Che razza di paese è questo che non vede il suo vicino? La dittatura albanese traeva vantaggio da tutto questo: guardate, ecco l’Occidente a cui pensano alcuni di voi, l’Occidente non ne vuole sapere dell’Albania, pensa ad altri mille popoli, ma non all’Albania. Una grande amarezza per noi, perché durò quarant’anni” (Ismail Kadare, in Albania paese di fronte).
Le parole di Kadare riecheggiano lontane: a un quarto di secolo dalla caduta del muro, la “riscoperta” dell’Albania pare infatti essere l’ultima moda del giornalismo italiano. Sebbene i giovani albanesi siano sempre meno italofoni e sempre più avvezzi a sentir parlare di sé, le rinnovate attenzioni dei nostri media non potevano passare inosservate oltre Adriatico: per quelle generazioni cresciute nel mito televisivo italiano, una simile novità assume fatalmente il sapore della rivincita.
viaAlbania: i giornalisti italiani ne parlano!.

Lavoratori albanesi in Italia, quale previdenza?

Tra Italia e Albania non vi è alcuna convenzione bilaterale in materia di previdenza. Eppure la comunità albanese in Italia è sempre più radicata e contribuisce notevolmente al sistema-paese. Un’analisiDi previdenza dei lavoratori albanesi in Italia si è discusso a Roma l’8 ottobre scorso, in un incontro promosso dall’associazione “Besa”. Albania News ha pubblicato la relazione di Shqiponja Dosti, economista, esperta in migrazione e sviluppo. Ne presentiamo qui una sintesi:
Lavoratori albanesi in Italia, quale previdenza?.

Noi, gli italiani d’Albania

«Sa qual è stata la prima parola di mio figlio? “Babi”, vuol dire papà in albanese. Forse è un segno, ma come faccio a tornare in Italia se il bimbo è nato e cresciuto qui?». Luca Falanga è seduto in un bar di Rruga e Durresit, un vialone che parte dal cuore di Tirana, mentre tutt’intorno è un fiorire di cliniche dentarie italiane, agenzie turistiche che sponsorizzano una settimana di vacanza a Roma, Firenze e Venezia. Ha trentadue anni, è un perito informatico e commerciale di Galbiate, in provincia di Lecco, e nella capitale albanese lavora in un call center gestito da albanesi ma al servizio di aziende italiane.
Inizia così un interessante dossier pubblicato dal corriere.it.
Leggi tutto qui:
Noi, gli italiani d’Albania | Corriere.it.

Italia ed Albania: i sindacati insieme per il lavoro

Si svolge in questi giorni il  VI Congresso nazionale del BSPSH, la confederazione dei sindacati indipendenti albanesi. Pubblichiamo l’intervento di Stefano Mastrovincenzo, Segretario Generale CISL Marche, a Tirana del 6 Settembre 2014.
 
Cari colleghi, gentili signore e signori, illustri autorità,
é con grande piacere che porgo a voi tutti il saluto della CISL – la Confederazione Italiana dei Sindacati Lavoratori della Regione Marche, che attraverso l’ISCOS – il suo Istituto Sindacale di Cooperazione Internazionale, rende attiva e visibile da anni la solidarietà dei lavoratori italiani con i Sindacati, i lavoratori e le istituzioni dell’Albania.
La celebrazione del VI Congresso nazionale della BSPSH rappresenta un importante momento della vita della vostra Confederazione e la presenza di una così vasta platea di persone se da un canto è motivo di orgoglio e di soddisfazione, dall’altro è un invito ad essere sempre più impegnati nella promozione e nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella costruzione della democrazia in Albania.
La parola italiana “sindacato” – traduzione di trade union – significa “stare insieme per promuovere giustizia”. E’ una frase bella che invoca una dimensione di persone unite per un nobile scopo. Ogni realtà in cui esiste un sindacato che sa ascoltare le esigenze dei lavoratori, che li valorizza come persone e si adopera per tenerli uniti, per tutelare il lavoro, per promuovere la giustizia e la pace è una realtà umanamente e socialmente più ricca.
E’ per questo motivo che la CISL è qui oggi con voi a celebrare questo momento fondamentale della vostra vita associativa con la convinzione che la cooperazione internazionale tra Italia ed Albania in particolare, e con i paesi balcanici più in generale, rappresenti uno strumento privilegiato per costruire assieme il dialogo, la pace, lo sviluppo e la giustizia sociale in questa vasta area dell’Europa meridionale.
Soprattutto in un fase delicata come quella che stiamo attraversando.
La CISL, mentre auspica uno sforzo corale da parte di tutti gli stati ed istituzioni europee per far fronte alla grave crisi sociale ed economica che sta travagliando da anni la maggior parte dei paesi europei, e rilanciare così l’occupazione, il lavoro e lo sviluppo, esprime grande preoccupazione per la gravissima crisi politica scoppiata tra UE/USA e Russia a proposito della Ucraina, e ritiene che questa debba essere affrontata con tutti i mezzi e gli strumenti possibili della diplomazia e della mediazione.
L’Unione Europea non può in nessun modo pensare di poter intervenire nel conflitto in atto con azioni militari e con l’uso della forza. La CISL invita pertanto Bruxelles ad opporsi al linguaggio dello scontro violento e ad instaurare un dialogo serio e costruttivo per superare questo gravissimo momento di tensione ed approdare a soluzioni concrete, condivise e sostenibili, come auspicato anche dal segretario generale dell’ Onu, Ban Ki-moon, che ha messo in guardia l’Occidente contro i pericoli di una escalation militare.
Nonostante le insufficienze, gli errori, le debolezze, i limiti… che caratterizzano il suo operato, l’Europa rimane la prospettiva presente e futura da cui i singoli stati non possono più prescindere, per affrontare sullo scenario mondiale le sfide globali.
Su questa lunghezza d’onda si è posta da tempo l’Albania che ha chiesto di farne parte impegnandosi in una serie di riforme radicali che le hanno consentito notevoli progressi portandola ad un passo dal traguardo che le auguriamo possa raggiungere quanto prima.
D’altro canto l’Europa, anche attraverso l’istituzione della Macroregione Adriatico Ionica e l’adozione della relativa Strategia che debutterà all’inizio del prossimo anno, ha inteso offrire agli 8 paesi che ne fanno parte, tra cui l’Italia e l’Albania, una importante opportunità di sviluppo economico e di coesione sociale.
Si tratta di un spazio comune tra Stati membri e Stati in condizione di pre-adesione costituito allo scopo di favorire la coesione e perseguire una nuova politica economica fondata sulla cooperazione interregionale per lo sviluppo sostenibile, il rafforzamento della ricerca e dell’innovazione, delle reti materiali e immateriali e l’utilizzo intelligente delle risorse ambientali e culturali.
Strutturata su quattro pilastri tematici (piano di gestione delle risorse ittiche, governance dei porti e loro collegamento con l’entroterra, miglioramento dei collegamenti terrestri e delle reti telematiche, sviluppo del turismo sostenibile), la Strategia della Macroregione prevede temi trasversali, quali ricerca ed innovazione e costruzione delle competenze.
Per un sindacato come la CISL la declinazione di questi pilastri non può prescindere dalla cooperazione sociale tra i paesi della Macroregione e dal coinvolgimento effettivo delle popolazioni e dei lavoratori che abitano questo spazio comune.
In pratica, tutto questo deve tradursi:

  1. nella certezza che tutte le azioni che saranno realizzate negli Stati della Macroregione, abbiano tra gli obiettivi anche quello di creare occupazione sostenibile, in termini di tutela e rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori come regolate dalla Carta dei diritti fondamentali del Trattato europeo, dalle Convenzioni OIL, oltre che dagli standard e dai diritti del lavoro universalmente riconosciuti;

  2. in un impegno diretto a battere ogni rischio di dumping sociale, a realizzare progetti comuni con le organizzazioni sindacali e sociali di tutti gli Stati della Macroregione ed in particolare con quelli con lo status di preadesione, anche con il fine di costituire un Forum delle Organizzazioni Sindacali della Macroregione per favorire la cooperazione intersindacale ed il dialogo tra le parti sociali;

  3. in un impegno diretto a promuovere ed organizzare con le organizzazioni sindacali della Macroregione efficaci azioni volte ad approfondire le dinamiche del mercato del lavoro per fare si che la mobilità e le migrazioni avvengano nel pieno rispetto della protezione del lavoro e dei diritti sociali.

C’è dunque una straordinaria opportunità che l’Europa ci mette a disposizione ; ciascuno deve fare la sua parte giocando il ruolo che gli è proprio in un sistema democratico ed assumendosi quindi le proprie responsabilità. Ciò si traduce, per Sindacati come la CISL e la BSPSH, in un invito ad occuparsi con maggior vigore del tema del lavoro, dei diritti dei lavoratori, della giustizia sociale.
Siamo tutti consapevoli che la pace è frutto della giustizia e che la possibilità di uno sviluppo equo e sostenibile trova la propria linfa vitale nella democrazia, nella legalità e nella solidarietà.
Per troppo tempo si è pensato che un lavoro dignitoso cioè rispettoso dei diritti dei lavoratori, della loro salute, dell’ambiente di lavoro, tutelato da una rete previdenziale, con un giusto salario – fosse una prerogativa solo dei paesi e delle società ricche.
E’ venuto il tempo di ribaltare questa analisi: è ora cioè di battersi per favorire la creazione di posti di lavoro capaci di offrire, qui in Albania come in ogni altra parte dell’Europa e del mondo, redditi sufficienti alle famiglie per garantire loro la sicurezza alimentare, per mandare i figli a scuola, per accedere ai servizi sanitari, per assicurare una vecchiaia dignitosa, per non essere costretti ad emigrare.
E’ questo il passo indispensabile che serve all’Albania per uscire dalla morsa delle diseguaglianze sociali, della corruzione, della povertà, e proiettarla verso un futuro di sviluppo, di democrazia e di pace. La sfida è grande, ma affrontarla con successo è possibile. E la vostra Confederazione sa di poter contare sulla solidarietà e la cooperazione attiva e concreta della CISL
Nell’occasione del vostro Congresso voglio ribadire la volontà della CISL e dell’ISCOS di affiancare gli amici albanesi nel loro processo di crescita e di rafforzamento, in una ottica di solidarietà internazionale che abbraccia tutte le lavoratrici e i lavoratori del mondo.
Termino formulando l’auspicio che i rapporti di amicizia e collaborazione costruiti in questi anni possano rafforzarsi ulteriormente e produrre frutti significativi e rinnovo il saluto della CISL italiana, della CISL Marche ed il mio personale a Gezim Kalaja, al gruppo dirigente e a tutti gli iscritti alla BSPSH. Non posso, in questo saluto, non ricordare la figura dell’amico Carlo Colli che tanto ha fatto e dato per amore dell’Albania e di tutti i suoi lavoratori. Grazie e buon lavoro.